«La verità a volte infastidisce, ma è innegabile». Guido Crosetto è diretto e senza peli sulla lingua quando inchioda alle loro responsabilità i 5Stelle che lo incalzano sugli aiuti militari all’Ucraina, al question time alla Camera, dandogli in sostanza del guerrafondaio.
«Il governo e il ministro della Difesa si sono mossi senza discostarsi di un millimetro dal solco istituzionale e di regole tracciate dal governo precedente, retto in parte da forze che oggi sono all’opposizione». Il riferimento è naturalmente all’esecutivo Draghi, sostenuto anche dal M5S e il ministro della Difesa cita il decreto legislativo del 2022, con cui fu autorizzata per la prima volta la cessione di materiale bellico all’Ucraina prorogato, «identico», da quelli sempre del 2022 e poi 2023 del governo Meloni.
I grillini, sfoggiano la parola «Pace» sulle magliette bianche mostrate al termine dell’interrogazione al titolare della Difesa. Due deputati M5s si avvicinano ai banchi del governo e a Crosetto, portando cartelli con le scritte: «Basta armi» e «Pace».
Al senatore 5S Pellegrini, che vorrebbe entrare nei dettagli sui tipi di forniture militari inviate al Paese invaso dai russi, Crosetto ricorda: «Nel rispetto delle regole dovevo informare il Parlamento attraverso il Copasir e lo faccio puntualmente. Alle sue domande ho risposto al Copasir, lei lo sa, ma come me è vincolato dal segreto e non può parlare». Crosetto spiega di non poter rispondere all’interrogazione «non per mancanza di volontà», ma per non commettere un reato punibile dai 2 ai 15 anni. Crosetto, però, aggiunge che queste regole, «che avete fissato e alle quali mi sono attenuto», lui non le condivide e potrebbe anche cambiarle. «Sto pensando – dice il ministro – di fare come alcune nazioni che non hanno secretato il tutto, ma parte». Il governo, dunque, in futuro potrebbe desecretare alcune delle informazioni sulla fornitura di armamenti all’Ucraina.