‘Ricordare, narrare, testimoniare, andare nelle scuole, scrivere, fare leggere e pretendere che i libri di storia ne parlino. La grande tragedia nazionale delle Foibe non è una battaglia di parte, isolata, secondaria, ma un pezzo della nostra storia’, come ha sottolineato il senatore Roberto Menia, esponente di Fratelli d’Italia, nel corso della presentazione, a Palazzo Madama, nella sala Nassiriya, della terza edizione del libro “10 febbraio – dalle foibe all’esodo” pubblicato con l collana “I libri del Borghese” e di cui l’esponente di FdI è anche l’autore. A breve inizierà il tour del libro nelle scuole italiane organizzato da Menia, affinché i ragazzi italiani “conoscano realmente i crimini perpetrati nei confronti degli italiani che abitavano le terre jugoslave sul finire della seconda guerra mondiale”. Anche la conferenza di oggi ha ribadito che l’oppressione dei cittadini italiani nelle zone istriane e il successivo esodo, culminato nel massacro di migliaia di persone, è stato “per molto tempo infoibato e nascosto”, come ha sottolineato il moderatore dell’evento Francesco de Palo.
Le Foibe nel libro di Roberto Menia
“E’ un libro che ho scritto con sofferenza, ogni tanto rileggo alcune pagine e mi commuovo da solo”, ha affermato Menia durante la conferenza, lui friulano e figlio di un’esule istriana: “Sono andato a cercare famiglia per famiglia ed è un percorso che ho compiuto attraverso decenni”.
“Non è un atto superfluo ricordare ogni anno il giorno del ricordo, celebrare il giorno del ricordo”, ha spiegato il presidente del Senato Ignazio La Russa durante l’apertura dell’evento. Poi ha sottolineato che la data del 10 febbraio deve essere “un’occasione per rendere onore, tardivo, a coloro che subirono l’oltraggio dell’indifferenza, o peggio della persecuzione, è tuttora un atto doveroso, sentito e necessario”.
Al convegno ha partecipato il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno e Massimiliano Lacota, per l’Unione degli istriani, associazione che compie 70 anni quest’anno e che è stata menzionata anche nella copertina dell’opera.
Ricordare gli esuli italiani con la testimonianza delle fonti
Roberto Menia ha raccontato di avere l’impressione del “tempo che passa e cancella” la memoria delle violenze subite dagli esuli italiani: “Siamo appena in tempo perché tutto questo non muoia”. Il senatore ha evidenziato l’importanza di ricordare con “coraggio, verità e col cuore” le vittime delle foibe. “Io ricordo quando passavo il confine sotto quella maledetta stele rossa” ha aggiunto “ricordo mamma che piangeva, quel dolore che ti passa senza sapere perché. Se fossi nato in altri anni e se mia mamma non fosse stata esule – ha spiegato – magari se fossi uno straniero che va a studiare all’università degli stranieri di Siena, mi racconterebbero che queste cose non sono mai successe come dice Montanari o che chi le ha subite, in qualche modo se lo meritava”.
Massimiliano Lacota, rappresentante dell’Unione degli istriani ha ricordato come questo sia “il primo governo che ha dato al mondo associativo” un ‘importanza che “non era mai stata data con questa continuità e costanza. Il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, ha rammentato che se si nasce “in un’Italia che vuole dimenticare, vieni trascinato nell’onda di chi vuole cancellare” proseguendo nel dire che, essendo nato anche lui in terra friulana, quando passò il confine ebbe modo di vedere cosa fosse realmente il comunismo.