Ddl Sicurezza: l’Europa ci guarda

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Da quando è stato approvato, alla Camera, il 18 settembre, il Ddl Sicurezza non ha fatto altro se non alimentare domande e preoccupazioni: quello che è stato legale (e, in alcuni casi, un diritto) fino ad oggi, improvvisamente non lo è più e può costare molto caro. Tra sit-in che prevedono fino a due anni di reclusione; “bodycam” accese a discrezione delle forze dell’ordine e “resistenze passive” in carcere e nei centri d’accoglienza considerate reato, c’è almeno una restrizione su cui l’Ue può agire.

Nel Ddl, infatti, la cannabis light viene praticamente definita “droga”. La differenza tra le due dipende (come ormai molti sanno, trattandosi questo di un dibattito non solo già ampliamente discusso, ma concluso con la promulgazione della legge 242/ 2016 sulla coltivazione della “cannabis sativa”) dalle diverse concentrazioni di THC o “tetraidrocannabinolo”, componente psicoattivo della pianta. La cannabis light presenta una concentrazione dello 0,2% di THC, estremamente bassa e per questo considerata sicura. Contiene, invece, CBD o “cannabidiolo”, sostanza dalle proprietà calmanti, spesso utilizzata da chi l’acquista come blando trattamento contro l’insonnia o l’ansia lieve, per esempio. Niente a che vedere con la cannabis terapeutica: questa va prescritta e acquistata in luoghi specifici, mentre la cannabis light è appannaggio di qualsiasi maggiorenne munito di documento.

Nel Ddl se ne vieta l’importazione; la cessione; la lavorazione; la distribuzione; il commercio; il trasporto; l’invio e la consegna, restrizioni che riguardano anche oli ed altri prodotti contenenti soltanto “estratto” di cannabis. L’OMS, per quanto non ne consiglia l’utilizzo a scopo medico, dichiara che non va assolutamente inserita nella lista di prodotti narcotici, in quanto non crea dipendenza né, tantomeno, provoca del male fisico ma, almeno in Italia, da lavoro a 20mila operatori. Per questo, la commissaria europea per la salute e la politica dei consumatori, Kriakides, ha raccolto le segnalazioni dei produttori per aprire un indagine sui divieti imposti in Italia.

Certo: i problemi riguardo la coltivazione della cannabis non possono essere messi allo stesso livello dei divieti contro la manifestazione di una sana e sacrosanta disobbedienza civile, ma che l’Europa abbia un occhio su questa legge è positivo, nella speranza che li apra entrambi il prima possibile.

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