Cnpr forum: “Subito misure concrete per ridurre divario sociale in Italia”

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Il divario tra i ceti sociali in Italia è in crescita, influenzato dalla globalizzazione e dall’espansione del settore finanziario europeo, che ha portato a una concentrazione della ricchezza in alcuni settori a scapito di altri. Le crisi economiche dal 2008 alla pandemia hanno aggravato la situazione. Il governo Meloni ha adottato misure per ridurre le disuguaglianze, come il taglio strutturale del cuneo fiscale e la riforma dell’IRPEF, con l’obiettivo di abbassare l’aliquota dello scaglione medio dal 35% al 33%.Lo ha dichiarato Letizia Giorgianni, deputata di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio a Montecitorio, nel corso del Cnpr forum “La forbice sociale si allarga: come fermare la deriva del ceto medio in Italia?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.

Secondo Francesco Verducci, senatore del Partito Democratico in Commissione Cultura a Palazzo Madama: “Le disuguaglianze sociali derivano da una trasformazione del capitalismo senza regole, che ha favorito la speculazione finanziaria a discapito dell’economia produttiva. Negli ultimi decenni, la crescente concentrazione della ricchezza ha accentuato le disparità, impoverendo il lavoro e riducendone la rappresentanza politica. L’assenza di regolamentazioni ha permesso ai colossi digitali di acquisire un potere economico, mediatico e politico senza precedenti, dando vita a un’oligarchia tecnodigitale che minaccia la stabilità delle democrazie liberali”.

La strategicità dell’alleggerimento della pressione fiscale è stata sottolineata da Vito De Palma, esponente di Forza Italia e segretario della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale: “Negli ultimi anni, fattori come la globalizzazione, la trasformazione del mercato del lavoro e la delocalizzazione hanno ridotto le opportunità economiche, mentre la stagnazione salariale ha eroso il potere d’acquisto del ceto medio. Forza Italia sostiene la riforma fiscale per ridurre la tassazione sul lavoro, proponendo l’abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% per il ceto medio. Inoltre, sottolinea l’importanza di investire in formazione e istruzione, combinando incentivi alle imprese con una qualificazione adeguata per i giovani, così da favorire l’occupazione e la crescita economica”.

Dura la critica di Leonardo Donno, parlamentare del M5s in Commissione Bilancio: “Nel 2024 si è registrato un calo record della produzione industriale, con 23 mesi consecutivi di contrazione, un aumento della cassa integrazione e una progressiva erosione del ceto medio. I salari troppo bassi e il caro vita rendono sempre più difficile per i lavoratori arrivare a fine mese. Nell’ultima legge di bilancio sono state avanzate proposte per affrontare questa emergenza, come il salario minimo e una redistribuzione fiscale a favore delle famiglie, ma sono state respinte dal governo. Inoltre, non sono state adottate misure per ridurre il costo della spesa, mentre il governo continua a favorire grandi patrimoni, lobby e banche, senza risposte concrete per cittadini e imprese in difficoltà”.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari: “Il ceto medio italiano e le imprese stanno affrontando una grave crisi, aggravata dalla perdita del potere d’acquisto, dall’inflazione e dall’aumento dei costi energetici. Per risollevare l’economia, servono misure urgenti che rafforzino il potere d’acquisto e migliorino la formazione dei giovani, adeguandola a un mercato del lavoro sempre più specializzato”.Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “La progressività dell’Irpef, un tempo strumento chiave per ridurre le disuguaglianze, è stata progressivamente smantellata, passando da 32 a sole 3 aliquote.

Questo ha limitato la redistribuzione del reddito, favorendo alcune categorie di redditi immobiliari e autonomi. Per riequilibrare le distanze sociali, è necessaria una strategia di lungo termine, considerando che l’Italia resta una potenza industriale ed economica di rilievo. I cittadini devono conoscere i programmi futuri per affrontare questa sfida”.

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