Partiva di Bisceglie, la droga che durante il look down, per il covid, riforniva le piazze di spaccio del foggiano, del basso Molise e di una parte dell’Abruzzo, nella zona di Pescara. A rifornire gli ambienti malavitosi della capitanata, secondo le risultanze investigative emerse da un’operazione effettuata su vasta scala dagli uomini della Dia, la Direzione investigativa antimafia di Foggia, era il cinquantenne biscegliese Giacomo Mastropasqua che, insieme ad altre dodici persone è finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e di aver, di conseguenza, approvvigionato, detenuto e smerciato cocaina sul mercato di Foggia e provincia, nella provincia Bat, nel Basso Molise e in Abruzzo. Droga che arrivava in Puglia, a bordo di motopescherecci albanesi, dal Paese delle Aquile. A Bisceglie, Mastropasqua aveva organizzato una vera e propria centrale di approvvigionamento con tanto di servizio “customer care” che accompagnava gli acquirenti della sostanza stupefacente fino al casello autostradale fornendo loro un servizio di “scorta-bonifica” da eventuali intercettazioni delle forze dell’ordine. Inoltre il sistema biscegliese prevedeva la formula del reso con sostituzione qualora la merce ritirata dagli acquirenti non era di loro gradimento per qualità della stessa. Insomma una vera e propria piattaforma all’ingrosso dello spaccio che ha portato agli arresti, anche, Giuseppe e Leonardo Bruno Andrea e Daniele Delli Carri, Vincenzo Piccirillo, Giovanni Sinesi, Vincenzo Cupo, Francesco Racano, Marianna Bruno, Quirino Barbetti e Oto Raffa. In tutto dodici. Altre quindici persone, indagate nella stessa operazione, in virtù del nuovo dispositivo applicativo del codice di procedura penale, legato alla riforma del Ministro di Grazia e Giustizia, Carlo Norbio, entrata in vigore lo scorso mese di agosto, sono state raggiunte da inviti a comparire davanti al giudice che solo dopo averle interrogate, pur pendendo su di loro una richiesta di carcerazione, deciderà se arrestarle o meno. Questo, però potrebbe mettere i quindi indagati nelle condizioni di rendersi latitanti e quindi irreperibili alla giustizia, sapendo in anticipo che su di loro è stato emesso un mandato di arresto la cui esecuzione è legato agli esiti dell’interrogatorio che sono stati inviati a rendere al giudice. Un lavoro quello della Procura Distrettuale insieme agli uomini della Dia che è stato possibile portare a termine solo grazie all’ausilio di sofisticati sistemi di intercettazioni ambientali e telefoniche come ha spiegato il capocentro della Direzione investigativa antimafia barese, Roberto Di Mascio. In tutto delle dodici persone arrestate undici sono finite dietro le sbarre e una ai domiciliari. L’operazione ha consentito agli investigatori di sequestrare venti chili di droga purissima. Si trattava per lo più cocaina che avrebbe generato oltre venticinque mila dosi per un valore di 6 milioni e mezzo di euro. L’operazione ha consentito di sequestrare, oltre a sei società e immobili vari riconducibili agli arrestati, anche armi e due potentissimi ordigni di dinamite con cariche elettriche che, probabilmente, sarebbero dovute essere utilizzate nel caso di una conflitto con le forze dell’ordine. L’organizzazione smantellata ieri nel solo periodo d’indagine di circa undici mesi aveva un giro d’affari stimato di oltre tre milioni e mezzo di euro. Un sodalizio quello criminale foggiano che si approvvigionava dal grossista biscegliese che lavorava in prosecuzione delle attività criminali smantellate, qualche anno fa, con le operazioni “Decima Azione” e “Decima Azione bis”.