Nel cuore di un palcoscenico incantato, dove scenografie ricche e avvolgenti evocano un romanticismo senza tempo, prende vita “Fate i Tuoni”, uno spettacolo tratto dal romanzo di Michele D’Ignazio e adattato per il teatro dallo stesso autore insieme ad Antonia Fama. La rappresentazione andrà in scena fino al 30 marzo 2025 al Teatro Trastevere di Roma, uno spazio da sempre attento alla sperimentazione e alla profondità emotiva delle sue produzioni.
La regia è affidata a Marco Zordan, direttore artistico del Teatro Trastevere, che riesce a costruire un equilibrio perfetto tra il romanticismo visivo e la profondità del racconto, lasciando spazio alle emozioni senza mai forzarle. Sul palco, a dare vita ai personaggi e alle loro emozioni, ci sono Antonia Fama e Marco Zordan, i quali, con un’interpretazione intensa e sfaccettata, riescono a restituire tutta la delicatezza e la forza del testo.
Protagonisti della narrazione sono due bambini, le cui esistenze corrono su binari paralleli, separati da un destino che sembra già scritto, ma accomunati da un’infanzia fatta di sogni e speranze. Attraverso i loro occhi innocenti, la durezza della storia si addolcisce, come filtrata da un velo di poesia che rende il dolore meno opprimente, trasformandolo in una dolce malinconia. Non c’è la cupezza degli adulti, non c’è la disperazione assoluta, ma piuttosto un senso di meraviglia e di attesa che si insinua tra le macerie di un mondo abbandonato.
La scenografia gioca un ruolo cruciale, con ambientazioni che alternano luoghi sospesi nel tempo a scenari desolati, metafora visiva delle anime che li abitano. I costumi, curati nei minimi dettagli, e le luci, soffuse e poetiche, contribuiscono a creare un’atmosfera che sembra fluttuare tra sogno e realtà.
Ciò che rende questa rappresentazione unica è la sua capacità di far vibrare le corde dell’anima, regalando momenti di pura emozione. Nonostante il peso del tema trattato, il pubblico non si ritrova schiacciato dalla tragedia, ma piuttosto immerso in una riflessione profonda sulla bellezza della speranza, sulla resilienza dell’infanzia e su quei luoghi del mondo che, per vari motivi, vengono svuotati dalla presenza umana. Alcuni sono abbandonati per scelta, altri per necessità, altri ancora sono il risultato della guerra, che priva intere generazioni della propria casa e del proprio futuro.
Un elemento che rende ancora più intensa l’esperienza è la natura interattiva della pièce: lo spettacolo non si limita a essere osservato, ma coinvolge attivamente lo spettatore, cercando di portarlo dentro l’opera anche fisicamente sul palco. Questo permette al pubblico di sentirsi parte della narrazione, di vivere sulla propria pelle le emozioni dei personaggi e di abbattere la barriera tra platea e scena, rendendo l’immersione ancora più profonda e toccante.
In definitiva, “Fate i Tuoni” non è solo uno spettacolo, ma un viaggio emotivo che tocca corde profonde. Lascia nello spettatore una sensazione dolceamara, un misto di commozione e speranza, come se, attraverso gli occhi di quei bambini, fosse possibile riscoprire un mondo meno duro, meno crudele, e ancora pieno di sogni. Un’opera da non perdere, capace di restare nel cuore ben oltre il calare del sipario.


Valentina Nasso