Elezioni Usa 2024 e caratteristiche socioeconomiche dei candidati legate anche al ‘sentiment’ degli elettori

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Le elezioni del 5 novembre 2024 negli Stati Uniti determineranno il 47esimo presidente del Paese, che sarà in carica per i prossimi quattro anni.

Ma non solo: verranno eletti anche molti membri del Congresso, che nei prossimi anni avranno un ruolo chiave nello stabilire le priorità politiche e portare avanti l’agenda legislativa. I cittadini voteranno infatti per i 435 seggi della Camera dei rappresentanti e per 33 dei 100 seggi del Senato.

I mesi che precedono novembre saranno ricchi di eventi, tra caucus, primarie, campagne elettorali e convention, secondo un complesso sistema politico

Con l’entrata nel vivo  della corsa alla presidenza degli Stati Uniti del 2024 viene data molta attenzione alla situazione finanziaria dei candidati. Guardando i dati di Tim Walz vediamo una situazione finanziaria  sorprendentemente modesta, soprattutto se paragonata a quella dei candidati più ricchi, il che rende le sue radici operaie un punto focale della sua campagna e un forte appiglio con una determinata fascia di elettori. Durante un comizio a Philadelphia, la sua prima apparizione pubblica da quando è stato scelto come compagno di corsa di Kamala Harris, Tim Walz ha attinto alla sua educazione operaia e alla sua carriera nel servizio pubblico per entrare in contatto con gli elettori.

Walz, ex insegnante di scuola pubblica e membro della Guardia Nazionale dell’Esercito, ha trascorso la maggior parte della sua vita al servizio della collettività. Le sue umili origini e la sua dedizione al servizio hanno  contribuito a mantenere relativamente modesto il suo portafoglio finanziario. Secondo Forbes, il patrimonio netto di Walz è stimato in poco più di 1 milione di dollari, il che lo colloca più vicino alla media degli americani della sua età rispetto ai suoi colleghi candidati.

Secondo uno studio del 2019 condotto dagli economisti della Federal Reserve e dell’Università del Wisconsin, il patrimonio netto medio degli americani dell’età di Walz è di circa $ 540.000, considerando pensioni, prestazioni di previdenza sociale e altri beni. A differenza di molti americani, Walz e sua moglie Gwen, insegnante di scuola pubblica di lunga data, non sembrano possedere azioni, obbligazioni o una casa. Poco dopo che Walz divenne governatore, vendettero la loro residenza con cinque camere da letto a Mankato, Minnesota. La maggior parte della loro ricchezza deriva dalle pensioni governative guadagnate durante la loro carriera statale, federale e militare. Questo profilo finanziario è atipico rispetto ad altri candidati alla presidenza e alla vicepresidenza.

 Kamala Harris, che ha trascorso gran parte della sua carriera al servizio del governo, ha un patrimonio netto di circa 8 milioni di dollari, in parte dovuto alla precedente carriera del marito Doug Emhoff come avvocato dello spettacolo.

Per quanto riguarda i repubblicani, la ricchezza di Donald Trump, stimata in 4,8 miliardi di dollari, deriva in gran parte dalle sue iniziative nel settore privato.

Anche Robert F. Kennedy Jr., candidato indipendente, vanta un patrimonio netto di circa 15 milioni di dollari.

La coppia Harris-Walz presenta un netto contrasto non solo in termini di politica ma anche di contesto finanziario. Sebbene il background più ricco di Harris e la carriera legale del marito abbiano contribuito a creare un portafoglio finanziario più consistente, i mezzi modesti di Walz sottolineano il suo legame con l’americano medio. La sua situazione finanziaria rispecchia quella di molti elettori, in particolare quelli del Midwest e di altri stati indecisi, dove le difficoltà economiche sono una preoccupazione fondamentale. La modestia finanziaria di Walz è ulteriormente evidenziata dal fatto che lui e sua moglie non sembrano avere investimenti o interessi commerciali significativi. La loro decisione di vendere la casa e di affidarsi alle pensioni statali sottolinea il loro impegno nei confronti del servizio pubblico piuttosto che dell’accumulo di ricchezza personale. Ciò è in netto contrasto con altri candidati che hanno accumulato ricchezza attraverso iniziative nel settore privato o lucrosi impegni come oratori.

