Covid, aumentano morti e contagi: esperti divisi

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In Italia i casi di Covid sarebbero aumentati e fatto crescere il numero di morti. Ma la comunità scientifica italiana si divide sui dati indicati nel bollettino della settimana 22-28 agosto in cui sono stati ‘’registrati’ 135 decessi, mentre i casi di Covid sono 15.221 dal 22 al 28 agosto, +11% circa rispetto ai 13.690 della settimana precedente. Non si comprende se si tratti di una situazione da monitorare oppure rifletta una condizione di normalità. Per Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali e professore ordinario all’università Tor Vergata di Roma, come riporta l’Adn, “i numeri in crescita del Covid, compresi i decessi che nell’ultima settimana sono arrivati a 135, sono motivo di apprensione perché siamo in un periodo dell’anno in cui la circolazione del virus non è mai stata particolarmente rilevante”. “In vista dell’autunno occorre un cambio di rotta, la circolazione del virus sarà più importante e la situazione epidemiologica preoccupa perché la campagna vaccinale per il Covid non è ancora decollata” e chiede una campagna di sensibilizzazione da parte del ministero della Salute. Per l’epidemilogo Massimo Ciccozzi è, invece, “tutto normale, è questo l’andamento a cui dobbiamo abituarci. Alla base dei numeri in crescita i maggior spostamenti di italiani e turisti in transito nel nostro Paese. Unico presidio contro il contagio è la mascherina che, purtroppo, nessuno indossa più”. “Fortunatamente i sintomi sono meno importanti ma non per anziani e fragili che sono più vulnerabili e fortemente debilitati dal caldo e che vanno protetti”. L’epidemiologo non ha dubbi: “Ad ottobre occorrerà fare il richiamo vaccinale per il Covid e l’influenza, soprattutto per over 70 e fragili”.

Preoccupato Fabrizio Pregliasco. “Il Covid purtroppo è ancora fra noi, con un andamento ondulante in funzione anche dell’insorgenza e della presenza delle varianti. Questo rialzo” che si osserva nei numeri del virus in Italia “potrebbe essere l’effetto dell’ultima variante Xec”, new entry che è in ascesa a livello globale. Per il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’università Statale di Milano i dati, almeno per quanto riguarda il numero di casi, “sicuramente sono sottostimati”. “E’ vero che questa è una patologia nella maggior parte dei casi è banale, che per un giovane può essere approcciata con antinfiammatori. Ma lo vediamo dai numeri in salita dei decessi, è un problema per le persone fragili”. E per l’autunno sottolinea l’importanza del richiamo vaccinale.

Diverso il punto di vista del professor Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova. “Io faccio l’infettivologo ed è oltre un anno che nel mio reparto non muore un paziente Covid. Oltre l’85-90% di coloro che oggi vengono ricoverati in ospedale con Covid – analizza – sono pazienti che non hanno la polmonite, ma che hanno altre problematiche e siccome vengono tamponati finiscono per entrare in ospedale” come positivi a Covid, ma “per insufficienza cardiaca, per problemi renali, per problemi neurologici, per altri tipi di problematiche. Cosa succede quando noi portiamo in ospedale un signore o una signora di 90-95 anni positivi a Covid? Succede che, se anche non avessero nessun problema”, quando si è così fragili a un’età così avanzata, “si rischia di morire per altre cause, o per l’ospedalizzazione”. Per cui, continua Bassetti guardando ai dati dell’ultimo bollettino, “la verità è che fare tanti tamponi aumenta la mortalità, perché finisce per portare in luoghi non appropriati persone che potrebbero tranquillamente stare nelle loro strutture assistenziali, nelle loro Rsa, nelle loro case. E’ il problema che continuo a sottolineare: noi vediamo un numero che non è il numero di morti Covid, ma il numero di persone che muoiono col tampone positivo a Covid, magari precedente, e vengono ancora classificati come decessi Covid, che oggi non esistono”. “Il conto di queste morti purtroppo andrebbe chiesto a chi ancora continua imperterrito, senza ascoltare gli esperti, a fare dei tamponi a persone a cui il tampone non serve a niente, se non a metterle in condizione di essere trattate in maniera peggiore rispetto agli altri. Perché, quando in ospedale arriva un 90enne col tampone positivo, viene messo in un reparto particolare, non può più rientrare nella sua struttura, aumenta il tempo in cui sta in strutture che non gli fanno bene. Quindi questa è la ragione di quel numero di morti. E più faremo tamponi inutili a persone che hanno magari il raffreddore, più continueremo con questa situazione. La verità è che non si vuole ascoltare ciò che dicono gli esperti, questi numeri non mi sorprendono”.

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