Senatore Vance, interprete dell’America trumpiana, diviene vice presidente

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“Quando è stata l’ultima volta che un attore ha assassinato un presidente?”, chiedeva Johnny Depp dal palco di un festival cinematografico britannico, tra le risate generali, prodromico di una lunga campagna d’odio contro Donald Trump. Correva l’anno 2017, Trump era alla Casa Bianca e l’attore di “Pirati dei Caraibi” fu costretto a scusarsi per la battuta, ma intanto tutti i ragazzi del mondo avevano ascoltato quella frase scioccante, pronunciata da uno dei volti di punta della Disney.

E chissà che effetto avrà avuto per un tredicenne ascoltare una delle cantanti più famose d’America come Madonna, invitare a “far saltare in aria la Casa Bianca”, come detto in un evento pubblico (21 gennaio 2017). Parole d’odio che si associano a tanti momenti deliranti. Tra i tanti, il video del rapper Snoop Dog, un altro idolo dei giovanissimi, nel quale un pagliaccio vestito da Trump viene assassinato con un colpo di pistola.

Perché quello che tutti sanno e che in pochi vogliono ammettere, è che il 13 luglio 2024 l’America ha raccolto i frutti di una lunga campagna d’odio contro Donald Trump: una semina durata nel tempo. Hanno rappresentato l’ex presidente Usa come un guerrafondaio mentalmente instabile. Poco importa che, sotto la sua presidenza, gli Usa non siano entrati in guerra. Niente a che vedere con il predecessore Barack Obama, che di interventi militari ne ha promossi diversi, ma ha ricevuto il Nobel per la pace.

Hanno rappresentato Trump come un dispotico e potenziale tiranno. E il tiranno, come si legge sui libri di storia, va abbattuto con tutti i mezzi. Non a caso, in queste ore sui social, gli esponenti repubblicani hanno raccolto i video delle frasi incendiarie pronunciate da autorevoli esponenti del partito democratico Usa. Da Nancy Pelosi allo stesso Biden. 

Persino il cattivo dei Buffycats il cartone animato che la Rai ha diffuso anche negli Usa era una copia conforme di Donald Trump. Una demonizzazione mediatica e politica che ha prodotto i suoi frutti avvelenati.

Donald Trump, come noto,  ha designato ufficialmente il suo vice nella corsa alla Casa Bianca durante la convention repubblicana che si è  aperta  a Milwaukee. The Donald, scampato miracolosamente all’attentato di sabato, ha ricevuto l’acclamazione alla nomination da parte dei 2.400 delegati del partito ma prima ha indicato colui che dovrà affiancarlo nel caso di vittoria alle elezioni del prossimo novembre.

La scelta di Trump era fra tre nomi: James David Vance, all’anagrafe James Donald Bowman, Marco Rubio, e Doug Burgum.

Marco Rubio, il latino americano

Marco Rubio, 53 anni, senatore della Florida, è di origini cubane. Anche lui fu un avversario di Trump alle primarie del 2016, nelle quali poi raccolse una percentuale del 10%. Dopo la vittoria del magnate, Rubio fu un altro dei suoi più fedeli sostenitori, al punto che la Cina (nel periodo dell’introduzione dei dazi) lo inserì fra i quattro nemici principali del Paese.

Burgum, l’uomo del Dakota

Douglas James Burgum, detto Doug, è il governatore del Dakota. Ha un patrimonio netto stimato in 1,1 miliardi di dollari. 68 anni, Nel 2016, Burgum annunciò l’intenzione di candidarsi a governatore del North Dakota come repubblicano. Senza alcuna esperienza politica, Burgum  perse la “gara di approvazione governativa” del partito repubblicano  contro il procuratore generale Wayne Stenehjem al congresso del partito ad aprile. Tuttavia, successivamente sconfisse facilmente Stenehjem alle primarie. Burgum  affrontò il democratico Marvin Nelson e il libertario Marty Riske alle elezioni generali di novembre e vinse con oltre il 75% dei voti.

Vance, 40 anni ad agosto, è stato scelto da Trump come vice-presidente. Alle presidenziali del 2016 si schierò decisamente all’inizio contro il tycoon salvo diventare, da senatore dell’Ohio, uno dei lealisti, cioè tra i maggiori sostenitori dell’allora presidente. La sua scelta potrebbe essere strategica, considerando che l’Ohio è ritenuto da sempre uno degli stati chiave per l’elezione della White House.

Spesso (Johnson, Bush senior) ma non sempre, il vice-presidente è poi diventato l’inquilino principale della casa Bianca. La scelta di Trump (e Vance sembra andare in questa direzione) è quella di coniugare le esigenze territoriali con gli equilibri del partito.

Ora, abbiamo  due modi per cercare di capire e giudicare J.D. Vance, il giovane senatore dell’Ohio che Donald Trump vuol portare con sé alla Casa Bianca come vicepresidente se vincerà le elezioni di novembre.

