La Procura di Roma ha chiesto l’assoluzione del sottosegretario Andrea Delmastro, imputato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. A formulare la richiesta in aula, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale, il pm Paolo Ielo, procuratore aggiunto all’epoca dell’inchiesta, e la pm Rosalia Affinito, secondo i quali manca l’elemento soggettivo del reato.
La richiesta di assoluzione non arriva inaspettata: per la Procura il processo a Delmastro non si sarebbe dovuto celebrare. Per ben due volte, infatti, la pubblica accusa aveva avvertito di non riscontrare elementi per andare avanti e per ben due volte si è trovata di fronte giudici che hanno deciso diversamente: la prima nel luglio del 2023, quando a fronte di una richiesta di archiviazione da parte del pm il Gip ha disposto l’imputazione coatta; la seconda nel novembre dello stesso anno, quando il Gup ha respinto la richiesta di proscioglimento. Due circostanze giudicate quanto meno “inusuali” tanto da chi si occupa di diritto quanto da chi frequenta le aule di tribunale.
I giudici dell’ottava sezione del tribunale di Roma per contro hanno condannato a 8 mesi di reclusione il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro imputato, con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. La procura, come detto, aveva chiesto per Delmastro l’assoluzione. Il sottosegretario, difeso dall’avvocato Giuseppe Valentino, presente in aula.
Una decisione, quella dei giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Roma, arrivata dopo poco più di un’ora di camera di consiglio, e accolta con una micidiale tempestività dalla sinistra, Pd in testa, che a pochi minuti dalla notizia aveva già pronta la nota per la stampa.
‘‘Spero ci sia un giudice a Berlino, non mi dimetto’’, il primo commento di Delmastro, uscendo dall’aula del tribunale. I giudici, con la condanna a 8 mesi, pena sospesa, hanno riconosciuto a Delmastro le attenuanti generiche, e applicato l’interdizione di un anno dai pubblici uffici. Respinte le richieste di risarcimento avanzate dalle parti civili, quattro parlamentari del Pd.
“Sono disorientato ed addolorato per una condanna che colpisce uno dei collaboratori più cari e capaci. Confido in una sua radicale riforma in sede di impugnazione e rinnovo all’amico Andrea Delmastro la più totale ed incondizionata fiducia”, il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili ed urgenti riforme della giustizia”, conclude.
“La condanna del sottosegretario Delmastro conferma in sede penale, dove siamo stati ammessi come parte civile, le valutazioni politiche già espresse nei confronti di un esponente di spicco del partito di Giorgia Meloni che, evidentemente, si è reso parte attiva di comportamenti gravi e lesivi dell’onorabilità del ruolo ricoperto, utilizzando informazioni riservate per colpire gli avversari politici”, dicono i parlamentari Pd Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e l’ex ministro dem Andrea Orlando, appena uscita la notizia. “Si tratta di un duro colpo per l’ex avvocato di fiducia della Premier Meloni e responsabile giustizia del suo partito, prima di andare a ricoprire l’attuale incarico a via Arenula che sta svolgendo in maniera poco onorevole e poco disciplinata. È evidente che tra le conseguenze del lesivo comportamento di Delmastro ci sia stato anche un grave danno per i sottoscritti, accostati in maniera impropria e calunniosa ai mafiosi da parte di chi, il coordinatore del partito della Meloni, Donzelli, ha ricevuto informazioni riservate per poterle usare come una clava contro esponenti dell’opposizione”.
Poi arriva anche la leader del Pd. “Delmastro condannato per aver usato segreti di Stato contro le opposizioni dimostra quanto questa classe dirigente sia inadeguata. Giorgia Meloni adesso lo faccia dimettere anziché continuare a mentire sui fondi alla sanità pubblica e a non far nulla sulle bollette più care d’Europa”, dice in una nota la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein.