La vicepresidente Kamala Harris ha preso parte ad un Town Hall organizzato dalla CNN in un sobborgo di Philadelphia. Moderatore è stato l’anchorman Anderson Cooper. Un’ora circa di domande e risposte. La CNN aveva inizialmente proposto un secondo dibattito tra Harris e Donald Trump, ma l’ex presidente ha declinato l’invito.
Manca una settimana al giorno del voto e i candidati sono all’ultimo sprint elettorale negli “Stati altalenanti” in una caccia agli ultimi indecisi. E per cercare di far presa su di loro la candidata democratica in apertura dell’incontro ha detto che “Quattrocento membri delle precedenti amministrazioni repubblicane, da quella di Ronald Reagan al presidente Bush a Donald Trump, hanno appoggiato la mia candidatura”.
La Harris ha alzato i toni dopo che il New York Times ha riportato le dichiarazioni del generale John Kelly, ex capo di gabinetto ai tempi della presidenza Trump – il quale ha affermato che l’ex presidente si è espresso in toni elogiativi rispetto ai generali nazisti di Adolf Hitler.
“Sono convinta che Trump sia un fascista” ha detto rispondendo alla domanda che le era stata rivolta da una partecipante al Town Hall. “E non lo penso solo io, ma lo pensano anche le persone che hanno lavorato con lui”, ha detto la vicepresidente citando l’ex capo dello staff John Kelly. “Trump non difenderà la Costituzione americana, la ucciderà. Donald Trump è sempre più squilibrato e instabile. In un secondo mandato, persone come John Kelly non sarebbero lì per cercare di controllare i suoi istinti. L’ex presidente ha detto che sarà un dittatore dal primo giorno. Non possiamo ignorarlo. Non possiamo. E non possiamo ignorare o dimenticare quello che è successo il 6 gennaio 2021”.
“La mia non sarà una continuazione dell’amministrazione Biden. Rappresento una nuova generazione di leader, un approccio nuovo che si basa su esperienze diverse. Sull’immigrazione deve essere il Congresso a risolvere la questione. Il nostro sistema è rotto, è rotto da anni e abbiamo bisogno di una soluzione permanente. E’ un problema che deve essere risolto dal Congresso, è il Congresso che ha i cordoni della borsa”.
Rispondendo a una domanda sulla guerra in Medio Oriente ha detto che “le migliaia di morti palestinesi sono inconcepibili. Dobbiamo lavorare per una soluzione a due Stati”.
La caccia agli elettori incerti negli Stati incerti viene fatta anche con cantanti, attori, attrici, personaggi sportivi: un modo per creare simpatie e prendere voti. Con Kamala ci sarà il ‘boss’ del rock, Bruce Springsteen che sarà con lei alcuni giorni. La campagna di Harris ha affermato di aver pianificato con Springsteen di tenere concerti in tutti i sette stati chiave prima delle elezioni. Ha in programma di utilizzare gli eventi per catturare l’interesse degli elettori, incoraggiare i sostenitori a votare e reclutare volontari. Springsteen, che a 75 anni rimane una delle figure più popolari della musica, ha sempre sostenuto con le sue canzoni la classe operaia e in queste elezioni è particolarmente attivo con Kamala Harris.
Oprah Winfrey, Taylor Swift, George Clooney, sono tra i vip che si sono schierati apertamente nella corsa per la Casa Bianca. Il loro sostegno può avere un impatto sugli elettori americani? Secondo Steve J.Ross, autore del libro “Hollywood Left and Right”, il sostegno di volti noti ai candidati americani attira senza dubbio l’attenzione degli elettori: “L’obiettivo dell’endorsement delle celebrità è attirare maggiore attenzione sui candidati. Questo vale soprattutto per gli elettori che non sono sicuri per chi vogliono votare, che in realtà non partecipano molto alla politica, non si lasciano coinvolgere. E al momento delle elezioni, improvvisamente aprono gli occhi e dicono, beh, chi sono i candidati? Per chi dovrei votare? Non si tratta solo di attirare l’attenzione del 50% che vota sempre, e di quel 20% nel mezzo che non è mai sicuro se sceglierà democratici o repubblicani. Si va verso il voto dei giovani. E il voto dei giovani in particolare tende ad essere democratico, di solito democratico per due terzi, e quindi questo ha il potenziale per essere uno dei riconoscimenti di maggior impatto nella storia degli endorsement vip”.