Vance è diventato una celebrità nel 2016 per il suo best seller “Hillbilly Elegy” (Elegia Americana), a 40 anni ancora non compiuti, J.D. Vance ha l’occasione di entrare alla Casa Bianca e diventare il protagonista del futuro del Partito repubblicano anche nell’era post-trumpiana. Trump ha scelto un erede politico, nemico delle élite,  realista in politica estera con punte di isolazionismo, cattolico conservatore.

J.D. Vance assume  il cognome materno Vance, non appena ha avuto l’età per capire che brutto personaggio fosse suo padre Donald Bowman, che abbandonò moglie e famiglia quando J.D. era un neonato.

Cresciuto a Middletown, in Ohio, con parenti provenienti dal Kentucky, è qui che Vance ha sperimentato la durezza della vita del mondo dei bianchi poveri, ‘ white trash’,  che avrebbe documentato nel suo  libro di memorie. Dopo le scuole superiori, anche per lasciarsi alle spalle quella realtà, Vance entrò nel corpo dei Marines, facendo missioni in Iraq negli anni della guerra voluta da George W. Bush.

Rientrato in patria, dopo gli studi in scienze politiche all’Università dell’Ohio si è poi laureato in legge a Yale, cominciando quella che sembrava dovesse essere una carriera da ricco manager nel mondo della finanza. Per alcuni anni l’ambiente di Vance è diventato quello dei venture capitalist della Silicon Valley e la sua vita si è spostata dalla rurale Middletown dei bianchi poveri alla San Francisco dell’innovazione e dei miliardari tech. Qui ha lavorato per Peter Thiel, il controverso fondatore di PayPal e Palantir che viene dipinto spesso da sinistra con le stesse caratteristiche cospiratorie che la destra riserva a George Soros.

Tutto è cambiato per Vance nel 2016 con la pubblicazione di “Hillbilly Elegy”. Il libro fu uno straordinario fenomeno editoriale, perché arrivava nel momento in cui Trump stava per vincere le elezioni e una larga fetta d’America non riusciva a capire il mondo che era entrato in sintonia con lui e il messaggio del Make America Great Again (Maga). Vance divenne una sorta di interprete dell’America trumpiana, che leggeva però in chiave molto critica, cosa che fece di lui un beniamino del mondo progressista e radicale di sinistra. Hollywood contribuì qualche anno dopo, durante la campagna per la rielezione di Trump, trasformando il libro in un film di successo di Ron Howard con Glenn Close e Amy Adams.

Dopo essere stato un ragazzo povero, poi un marine, poi un diplomato in legge in un’università dell’Ivy League, poi un finanziere d’assalto della Silicon Valley e infine uno scrittore, Vance a quel punto decise un’altra delle sue trasformazioni. Da critico di Trump, cominciò ad appassionarsi al personaggio – ha raccontato – quando era caduto in disgrazia e aveva lasciato la Casa Bianca. E cominciò a non soffrire più quelle che riteneva strumentalizzazioni da sinistra del messaggio contenuto nel suo libro.

Nel frattempo erano successe altre cose importanti nella sua vita. Nel 2014 aveva sposato Usha Chilukuri, una figlia di immigrati indiani conosciuta studiando insieme a Yale, dalla quale ha avuto tre figli, Ewan, Vivek e Mirabel. Il loro è stato un matrimonio interreligioso celebrato in Kentucky: Usha è indù, J.D. all’epoca era un cristiano di famiglia protestante in crisi spirituale. Nel 2019 la crisi è sfociata nella conversione di Vance al cattolicesimo.

“Come molti altri conservatori e liberali delle élite – è il racconto di Vance – mi sono permesso di concentrarmi così tanto sull’elemento stilistico di Trump da ignorare completamente il modo in cui sostanzialmente offriva qualcosa di molto diverso sulla politica estera, sul commercio, sull’immigrazione. L’ho incontrato per la prima volta nel 2021. Una delle storie che mi ha raccontato riguardava come alcuni dei nostri generali quando era presidente cambiassero i tempi delle ridistribuzioni delle truppe in Medio Oriente in modo da potergli dire che i livelli delle truppe stavano diminuendo, quando in realtà li modificavano solo nel breve tempo, senza ridurli”.

Vance sostiene di aver capito in quel momento quanta resistenza avesse incontrato Trump da parte del “sistema”. I due hanno cominciato a incontrarsi più spesso e lo scrittore in breve tempo è diventato un acceso sostenitore di Trump e del movimento Maga, che in precedenza aveva deriso e descritto come pericoloso. L’ex presidente lo ha ricambiato appoggiando la sua candidatura come senatore dell’Ohio, che Vance ha centrato nelle elezioni di midterm del 2022.

Sono tre i fronti che Vance aprirà subito politicamente e che faranno più discutere. Il primo è quello delle tematiche sociali e culturali, prima tra tutte l’aborto, su cui il senatore dell’Ohio ha una posizione pro-life senza compromessi e mezze misure, che provocherà scintille nel dibattito televisivo che farà con Kamala Harris, diventata la portavoce della Casa Bianca nella battaglia per reintrodurre a livello federale il diritto all’interruzione di gravidanza.