Il background finanziario di Walz potrebbe rappresentare sia un punto di forza che una vulnerabilità nella campagna. Da un lato, il suo modesto patrimonio netto gli consente di posizionarsi come un candidato che comprende le sfide economiche che molti americani devono affrontare. La sua narrazione del servizio pubblico e della modestia finanziaria trova riscontro negli elettori che si sentono lontani dall’élite più ricca. D’altro canto, la sua mancanza di ricchezza sostanziale potrebbe essere percepita come uno svantaggio in uno scenario politico in cui il potere finanziario si traduce spesso in influenza e risorse.

La campagna Harris-Walz sembra sfruttare le origini operaie di Walz per attrarre gli elettori delusi dai candidati più ricchi. Al raduno di Philadelphia, Walz ha contrapposto la sua vita di servizio a quella dell’ex presidente Trump, affermando: “Non sa nulla del servizio. Non ha tempo per questo, perché è troppo impegnato a servire se stesso”. È probabile che questo messaggio trovi riscontro negli elettori che cercano un candidato che rappresenti i loro interessi e comprenda le loro difficoltà.

Se la coppia Harris-Walz dovesse conquistare la Casa Bianca, la situazione finanziaria di Walz potrebbe migliorare. Lo stipendio di 235.000 dollari del vicepresidente rappresenterebbe un aumento significativo rispetto al suo attuale stipendio da governatore e anche la sua pensione federale aumenterebbe di valore. Inoltre, gli ex vicepresidenti hanno spesso l’opportunità di accrescere il proprio patrimonio tenendo conferenze, firmando contratti editoriali e altre iniziative post-ufficio. Per molti versi, la situazione finanziaria di Walz ricorda quella di Mike Pence quando fu scelto come compagno di corsa di Donald Trump nel 2016. Pence, governatore del Midwest con un modesto patrimonio netto basato in gran parte sulle pensioni, ha visto la sua situazione finanziaria migliorare notevolmente dopo aver lasciato l’incarico.

Con l’avanzare delle elezioni, la modestia finanziaria di Walz potrebbe rivelarsi sia un vantaggio che una sfida, mentre si muove in uno scenario politico dominato dalla ricchezza e dal potere. Indipendentemente dall’esito, la sua storia offre una narrazione avvincente di dedizione al servizio pubblico e di impegno verso i valori che trovano riscontro in molti elettori americani.

Karl Rove,  lo stratega repubblicano che fu l’artefice delle vittorie elettorali di George W. Bush, e tuttora lavora come consulente nelle campagne di alcuni parlamentari del suo partito,  è un conservatore ma non ama Trump. È un osservatore esperto, dotato di una certa equidistanza ed imparzialità: ‘Trump potrebbe perdere una gara che era sul punto di vincere tre settimane fa’.

Secondo Rove,  Kamala da quando è scesa in campo non sta conquistando voti di indipendenti o di repubblicani anti-Trump,  ma sta galvanizzando un elettorato del suo partito che aveva perso fiducia in Joe Biden. Per mesi l’entusiasmo in campo democratico era stato inferiore a quello dei repubblicani. Ora la situazione si è ribaltata. Un sondaggio ABC/Ipsos del 27 luglio ha rilevato che l’88% dei democratici sono entusiasti di Kamala Harris mentre solo l’82% dei repubblicani sono entusiasti di Trump.

La vittoria il 5 novembre andrà a chi farà meglio su due fronti: alzare il più possibile l’affluenza alle urne della propria base; e conquistare elettori indipendenti ancora indecisi. Gli indipendenti-indecisi sono ormai pochi, le stime che Rove cita vanno dall’1,8% a un massimo del 5% dell’elettorato. Sono pochi ma in una gara equilibrata possono essere decisivi. Essere capaci di ispirare la base fedele del partito, e al tempo stesso di convincere gli indipendenti, è un segno distintivo dei fuoriclasse della politica. Né Trump né la Harris meritano questa definizione. Ma a ciascuno di loro basta far meglio dell’avversario. Oggi lei sembra più capace di riuscirci.

