L’Associazione nazionale magistrati ha bocciato il decreto Sicurezza, approvato venerdì dal Cdm, provvedimento che ha preso il posto del ddl approvato alla Camera e in corso di esame al Senato.
“È inquietante il messaggio del decreto, sembra avere solo un duplice obiettivo: da una parte, creare nella collettività un problema che non esiste, perché non mi pare che ci sia alcun allarme sociale o alcuna questione emergenziale legata all’ordine pubblico; dall’altra, tentare di porre le basi per la repressione del dissenso”, ha dichiarato il segretario dell’Anm Rocco Maruotti durante la riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione. “Credo porterà a non pochi problemi interpretativi e applicativi”, ha aggiunto il presidente Cesare Parodi– “È un documento che non ha mezze misure, interviene su alcuni settori di ordine pubblico, accontentando un po’ il desiderio di una parte della cittadinanza, ma è un provvedimento per certi aspetti molto restrittivo e punitivo, che quindi ovviamente susciterà sentimenti opposti”.
Nonostante le limature su alcune disposizioni del testo (dal carcere per le donne incinte al divieto di acquistare una sim per i migranti), il sindacato delle toghe ha criticato il decreto e il prossimo 15 aprile incontrerà il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a cui esporrà le sue preoccupazioni. Critiche al decreto arrivano anche dai penalisti, secondo cui “restano di fatto tutte le criticità del ‘pacchetto sicurezza’ relative alla inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, ai molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, alla introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, alla criminalizzazione della marginalità e del dissenso”.
Le critiche dei magistrati hanno scatenato l’immediata del governo. Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, ha definito quello dell’Anm “un ennesimo sciagurato attacco alla politica: l’Associazione magistrati rispetti l’autonomia di governo e Parlamento”. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, ha rincarato la dose, parlando di “un’invasione di campo”. All’Anm “non spetta alcun potere di veto sulle scelte dell’esecutivo che in questo caso erano peraltro già state ampiamente vagliate dal Parlamento. I cittadini italiani si sono espressi e hanno chiesto più sicurezza e più tutele, per loro stessi e per le forze dell’ordine”.
Meloni ha dichiarato: “Non arretreremo di un millimetro sulla Sicurezza. Siamo e saremo sempre al fianco delle nostre Forze dell’Ordine, come abbiamo fatto finora. Abbiamo aumentato uomini e mezzi, abbiamo sbloccato i contratti fermi da anni e previsto, nel decreto Sicurezza una tutela legale per i nostri agenti di polizia e i nostri militari che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al loro servizio, cioè mentre stanno compiendo il proprio lavoro. Lo Stato sosterrà le loro spese legali, fino ad un massimo di diecimila euro per ogni fase del procedimento. È una norma sacrosanta che le nostre forze di polizia aspettavano da molto tempo, e che questo Governo rivendica con orgoglio”.