Il secondo è quello del suo populismo economico, che andrà a rafforzare i messaggi antiglobalizzazione e isolazionisti di Trump.

“L’ordine globale imposto dall’America si è basato sul lavoro a basso prezzo”, ha detto a Douthat. “La questione commerciale e quella dell’immigrazione sono due facce della stessa medaglia: manodopera più economica all’estero per favorire il commercio, manodopera più economica in patria per favorire l’immigrazione, che esercita una pressione al rialzo su tutta una serie di servizi, dai servizi ospedalieri agli alloggi e così via. La visione populista, almeno per come ce l’ho in testa, è un’inversione: applicare quanta più pressione possibile al rialzo sui salari e quanta più pressione al ribasso sui servizi che le persone utilizzano. Negli ultimi 40 anni abbiamo avuto troppa poca innovazione e troppa sostituzione della manodopera con lavoro a basso costo. Dobbiamo fare di più con la forza lavoro nazionale”.

La posizione di Vance in politica estera, il terzo fronte, è strettamente collegata a quelle sulla globalizzazione e sulla lotta all’immigrazione. E si traduce in un disimpegno e in un approccio America First.

Sull’Ucraina, sull’Europa, e sulla Nato le scelte di Biden e dell’Ue, per Vance, sono state “motivate troppo dal moralismo e non abbastanza da un pensiero strategico”. Con la Russia secondo il candidato vicepresidente occorre invece realismo. La sua ricetta per l’Ucraina? Punto primo, “congelare la situazione dove è adesso”. Punto secondo, “garantire l’indipendenza di Kyiv, ma anche la sua neutralità: la Russia ha chiesto un sacco di cose in modo disonesto, ma la neutralità è chiaramente qualcosa che vedono come condizione esistenziale”. Punto terzo, “garantire un qualche tipo di assistenza americana nel lungo termine”. Secondo Vance, “con le nostre capacità non riusciremo a fermare i russi all’infinito. Abbiamo il vantaggio che loro non possono conquistare e tenere tutta l’Ucraina e non possono sostenere questa economia di guerra”. Per questo, a suo dire, è il momento di un armistizio. E questo sarà un tema caldo nei prossimi mesi di campagna elettorale americana.

Vista l’età e il tipo di carriera, Vance non ha una grandissima esperienza politica. Siede al Congresso da soli due anni. Tuttavia Trump vede in lui un genuino sostenitore della visione “America First” che si traduce in politiche commerciali a tutela dell’industria nazionale. Gli osservatori ritengono che Vance possa portare voti attingendo soprattutto al bacino di elettori bianchi della classe operaia. In primo luogo in stati come Wisconsin, Michigan e Pennsylvania, che nel 2020 contribuirono alla vittoria di Biden.

In passato Vance ha anche appoggiato mobilitazioni e rivendicazioni operaie. Il senatore è stato anche uno dei principali oppositori dei finanziamenti statunitensi all’Ucraina, affermando di recente che l’attacco all’ ospedale pediatrico di Kiev, pur essendo una cosa terribile, non ha cambiato la sua valutazione. Afferma di aver maturato un avversione al coinvolgimento in conflitti tra paesi esteri durante la sua esperienza nei marines. La sua scelta sarebbe stata caldeggiata anche dal figlio dell’ex presidente Donald Trump Jr.

Il tycoon sul social Truth spiega il perché della scelta.

“Dopo lunghe deliberazioni e riflessioni, e considerando gli straordinari talenti di molti altri, ho deciso che la persona più adatta ad assumere la carica di vicepresidente degli Stati Uniti è il senatore J.D. Vance del grande Stato dell’Ohio. J.D. ha servito con onore il nostro Paese nel Corpo dei Marines, si è laureato in due anni alla Ohio State University, summa cum laude, e si è laureato alla Yale Law School, dove è stato redattore dello Yale Law Journal e presidente della Yale Law Veterans Association”. 

“Il libro di J.D., ‘Hillbilly Elegy’, – prosegue – è diventato un grande bestseller e un film, poiché difendeva gli uomini e le donne laboriosi del nostro Paese. J.D. ha avuto una carriera imprenditoriale di grande successo nel campo della tecnologia e della finanza e ora, durante la campagna, si concentrerà fortemente sulle persone per cui ha combattuto così brillantemente, i lavoratori e gli agricoltori americani in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Ohio, Minnesota e ben oltre”.

“Come Vicepresidente, JD Vance continuerà a combattere per la nostra Costituzione, a stare al fianco delle nostre truppe e farà tutto il possibile per aiutarmi a rendere l’America di nuovo grande. Congratulazioni al Senatore J.D. Vance, a sua moglie Usha, anche lei laureata alla Yale Law School, e ai loro tre splendidi bambini. MAGA2024!”.   

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