Il sondaggio parla chiaro: il 63% delle persone contattate è favorevole alla separazione delle carriere nella magistratura, il 33% lo ritiene molto importante e il 33% abbastanza importante. Mentre per 13% è poco importante, e il 10% lo ritiene per niente importante. “Non saprei” raggiunge il 14%. L’indagine del TgLa7, di Enrico Mentana, commissionata alla Swg, ha tastato il polso agli italiani e ha rivelato come l’ostracismo della magistratura, in nome della giustizia giusta, sia più un’opposizione corporativa che un moto di sollevazione popolare, come già dimostrato da altri sondaggi. Sullo scudo penale ai poliziotti, l’indagine ha rilevato che il 45% è favorevole (77 tra gli elettori del centrodestra, il 19 tra quelli del centrosinistra e il 38 del Movimento 5 Stelle).
Il 16 gennaio la Camera ha approvato con 174 a favore, 92 contrari e 5 astenuti la separazione delle carriere. E’ stato modificato il titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. Vengono previsti due Csm: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Dopo l’approvazione alla Camera del ddl costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati, il ministro Nordio ha dichiarato di avere realizzato un sogno che inseguiva da trent’anni.
Le varie iniziative di protesta sono state decise per il 27 febbraio dal Consiglio direttivo centrale dell’Associazione, l’ultimo a guida Giuseppe Santalucia, che si è riunito a Roma.
“Si tratta di una riforma liberale che l’Italia aspettava da tempo e che realizza il principio costituzionale del giusto processo”. Questa la premessa con cui il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro descrive la separazione delle carriere in un’intervista a Il Giornale, aggiungendo che quest’ultima garantirà “un giudice certo e la parità tra accusa e difesa: una parità che era intimamente negata dalla carriera comune tra giudici e accusatori”. In merito alle polemiche innescate dal Presidente di Magistratura democratica, che ha definito la riforma sulla giustizia come la realizzazione dei piani di Licio Gelli e la P2, Delmastro ha smentito categoricamente la cospirazione prefigurata dal giudice di sinistra: “La considero un’affermazione delirante, atteso che certamente Giorgia Meloni non prende ordine dagli spiriti. Il gioco del piattino e le sedute spiritiche li fanno altri, come è noto”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato che “ben oltre il 90% dei giudici è ben felice di una riforma che libererà dal giogo delle correnti”. Il discorso si è poi spostato verso la realizzazione di un doppio csm per garantire l’indipendenza dei magistrati e smontando ulteriormente le polemiche messe in piedi dall’Anm, spiegando al contempo le misure della riforma.
“Se il Csm garantisce l’autonomia dei magistrati, un doppio Csm ne raddoppia le garanzie. Lo capisce anche mio figlio di otto anni”, ha spiegato Delmastro e sottolineando che “la nascita dell’Alta corte farà si che in Italia non ci sia più un organismo che è il controllore di sé stesso”. Sulla minaccia dell’Anm di abbandonare le aule durante l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, impugnando il tricolore e la Costituzione, il sottosegretario ha affermato: “Io spero che ci ripensino perché sarebbe un gesto di una violenza culturale inaudita. Se davvero abbandoneranno le aule daranno ulteriormente ragione al governo – ha proseguito – chi rifiuta il dialogo ha generalmente un’idea debole, chi sa di avere un’idea forte non ha paura del confronto”. “Ciò premesso, ogni forma di protesta è legittima. Facciano pure”, ha poi concluso.
Quanto al referendum a cui l’Anm ricorrerà dopo l’approvazione della riforma costituzionale, Delmastro si dice sereno ” Perché gli italiani hanno compreso la strumentalità delle critiche alla riforma. Sanno come funziona la giustizia, sanno che la parità tra accusa e difesa oggi è impossibile – ha aggiunto – sanno che questa riforma la realizzerà”. “Se volessimo sottoporre il pm all’esecutivo non avremmo pensato a un Csm per i pubblici ministeri – ha replicato il sottosegretario alle accuse dell’Anm – siamo davanti a un processo alle intenzioni di sovietica memoria. Che terrore”. Quanto alle accuse rivolte da Silvia Albano, Delmastro ha evidenziato che “c’è un passaggio della riforma di cui in queste ore si parla poco – spiega – forse perché è quello che fa più paura di tutti: il sorteggio dei componenti del Csm. E’ una riforma che eradica il sistema delle correnti di cui l’Albano fa parte e che tanto male ha fatto all’onorabilità della magistratura“.