Consumi di antibiotici in aumento: un allarme per la salute pubblica

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L’uso di antibiotici continua a crescere, con picchi del 40% nei mesi invernali, un dato che suggerisce un uso improprio contro virus influenzali e para-influenzali, contro i quali questi farmaci sono inefficaci. In particolare, quasi la metà della popolazione geriatrica assume antibiotici almeno una volta all’anno, con un consumo superiore al 60% nelle regioni meridionali. Anche in età pediatrica si registra un’impennata delle prescrizioni. La tendenza è preoccupante anche in ambito ospedaliero, dove si concentrano i batteri resistenti alle terapie antimicrobiche. Inoltre, l’Italia detiene il record europeo per il consumo di antiacidi gastrici, che possono alterare la flora intestinale e favorire la selezione di germi resistenti. Secondo il Rapporto AIFA 2025 sugli Antibiotici del 4 marzo 2025, il “Drug Resistance Index” (DRI) è in crescita nella maggior parte delle regioni italiane per batteri come Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium. Questo scenario minaccia di aumentare il numero di decessi, che già oggi si attestano a circa 12mila all’anno secondo l’ECDC. Nel 2023, il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico è stato di 22,4 dosi giornaliere per 1.000 abitanti, con un aumento del 5,4% rispetto al 2022. Questo dato segna un’inversione di tendenza rispetto al calo registrato tra il 2013 e il 2021. In ospedale, il consumo ha raggiunto 84 dosi ogni 100 giornate di degenza, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente. A livello territoriale, le regioni del Sud mostrano consumi superiori alla media nazionale, indice di un possibile problema di inappropriatezza prescrittiva. L’uso eccessivo di antibiotici ad ampio spettro rispetto a quelli ristretto contribuisce alla resistenza antimicrobica. Attualmente, solo il 54,4% delle prescrizioni riguarda antibiotici del gruppo “Access”, contro il 65% raccomandato dall’UE. Inoltre, la stagionalità dei consumi suggerisce un utilizzo inappropriato contro sindromi influenzali e parainfluenzali. Dopo una flessione durante i primi anni della pandemia, la resistenza agli antibiotici ha ripreso a crescere. L’Escherichia coli ha visto un aumento della resistenza alle cefalosporine di terza generazione dal 23,8% nel 2021 al 26,7% nel 2023. La Klebsiella pneumoniae presenta una resistenza stabile al 50% per i fluorochinoloni e un incremento per le cefalosporine di terza generazione. Anche lo Streptococcus pneumoniae mostra una resistenza in crescita ai macrolidi. Nel confronto europeo il consumo complessivo di antibiotici a livello territoriale colloca l’Italia al settimo posto tra i Paesi con i maggiori consumi, con livelli superiori alla media europea di oltre il 15%. Stesso discorso per i consumi in ambito ospedaliero, dove l’Italia occupa la sesta posizione in ambito Ue. Le differenze non sono solo relative all’ammontare di antibiotici consumati, ma anche all’appropriatezza prescrittiva: il nostro Paese presenta, infatti, un rapporto del consumo di molecole ad ampio spettro rispetto a quello di molecole a spettro più ristretto molto più elevato rispetto alla media europea (13,6% contro il 5,5%) e in ambito ospedaliero una percentuale più alta del consumo di antibiotici ad ampio spettro o di ultima linea sul totale del consumo in questo setting assistenziale (52,5% contro il 40,15%). Il presidente di AIFA, Robert Nisticò, ha evidenziato che l’antibiotico-resistenza costa al Sistema Sanitario Nazionale circa 2,4 miliardi di euro l’anno, con 2,7 milioni di giornate di degenza aggiuntive. Secondo Pierluigi Russo, Direttore tecnico-scientifico di AIFA, un ruolo critico è giocato anche dall’uso eccessivo degli inibitori della pompa protonica, che possono favorire la selezione di germi resistenti. Il Ministero della Salute ha potenziato il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025 con un approccio “One Health”, investendo 40 milioni di euro l’anno per la prevenzione e un fondo da 100 milioni per incentivare lo sviluppo di nuovi antibiotici. L’obiettivo è preservare l’efficacia di questi farmaci essenziali e proteggere la salute pubblica da una crisi sanitaria sempre più pressante. La promozione di un utilizzo più appropriato degli antibiotici rappresenta oggi una priorità nella lotta al problema della resistenza agli antibiotici. La rilevazione di dati sul consumo è una delle attività raccomandate dall’OMS per consentire ai professionisti sanitari di monitorare i propri comportamenti prescrittivi e per le organizzazioni sanitarie di valutare l’impatto di programmi di formazione e informazione rivolti a migliorare l’appropriatezza prescrittiva. Gli indicatori di appropriatezza sono strumenti essenziali per monitorare e valutare l’uso degli antibiotici, garantendo che la prescrizione e l’utilizzo di questi farmaci siano conformi alle linee guida cliniche e alle migliori pratiche. Un uso appropriato degli antibiotici è cruciale per combattere l’antibiotico-resistenza e assicurare l’efficacia dei trattamenti.

Paolo Iafrate

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