Un antico adagio pugliese recita: “sott o uast ven u aggiust”. Arriva dalla Puglia il nuovo astro nascente della politica italiana nazionale. Figlio d’arte, parente di illustre statista, uomo dalle grandi aspirazioni e, oggi, di caratura internazionale. Si, lui lu’ salentino DOC che, a giorni, siederà in Europa alla destra della presidente Ursula von der Leyen. Un politico purosangue e di mestiere. Saluto alla ribalta dopo la tragica scomparsa di Totò, il padre, che morì in un incidente stradale mentre era presidente della Regione Puglia in carica. Arriva dalla città che dette i natali a uno dei più grandi statisti del nostro Paese, Aldo Moro. Democristiano nel sangue, deve i fasti della sua carriera alla precedenti sfortune. Prima il lutto che lo lancia nell’agone politico al fianco di Rocco Buttiglione. Un’esperienza in consiglio e giunta regionale con l’incarico di vice presidente e, poi l’elezione, giovanissimo, alla carica di governatore delle sue Puglie. Una esperienza da parlamentare, un’altra da eurodeputato. Nel mezzo perde le elezioni regionali con Nichi Vendola e Berlusconi lo chiama a fare il ministro. Nel 2020, poi, altra batosta elettorale con Emiliano che lo proietta verso il secondo ministero su chiamata di Giorgia Meloni. La stessa Giorgia Meloni che volta le spalle alla Ursula europea che, poi, indica “lu Raffaele”, come uno dei suoi dieci vice presidenti. Non c’è che dire, se non che se c’è un fatto negativo questo proietta Fitto verso importanti traguardi. Oggi Raffaele Fitto, il democristianissimo Fitto risulta essere la personalità italiana di maggior spicco nel mondo. Un ruolo che lo potrebbe proiettare verso, forse anche giustificate, ambizioni “Chigiane”. Quelle stesse ambizioni che in terra di Puglia erano state coltivate dal Nichi nazionale che, poi, per varie vicissitudini ha dovuto abbandonare. Una poltrona che dalla terra di Puglia fu occupata da gente del calibro del troiano Salandra e dal magliese Aldo Moro, oltre che dal pugliese di adozione Massimo D’Alema. Non c’è che dire se non augurare al Paese future gestioni governative di alto spessore che rilancino l’immagine del “Bel Paese”, nel mondo. Una cosa è certa che sotto il guasto arriva sempre l’aggiusto.