La notizia della possibile scomparsa del cromosoma Y dal patrimonio genetico umano dissemina, già da qualche tempo, una sorta di terrore e solo di recente si è tornato a discuterne: trattandosi del cromosoma distintivo del genere maschile, è possibile che, prima o poi, gli uomini vadano incontro all’estinzione definitiva? Il discorso è decisamente più complicato di così e, per capirlo, è prima necessario rispolverare vecchi quaderni di scienze: ogni cellula è dotata di un lungo (circa due metri) filamento di DNA, centro dell’informazione genetica di un individuo. Nel momento della divisione cellulare, quando il DNA si è già duplicato e per una questione puramente pratica, questo si “arrotola” intorno a proteine specifiche per formare i cromosomi. Il numero di cromosomi presenti in un animale o pianta varia a seconda della specie; gli esseri umani ne possiedono 46 (23 ereditati dalla madre e 23 dal padre), di cui soltanto gli ultimi due in grado di definire il sesso di una persona.
Il primo cromosoma X è comune a tutti; il secondo, come è noto, distingue (per lo meno da un punto di vista puramente biologico) uomini e donne. Sono milioni di anni che il cromosoma Y è vittima di un’involuzione drastica: ad oggi, mantiene soltanto 45 geni (sequenze di DNA) dei 1700 originari. Non c’è un unico motivo per cui quel specifico cromosoma abbia finito per degradarsi così ma, sicuramente, la causa principale è (forse ironicamente) l’incapacità di X ed Y di “comunicare”, rimescolarsi tra loro come invece fanno tutte le altre 22 coppie di cromosomi. Infatti, per avere maggiore varietà genetica ed eventualmente eliminare mutazioni deleterie, i cromosomi tendono a ricombinarsi tra loro e a scambiarsi geni, processo reso possibile da una compatibilità nella coppia per forma, funzioni e dimensioni. Compatibilità che X ed Y non hanno mai avuto: Y può ricombinarsi solo con sé stesso e ha finito, nel corso di milioni di anni, per accumulare mutazioni deleterie, oltre che sequenze ripetute di geni inutili da codificare.
Il punto è che niente è dato per certo; la natura sa stupire in modi a noi incomprensibili. I possibili scenari sono tre: il primo, il cromosoma Y tenderà ad accorciarsi sempre di più fino a sparire, insieme agli uomini, ma soltanto tra 4-10 milioni di anni; il secondo (sempre ammesso che l’umanità continui ad esistere), così come è già successo per altri animali (come il ratto del genere Tokudaia), il nostro organismo svilupperà altri meccanismi per la definizione del sesso maschile, magari rendendo più “flessibili” le cellule embrionali in grado di cambiare genere a seconda dei casi; il terzo, Y sopravviverà così come è già sopravvissuto per milioni di anni, scenario magari improbabile ma ancora possibile.
Nessun bisogno di preoccuparsi né tantomeno di infiammare la sezione commenti dei post che riportano la notizia, confermando l’eterna incompatibilità tra X ed Y: anche ammesso che si possa guardare così lontano nell’albero genealogico, niente di tutto questo sarà problema dell’ultimo dei nostri futuri parenti.