Come noto c’è stato un Consiglio Europeo molto importante: la riunione dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri convocata per approvare le tre più importanti nomine per la legislatura europea: rinnovata la tedesca Ursula von der Leyen a capo della Commissione, nominato il portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio Europeo e Kaja Kallas a capo della diplomazia europea. L’accordo su questi tre incarichi è stato discusso dai negoziatori dei tre più importanti gruppi politici (Popolari, Liberali e Socialisti), mentre la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il suo gruppo europeo di riferimento (ECR, Conservatori e riformisti europei) hanno avuto un ruolo marginale. Proprio per questo Meloni si era detta contraria a questa intesa, e aveva minacciato di non votare a favore durante il Consiglio Europeo in corso.
In realtà Giorgia Meloni ha avuto anche il problema di gestire l’alleanza tra Fratelli d’Italia e il partito Diritto e Giustizia (PiS) polacco. Negli ultimi cinque anni l’intesa tra i due partiti si è consolidata, dando peso politico a ECR, che venne creato nel 2009 su iniziativa dell’ex primo ministro britannico David Cameron e che dal 2019 in avanti, soprattutto dopo che Meloni ne è diventata la presidente nel 2020, si è trasformato in un raccoglitore di partiti di destra e di estrema destra sovranisti ed euroscettici. Ma, nelle ultime settimane nel PiS si sono sviluppate grosse tensioni interne che inducevano alcuni dirigenti a rimettere in discussione la collocazione e le alleanze europee.
L’ipotesi di abbandonare ECR per favorire la nascita di un nuovo gruppo di soli partiti conservatori dell’Europa orientale è stata promossa da Mateusz Morawiecki, uno dei leader del PiS nonché ex primo ministro polacco che informava il sito Politico.eu, molto seguito a Bruxelles, che le probabilità che il PiS abbandoni ECR erano al momento al 50 per cento.
Il PiS ha eletto 20 europarlamentari ed è la seconda delegazione dell’ECR al Parlamento Europeo, dopo Fratelli d’Italia che ne ha 24. L’argomento che allarmava la Meloni era data dal fatto che ECR al momento ha 83 membri ed è il terzo gruppo per numero di eletti al Parlamento Europeo, più consistente dei liberali centristi di Renew. Una diminuzione consistente degli aderenti a ECR indeboliva il peso negoziale che Meloni potrà avere in termini di nomine, in particolare la presidenza, le vicepresidenze e i candidati per il ruolo di vicepresidente del Parlamento Europeo. Alcuni esponenti del PiS facevano sapere che avrebbero preteso una vicepresidenza e vari altri incarichi di prestigio all’interno del gruppo: alla fine, gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno deciso di rinviare la data prevista della riunione, prevista per il 26 giugno al 4 luglio.
Da considerare che Morawiecki è stato messo in discussione dopo la sua sconfitta alle elezioni polacche, lo scorso ottobre. Nei sei anni precedenti, Morawiecki da primo ministro aveva adottato politiche estremamente conservatrici, proponendosi come uno dei principali leader euroscettici e imponendo al paese cambiamenti in senso semi-autoritario, che avevano portato l’Unione Europea a sanzionare più volte il suo governo.
Dopo la sua sconfitta, nel PiS si è creata una frattura tra i suoi sostenitori e i dirigenti fedeli a Jaroslaw Kaczynski, l’anziano storico leader del partito. Settantacinque anni, anche lui ex primo ministro, Kaczynski ha sempre rivendicato un controllo assoluto del PIS, e soffre il protagonismo di Morawiecki. Le tensioni si stanno riflettendo anche sul gruppo dei parlamentari europei, e di conseguenza Fratelli d’Italia ha avuto grosse difficoltà nel gestire i negoziati: spesso nel Pis le decisioni prese da alcuni esponenti vengono contraddette o smentite da altri.
Il tutto, reso ancor più complicato dal fatto che Kaczynski non vuole muoversi da Varsavia, non accetta di confrontarsi con dirigenti di secondo piano di Fratelli d’Italia e non parla inglese, perciò si fa fatica persino a dire che guida il gruppo europeo.
