Nonostante le lamentele del governo francese Giorgia Meloni sarà il primo rappresentante europeo a negoziare con Trump e l’Europa spera che i buoni rapporti tra lei e l’inquilino della Casa Bianca possano essere fruttuosi.
Il blocco dei 27 Paesi rimane aperto all’abbandono di ogni forma di dazio “se gli Stati Uniti dovessero accettare un negoziato equo ed equilibrato”. L’ex consigliere economico di Reagan, Art Laffer, sostiene che sia gli Stati Uniti che il resto del mondo trarranno beneficio dalle politiche tariffarie volute da Trump. Laffer ha inoltre spiegato come troppe nazioni abbiano dazi e altre barriere verso i prodotti “Made in USA”. “Quindi mettere questi Paesi in una posizione per cui perderanno il loro accesso al mercato statunitense se non rimediano a questo tipo di disuguaglianze è la giusta ricetta. Il mondo prospererà. Avremo una grande economia mondiale e gli Stati Uniti saranno in perfetta forma per la crescita economica. Tutti perdono nelle guerre commerciali, ma non tutti perdiamo allo stesso modo. Gli americani perderanno molto meno degli altri, quindi questi ultimi hanno un incentivo a sedersi al tavolo e ad abbassare davvero le loro tariffe sui nostri prodotti”, ha concluso Laffer.
Durante l’amministrazione Biden, il debito americano ha raggiunto quota 37 trilioni di dollari, mentre il deficit è salito a 2 trilioni (quasi tre volte il deficit commerciale). La Bideneconomics ha portato ad un’inflazione del 20% e il cosiddetto Inflation Reduction Act è costato trilioni di dollari.
Nonostante i media continuino ad enfatizzare gli effetti negativi, ma temporanei, dei dazi, i fondamentali macroeconomici appena menzionati rappresentano delle ipoteche sul futuro ben più gravi. Trump sembra determinato a risolverle e le prime reazioni internazionali sembrano dargli ragione.
La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina si intensifica, mentre con gli altri Paesi partono le negoziazioni. Il Presidente americano ha infatti aumentato con effetto immediato i dazi sui beni cinesi, portati al 125%. Il tycoon ha motivato tale misura con la “mancanza di rispetto” mostrata da Pechino nei confronti dell’America. La colpa della Repubblica Popolare sarebbe quella di aver risposto a Washington applicando dei controdazi.
“Ad un certo punto, si spera nel prossimo futuro, la Cina si renderà conto che i giorni in cui derubavano gli Stati Uniti ed altri Paesi non sono più accettabili”, ha scritto Trump sul suo profilo Truth.
A differenza di Pechino, ha fatto sapere Trump, 75 Stati hanno chiamato i rappresentanti degli Stati Uniti per “negoziare una soluzione”. Di questi fa parte anche l’Italia, con Giorgia Meloni che sarà alla Casa Bianca il 17 aprile. Inevitabile che a tenere banco sarà appunto il tema dei dazi, con la premier che proverà a strappare condizioni migliori per l’export italiano ed europeo.
L’inasprimento dei dazi sulle merci cinesi è arrivato poche ore dopo che Pechino aveva aumentato dal 34% all’84% i controdazi sui prodotti USA. Una risposta, quella della RPC, giunta dopo che Washington, a sua volta, aveva implementato i dazi al 104%.
Il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha commentato: “Il mondo è pronto a lavorare con il Presidente Trump per sistemare il commercio globale, e la Cina ha scelto la direzione opposta”.
Il gigante asiatico è la seconda fonte di importazioni americane: l’export cinese negli USA tocca quota 439 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti, invece, hanno esportato in Cina merci “solo” per un valore di 144 miliardi di dollari.
Evidente, dunque, che una guerra commerciale sia molto più svantaggiosa per Pechino. L’export nel mondo, del resto, rappresenta per la RPC il 20% della sua economia. Solo parlando del commercio verso gli USA, sono decine di milioni le persone che potrebbero vedere in pericolo il proprio posto di lavoro.
La quasi totalità degli Stati è infatti disposta a negoziare. La stessa Cina probabilmente prima o poi sarà costretta a farlo.
L’aumento dei prezzi dovrebbe essere contenuto e mitigato dagli accordi bilaterali all’orizzonte. Le borse mondiali riprenderanno quello che hanno perso in breve tempo (Wall Street ha già mostrato un indice fortemente positivo). L’economia USA potrà quindi finalmente riprendersi e quella europea avrà l’opportunità di tornare a crescere senza forti protezionismi.
Il prevedibilissimo crollo delle Borse, a causa dei super-dazi americani, sarebbe stato esattamente il risultato voluto da Donald Trump. Vero obiettivo: arrivare a svalutare vertiginosamente il dollaro, per permettere agli Usa di far fronte al loro mostruoso debito estero. Parallelamente: picconare la grande finanza eterodiretta, finora pressoché onnipotente, padrona del dollaro e vera regista occulta della politica internazionale. Inevitabile che, nell’immediato, si spalanchino abissi: dall’iper-inflazione alla forte sofferenza di interi settori quasi esclusivamente basati sull’export.