“Un sostegno – conclude J. Ross – che aiuterà Kamala Harris, non Taylor Swift. Quello che sta facendo Taylor Swift è di agire come una cittadina, non come una celebrità”. I testimonial americani – si dice convinto l’esperto – aiuteranno più Kamala Harris che Trump. “In gran parte perché Trump è già una star. Non è solo una celebrità della TV, non è solo un ex presidente, ma è un presidente famoso. E questo è diverso in confronto alla maggior parte dei candidati”.
Donald Trump è stato in Georgia dopo aver preso parte ad un incontro con gli elettori in un altro stato il cui voto è incerto, la Carolina del Nord. Ha avuto un “Believers and Ballots Faith Town Hall” con il vicegovernatore della Georgia Burt Jones prima di comparire a un raduno a Duluth, Georgia, organizzato da Charlie Kirk, il disinformatore cospirazionista fondatore di Turning Point che sui suoi podcast e su youtube infiamma i bassi stinti dei MAGA con i suoi commenti razzisti e sessisti. Con lui anche l’ex democratica delle Hawaii Tulsi Gabbard.
Tutto per catturare il voto degli indecisi Con i sondaggi sempre più ambigui a una settimana dalle elezioni sono già 22 milioni gli americani che hanno votato per le presidenziali di persona o per posta.
Secondo i dati riportati da Nbc News, ad esprimere la propria preferenza tra Donald Trump e Kamala Harris tra gli elettori registrati sono stati il 45% dei democratici, il 38% dei repubblicani e il 17% degli indipendenti. La campagna della vicepresidente Harris ha spinto affinché gli elettori utilizzassero il voto anticipato in modo più aggressivo, evitando file, la possibilità del maltempo, e le restrizioni imposte per accedere ai seggi che molti amministratori repubblicani hanno imposto nei loro stati.
Mentre l’ex presidente Trump che del voto anticipato ne aveva fatto uno degli argomenti dei brogli elettorali, ha annunciato che lo utilizzerà anche lui e ha invitato gli elettori a fare altrettanto.
Secondo un nuovo sondaggio di Usa Today e Suffolk University, Kamala Harris ha un netto vantaggio su Donald Trump tra gli elettori che hanno già votato, con una percentuale del 63% contro il 34%. Tuttavia, tra coloro che intendono votare il giorno delle elezioni, il candidato repubblicano è in testa sulla rivale democratica con il 52% contro il 35%. Nel complesso, il sondaggio mostra una sfida molto equilibrata con Harris al 45% e Trump al 44%, all’interno del margine di errore del sondaggio, che è di più o meno 3,1 punti percentuali.
La campagna elettorale della candidata democratica ha fatto sapere che Kamala Harris trascorrerà la notte delle elezioni a Washington, ma ancora non ha scelto il quartier generale. Secondo fonti informate a Nbc news le scelte sarebbero due: l’Howard University, è la più prestigiosa università nera d’America dove la candidata si è laureata. In alternativa ci sarebbe il Convention Center. Quanto a Donald Trump è quasi scontato che trascorrerà l’election day e la notte nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. L’altra incognita è se si saprà o meno il nome del vincitore la notte stessa del 5 novembre. In ogni caso i due candidati dovranno tenere dei discorsi e Kamala Harris si sta preparando anche alla possibilità che Trump dichiari di aver vinto senza che ci siano i risultati finali, come avvenne nel 2020. Lo ha detto a Nbc News, ammettendo che ci sono “team pronti ad entrare in azione”, ma sottolineando che “abbiamo ancora due settimane, e siamo molto focalizzati sul presente”. “Affronteremo la notte elettorale e i giorni seguenti quando arriveranno ed abbiamo risorse, esperti e focus”, ha aggiunto ricordando che Trump “è la persona che ha cercato di sovvertire un’elezione libera e giusta e sta ancora negando di essere stato sconfitto, che ha incitato una folla violenta ad attaccare il Congresso”.