Chico Forti rientra oggi in Italia: l’arrivo a Pratica di Mare, poi sarà trasferito in carcere

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike nel 2000, è atteso oggi in Italia. Dopo 24 anni di detenzione in un carcere statunitense, Forti è stato rilasciato nei giorni scorsi e trasferito nel centro immigrazione. Rigoroso no comment da parte dei familiari e amici, che sperano che questa vicenda possa velocemente concludersi.

L’aereo con a bordo il 65enne trentino atterrerà in tarda mattinata nell’aeroporto militare di Pratica di Mare. Una volta atterrato in Italia, Forti potrebbe non essere portato subito al carcere di Montorio a Verona, istituto nel quale era stata inizialmente decisa la detenzione dell’uomo, che fino a ieri si trovava negli Usa. Al carcere di Verona è atteso Papa Francesco, per la sua visita già annunciata. Il carcere di Trento non sarebbe finora stata ritenuta una struttura idonea per la collocazione di Forti, in quanto non è una casa circondariale.

“I familiari di Forti mantengono, per ora, il massimo riserbo. Il loro auspicio comunque, come riportato dall’agenzia Ansa, è che “questa vicenda che ormai dura da 25 anni si possa velocemente concludere”. Fanno anche presente che “l’intervento del governo Meloni nelle scorse settimane ha dato un’accelerata all’iter”.

“Il trasferimento in Italia di Forti è il completamento di tutte le procedure giudiziarie, intraprese davanti alle autorità degli Usa. Con Forti ci siamo sentiti l’ultima volta lunedì, era un po’ ansioso, ci sentivamo tutti i lunedì. Ringraziamo tutte le autorità italiane e americane che hanno seguito il suo caso”, afferma l’avvocato Delle Vedove.   

Già nella prima metà del 2021 l’allora ministra Cartabia aveva avviato un dialogo con la controparte americana culminato con una missione a Washington il 15 novembre 2021. Il caso era stato poi sollevato dal Presidente del Consiglio Meloni, a poche settimane dal suo insediamento, con il Presidente Biden a margine dei lavori del G20 a Bali il 15 novembre 2022. Il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani lo aveva sollevato nel suo primo incontro con il Segretario di Stato Anthony Blinken e aveva creato un gruppo di lavoro nella Direzione Italiani all’estero. Sin dall’inizio della vicenda, il Consolato Generale a Miami, in stretto raccordo con la nostra Ambasciata e con la Farnesina, ha seguito il caso con la massima attenzione, fornendo la necessaria assistenza sia attraverso l’effettuazione di regolari visite consolari e sensibilizzando le autorità statunitensi per l’accoglimento dell’istanza del connazionale. L’ultima visita consolare è stata svolta il 29 settembre 2023 dal Console Generale a Miami, accompagnato da Andrea Di Giuseppe. In tale occasione era stato possibile accertare il buono stato psico-fisico di Forti. 

«Nessun movente, nessuna prova, un processo pieno di buchi». Chico Forti si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario. Dopo i successi nello sport, aveva cercato fortuna trasferendosi a Miami. Lì divenne imprenditore e produttore televisivo. Tutto poi ebbe inizio nel febbraio del 1998. Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Chico Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, venne trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami. Chico Forti fu accusato di essere l’autore dell’omicidio. Nel 2000 la condanna all’ergastolo. Durante il processo non venne mai chiamato a testimoniare. Secondo l’opinione pubblica che si è creata attorno al caso, non ci sarebbero prove e non ci sarebbe un movente.

Il più attivo nella ricerca della verità nel tentativo di dimostrare l’innocenza di Chico Forti è lo zio Gianni. Il legale difensore newyorkese Joe Tacopina ha definito il caso «il più grande errore giudiziario mai visto, non ci sono prove, non c’è movente». Nel sistema giudiziario statunitense la richiesta di un nuovo processo può avvenire solo presentando prove sconosciute e non conoscibili all’epoca del dibattimento, e in grado di modificare l’esito dello stesso. 

Secondo le persone vicine a Chico Forti sarebbe stato incastrato. Il motivo? Il risentimento per un documentario girato da lui stesso, che a Miami svolgeva lavoro di produttore televisivo, sul caso del killer di Gianni Versace. Nel documentario Chico Forti smentiva la ricostruzione della polizia sul ritrovamento del cadavere di Andrew Cunanan, l’omicida dello stilista italiano. Cunanan fu trovato morto alcuni giorni dopo su una casa galleggiante nella baia. Secondo quanto mandato in onda nel documentario veniva ipotizzato che Cunanan fosse stato ucciso e comunque che non fosse morto lì dove era stato rinvenuto il cadavere.

Lo scorso 1°marzo, con un messaggio sui social media, a margine dell’incontro con Joe Biden alla Casa Bianca, la premier italiana Giorgia Meloni ha annunciato il rilascio di Chico Forti da parte delle autorità statunitensi. «È stata un’emozione per me poter annunciare alla famiglia di Chico Forti la bella notizia del suo prossimo ritorno in Italia. Una grande vittoria dedicata a chi, come i suoi cari, ha lottato per anni con coraggio affinché si riuscisse a ottenere il suo trasferimento».

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