I sigilli messi a Santa Marta , all’ appartamento abitato da Francesco, sanciscono la fine di un’ epoca e di un’ anomalia ,quella dell’ abbandono dei palazzi apostolici da parte di un Pontefice. Il ritorno in quei Palazzi , non vuol dire restaurazione , né rivincita della Curia e né rivincita di coloro che hanno avversato il Pontificato di Francesco. I cosiddetti conservatori o tradizionalisti , che invano hanno sperato nelle dimissioni di Papa Francesco, sembra paradossale, ora che Bergoglio non c’è più , si trovano costretti a costruire un’ alternativa. Ma non hanno un candidato forte da presentare al Conclave e per lo più sono divisi al loro interno . L’ episcopato americano in prima fila,che ha in sé un’ agguerrita schiera di prelati che vorrebbero archiviare i dodici anni di Francesco. E non disdegnano il trumpismo, se non fosse per la politica contro l’ immigrazione. È difficile che queste forze riescano ad imporre una restaurazione, anzi un loro eventuale quanto improbabile tentativo, potrebbe rivelarsi un boomerang. L’ unica cosa sulla quale in Vaticano, sembra esistere una sorta di accordo , è l’ esigenza di ricostruire un governo della Chiesa; di sostenerlo con una struttura curiale rinnovata, ma in grado di funzionare. Quindi ricostruzione, non restaurazione. L’ esigenza è quella di tentare di ricostruire l’ unità del cattolicesimo, dispersa in mille rivoli di diversità che né Bergoglio, né i suoi immediati successori sono riusciti a ricondurre in unico alveo. Ciò che dovrebbe essere superata è quella dicotomia , ormai cronica, tra Papato e la burocrazia di governo che ha lacerato i rapporti interni e creati contrasti al limite dell’ insanabile. E questo stato di cose ha creato coloro che hanno cercato , in tutti i modi, di far fallire i tentativi di riforma, messi in atto da Papa Francesco. Il punto più delicato, sul quale i detrattori di Bergoglio e ammiratori tentano di trovare una quadra , in Conclave , è il ruolo della Segreteria di Stato. In questi dodici anni di Pontificato, la centrale di comando curiale vaticanense, è stata spogliata di gran parte dei suoi poteri decisionali, trasferiti nelle mani di un Pontefice incline a fare da solo. Spesso si è identificata la Curia romana con il conservatorismo ed ha prodotto non pochi contrasti che sarà difficile comporre in tempi rapidi. Quella di Francesco è stata una riforma incompiuta, che nonostante i suoi immani sforzi, molte problematiche, sono rimaste irrisolte.
Dopo l’ addio a Papa Francesco si aprirà lo scenario del Conclave
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