Conte prova a parlare di pace, peccato che è in guerra con l’inglese…

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Giuseppe Conte, tra incursioni in ambito europeo è leader in giravolte e tuffi carpiati, non regolamentati e non regolari, con cui vorrebbe dare seguito in ambito istituzionale. In particolar modo se, per spiegare la notizia del giorno a un’ampia platea in ascolto, bisogna ricorrere all’inglese. Lo stile e la correttezza, grammaticale e non , è quella di Giggino Di Maio. Sia chiaro che Giuseppi non riesce a fare di meglio…

Stavola Conte, ex presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 Stelle, dispensa perle di saggezza geopolitica senza però assolvere al compito della intrinseca chiarezza di rimando, visto che si presta a premonizioni che mancano di contenuti e nitidezza di esposizione. Parlando della guerra in Ucraina, il leader grillino sentenzia: “La miglior soluzione per garantire sicurezza è il dialogo, la mediazione, un accordo di pace, non il riarmo dell’Europa, è molto chiaro».

Chiaro solo a lui, più che altro. Una giornalista ingenuamente azzarda: «Ma adesso, come si negozia con Putin?». Conte, a favore di telecamera annaspa e la cronista in attesa di replica non riesce a cogliere nel suo nesso logico e senso concettuale. Una risposta che la cronista non riesce a capire.

Un po’ come quando, da premier, Conte parlava per ore in conferenza stampa senza dire nulla di concreto, ma con un tono così rassicurante da far credere di aver capito qualcosa. Una sola cosa è certa: se la pace dipendesse dai monologhi di Conte, la guerra finirebbe prima per noia che per un accordo.

Così, non stupisce se l’account di Fratelli d’Italia nell’allineare l’intervento di Giuseppi a quello della premier al Cpac, la convention dei conservatori americani, metta in evidenza le differenze che saltano agli occhi, e alle orecchi anche di chi purista filologo e linguista non è. E allora, nel primo caso c’è l’ex presidente del Consiglio che, parlando della guerra in Ucraina, dice: «La miglior soluzione per garantire sicurezza è il dialogo, la mediazione, un accordo di pace, non il riarmo dell’Europa, è molto chiaro». Dicendosi contrario, insomma, all’aumento delle spese militari per continuare a sostenere Kiev.

Salvo poi, cadere dal pero quando una giornalista gli chiede «come si negozia con Putin?», a cui il presidente del Movimento dà una risposta che la cronista non riesce a capire. Di tutt’altro tipo il discorso tenuto da Meloni, applaudita dalla platea americana, a cui ha ribadito: «Dobbiamo essere tutti uniti e credetemi questo fa tutta la differenza. Grazie, che Dio vi benedica, che Dio benedica tutte le nazioni libere del mondo», ha detto la premier alla fine del suo intervento raccogliendo entusiasmo e applausi del pubblico in sala. E ii commento finale dell’account social  di FdI non può che essere: «Che fortuna avere Giorgia presidente».

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