Da sabato 18 gennaio: il regista Carlo Cerciello porta in scena “Scannasurice” di Enzo Moscato al Teatro Nuovo di Napoli, nell’ambito della rassegna We love Enzo

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Da sabato 18 gennaio 2025, Teatro Nuovo di Napoli, Imma Villa in Scannasurice di Enzo Moscato

La poesia teatrale di Moscato, i deliri e i furori del suo protagonista, rinchiuso nel suo scannatoio a dialogare con gli ultimi esseri ‘viventi’

Ampiamente applaudito da pubblico e critica nei teatri delle più importanti città italiane ed europee, vincitore di ben sei premi, torna in scena al Teatro Nuovo di Napoli, sabato 18 gennaio 2025 alle ore 19.00 (in replica domenica 19) nell’ambito della rassegna We love Enzo, lo spettacolo Scannasurice di Enzo Moscato, con Imma Villa, per la regia di Carlo Cerciello.

Presentato da Teatro Elicantropo Anonima Romanzi, Scannasurice è una sorta di discesa agli “inferi”, post terremoto, di un personaggio dall’identità androgina nell’ipogeo napoletano, dove abita, all’interno di una stamberga, tra gli elementi più arcani della napoletanità, in compagnia dei topi, metafora dei napoletani stessi e dei fantasmi delle leggende metropolitane partenopee, dalla Bella ‘mbriana al Munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata.

A più di quarant’anni dal debutto nel 1982, il regista Carlo Cerciello (ri)porta in scena la potente lungimiranza e la feroce attualità dello straordinario testo del drammaturgo partenopeo, in cui protagonista assoluta, “reclusa” nella scena creata da Roberto Crea, è Imma Villa, avvolta dal suono di Hubert Westkemper, il disegno luci di Cesare Accetta e le musiche originali di Paolo Coletta, con i costumi di Daniela Ciancio.

“Ho scelto – così Cerciello in una nota – un testo in lingua napoletana di un autore antioleografico per eccellenza come Moscato, mettendo in scena il suo Scannasurice, scritto dopo il terremoto del 1980, nell’intento di allontanarmi dalla malsana oleografia di ritorno, che, nuovamente, appesta Napoli di retorica e luoghi comuni, in una città che ha smarrito la memoria stessa della sua vita culturale, seppellita dalla banalità e dal conformismo”.

Il personaggio fa la vita, “batte”. È, originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Oltre l’identità sessuale, sono quasi magiche.

Da qui nasce la scelta di farlo interpretare a un’attrice, naturalmente, oltre l’identità sessuale, rendendone evidenti l’ambiguità e l’eccesso. Una volta smontata la sua appariscente identità, indosserà la solitudine e la fatiscenza stessa del tugurio in cui vive. Sarà cieca Cassandra, angelo scacciato dal Paradiso, sarà maga, sarà icona grottesca e disperata, ma sempre poetica. Nel finale, infine, si ucciderà.

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