Trump,  al momento,  alterna offerte allettanti a certe categorie di elettori, uniti ad  attacchi sulla storia politica del duo Harris-Waltz.

Importante la sua proposta di detassare le mance e le pensioni mentre è stata pessima l’idea di Biden e della Harris riguardo la cancellazione di debiti degli studenti universitari: voto di scambio, socialmente iniquo, e costosissimo per i contribuenti.  Poi, per  Biden e Harris, e per milioni di ex studenti americani una Corte d’appello federale ha bloccato il nuovo piano per riduzione del debito studentesco, impedendo di fatto all’amministrazione presidenziale di andare avanti con il Saving on a Valuable Education (Save) fino a quando il tribunale non si risolverà la causa. ‘Il nuovo piano è una maxi operazione, piu’ grande di quasiasi altro programma passato’, ha scritto il giudice federale nella sentenza. Sette procuratori generali di altrettanti Stati a guida repubblicana hanno intentato causa contro Save, introdotto lo scorso anno dopo che la Corte Suprema aveva annullato il programma universale di riduzione del debito studentesco voluto dal presidente americano.

Trump,  proponendo di esentare dall’Irpef le mance conferma la conversione del partito repubblicano a forza politica delle classi lavoratrici: in America le mance sono una componente dei salari della nuova classe operaia dei servizi (camerieri, fattorini delle consegne, autisti di Uber, ecc).

In quanto a esentare dall’Irpef le pensioni, qui c’è un argomento economico antico a favore, è il principio per cui non bisogna tassare due volte lo stesso reddito. La pensione, in un sistema previdenziale basato sul meccanismo contributivo puro com’è quello statunitense, è già stata tassata una prima volta alla percezione del salario o stipendio durante la carriera lavorativa. Trump insegue quella che forse è la lobby più potente d’America, l’Aarp che rappresenta l’esercito crescente dei pensionati.

Sicuramente populista è la promessa democratica di dare la sanità gratuita a immigrati clandestini che non hanno mai pagato un contributo; o peggio, l’appoggio di Kamala alla proposta della sua California di risarcire gli afroamericani in quanto vittime dello schiavismo, a prescindere se siano davvero discendenti di schiavi, e in uno Stato dove non esistette lo schiavismo; per di più finanziando i risarcimenti con tasse su una popolazione residente che discende da ondate d’immigrati poveri come italiani, irlandesi, messicani.

Chiudo l’articolo parlando delle presidenziali americane e di Sharon Stone, intervistata a Taormina sulle elezioni statunitense: ‘”Wow, ok. Grazie a Dio non sono un politico. Ogni Paese storicamente attraversa un periodo in cui qualcuno vuole diventare padrone del Paese. In molti casi le persone ci riescono e abbiamo visto molti modi diversi in cui questo accade e poi molti modi diversi in cui il popolo si riprende il proprio Paese sia in modo pacifico sia attraverso momenti di crisi come la guerra. Sono sempre stata un’americana molto orgogliosa e amo tantissimo il mio Paese. Ovviamente sono molto preoccupata per ciò che sta accadendo nel mio Paese in questo momento. Questo è una delle prime volte nella mia vita che ho davvero visto tutti candidarsi su una piattaforma di odio e oppressione”: così Sharon Stone incontrando i giornalisti al 70esimo Taormina Film Festival, dove si trovava per ricevere il Cariddi d’oro alla carriera al Teatro Antico, ha risposto a una domanda sulle elezioni americane e le guerre nel mondo. “Mi piace pensare che il mio Paese abbia tutte le qualità che abbiamo sempre sostenuto: indipendenza, coraggio, dignità e che tutti gli altri paesi che abbiamo difeso resteranno al nostro fianco mentre attraversiamo questi tempi difficili”, ha sottolineato. “Grazie a tutti voi che mi avete fermato ed espresso le vostre preoccupazioni e il vostro affetto, perché sono certa che l’esito di queste elezioni avrà una ripercussione anche su tutti voi”, ha concluso l’attrice e produttrice, sex symbol anni ’90 con il celebre ruolo in “Basic Instinct”.

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