L’idea era quella di confermare una doppia presidenza: una a guida italiana e una polacca. Fratelli d’Italia ha di riconfermato Nicola Procaccini, il PiS ne aveva individuato più d’uno, faticando a decidersi.
Poi, l’annuncio della costituzione del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) nella decima legislatura del Parlamento Europeo. Trattative dietro le quinte per la spartizione delle cariche e le trattative con il nuovo gruppo in via di formazione ‘Patrioti d’Europa’, i polacchi di Diritti e Giustizia (PiS) rimangono dentro Ecr e rinnovano l’alleanza con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. A sancire l’intesa rinnovata è la spartizione delle cariche di vertice alla riunione costitutiva tenutasi nel pomeriggio del 3 luglio) tra la Sicilia e Bruxelles, con il co-presidente italiano uscente Nicola Procaccini confermato al fianco del polacco Joachim Brudziński.
La tensione interna in Ecr era nata perché la delegazione polacca, composta da 20 membri, sconfessava una possibile collaborazione di Ecr con il Partito Popolare Europeo (Ppe). Per questo Mateusz Morawiecki valutava la possibilità di uscire dal gruppo della destra conservatrice all’Eurocamera, relegandolo al quarto posto con 63 membri e rendendo vano il sorpasso al terzo posto tra i gruppi parlamentari ai danni dei liberali di Renew Europe (76). Era stato lo stesso leader polacco ad aprire alla possibilità di uscire da Ecr, ma ritrattando in seguito dicendosi pronto a riprendere il dialogo con gli italiani per la distribuzione delle cariche nel gruppo.
Tutto questo prima dell’annuncio sulla nascita del nuovo gruppo ‘Patrioti per l’Europa’ al Parlamento Ue per opera del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, dell’ex-premier ceco e leader del partito populista liberal-conservatore Ano 2011 (ex-Renew Europe), Andrej Babiš, e del presidente del Partito della Libertà Austriaco (ex-Identità e Democrazia), Herbert Kickl. Nonostante tra ungheresi e polacchi ci sia un punto politico di divisione forte – ovvero il rapporto con la Russia di Vladimir Putin – non era fino a oggi da escludere la possibilità di un’alleanza nel nome del ‘stiamo nello stesso gruppo ma votiamo ognuno secondo le proprie scelte’, pur di creare un grosso gruppo sovranista da far pesare a Bruxelles.
In attesa della nuova formazione politica a Bruxelles che dovrebbe vedere la luce oggi, 8 luglio – e che potrebbe completamente svuotare il gruppo di Identità e Democrazia (Id) con le fuoriuscite dei francesi di Rassemblement National, degli italiani della Lega, dei portoghesi di Chega, dei belgi di Vlaams Belang e degli olandesi di Partito per la Libertà – per il gruppo di Ecr gli equilibri non cambiano. Come emerge dalla riunione in videoconferenza tra Brucoli (Siracusa) – dove erano in corso le giornate studio della formazione europea di destra conservatrice – e Bruxelles – dove in un’aula del Parlamento Ue si sono riuniti gli eurodeputati polacchi – salgono a 84 i membri e, almeno per il momento, al terzo posto tra i gruppi politici. A unirsi oggi alla destra conservatrice è stato Jaak Madison del Partito Popolare Conservatore Estone (Ekre), ex-Identità e Democrazia (che scende a 57).
L’italiano Procaccini, è stato riconfermato alla guida per la nuova legislatura, dopo l’esperienza iniziata nel 2023, e sarà affiancato ora dal polacco Brudziński: Fratelli d’Italia (24) e Diritto e Giustizia (20) sono rispettivamente la prima e la seconda delegazione in Ecr per numero di membri. Più staccate le altre delegazioni, con gli spagnoli di Vox e i neo-entrati romeni di Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur) entrambe con 6 membri, al terzo posto. Eletti alla vicepresidenza la belga Assita Kanko di Nuova Alleanza Fiamminga (N-Va), lo spagnolo Hermann Tertsch di Vox, il ceco Alexandr Vondra di Partito Civico Democratico (Ods) e lo svedese Charlie Weimers dei Democratici Svedesi, mentre Denis Nesci (Fratelli d’Italia) e Kosma Złotowski (PiS) sono i nuovi tesorieri.