Franco Di Mare, oggi i funerali a Roma, alle 14, in piazza del Popolo, nella chiesa degli Artisti

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Oggi, alle 14, ci saranno i funerali del giornalista Franco Di Mare nella basilica di Santa Maria in Montesanto, nota anche come chiesa degli Artisti, in piazza del Popolo, a Roma. Poi inizierà la battaglia per avere giustizia.

Franco Di Mare ha passato gli ultimi anni della sua vita a fianco della donna che amava, e che come mostrato dal fratello Gino, aveva sposato proprio due giorni prima di morire per le complicazioni di un mesotelioma. La moglie del giornalista morto per un mesotelioma è Giulia Berdini, ristoratrice romana di 33 anni, sua compagna da otto anni.

Nata il 24 novembre 1992, stando ai suoi profili social, ha frequentato il Liceo Classico Seneca di Roma. Dal 2010 lavora per un servizio catering della Capitale, attualmente in qualità di manager. L’azienda gestisce punti ristoro in diversi uffici, tra cui la sede dell’Istat, l’Università La Sapienza e gli studi Rai di Saxa Rubra. Proprio qui Berdini avrebbe incontrato Di Mare per la prima volta.

Berdini è sempre stata lontana dai riflettori – non ha mai rilasciato interviste – e ha vissuto l’amore con il giornalista, più grande di lei di 35 anni, privatamente. Poche perfino le foto sui social, sebbene ‘la più importante’, quella del profilo di Instagram, li veda ritratti insieme.

La 33enne sembra essere molto appassionata del suo lavoro, sempre citato sui social o ‘catturato’ con post e story. Tra le foto anche quelle con la cagnolina Lilli.

Da quanto raccontato da Franco Di Mare in un’intervista, la differenza d’età non è mai stata un problema per i due: “Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”, ha spiegato. In particolare, il giornalista apprezzava la capacità di Berdini di non annoiarlo mai: “Accanto a lei, non è mai stato possibile”.

Franco Di Mare, con la prima moglie, aveva adottato la figlia Stella, nata durante la guerra in Bosnia. Aveva solo 10 mesi e la loro storia è stata raccontata in una fiction Rai.

Franco Di Mare aveva parlato pubblicamente della sua malattia, spiegando che era collegata ai tanti servizi effettuati come inviato di guerra, soprattutto nella ex Jugoslavia, da dove proviene la figlia Stella. Quando il giornalista aveva 35 anni, infatti, si trovava a Sarajevo per documentare la guerra in Bosnia. Lì ha deciso di adottare una bambina di soli 10 mesi, che aveva incontrato in un orfanotrofio della città.

“Andai perché era stato colpito da una granata. Fu una fortuna che solo in due rimasero feriti. Non fu un atto di eroismo: io mi sono innamorato di una neonata, ci siamo un po’ scelti. Io non mi sento generoso, ho fatto di tutto per portarla via da Sarajevo ma in realtà non ho salvato nessuno. Lei, piuttosto, ha salvato me” aveva raccontato nel 2019 a ‘L’ora solare’. Il giornalista ha poi raccontato la loro storia nel romanzo “Non chiedere perché” e nel 2015 è stata fatta una fiction per Rai Uno, con Beppe Fiorello, dal titolo “L’angelo di Sarajevo“.

Franco Di Mare è morto a causa di mesotelioma. Aveva annunciato di essere malato a ‘Che tempo che fa’, spiegando che la malattia era dovuta all’amianto presente nell’aria, che probabilmente ha respirato quando lavorava come inviato.

Gino, giornalista scientifico, fratello più piccolo di Franco Di Mare, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’edizione di Repubblica:

L’ultimo desiderio di Franco Di Mare

C’è un desiderio che ha espresso?

“Prima di addormentarsi mi ha chiesto “Mi porti ancora al mare?”. Il nostro mare è Posillipo, lì siamo nati e abbiamo trascorso la nostra infanzia. Lì mio nonno Francesco Di Mare ha insegnato a Franco a nuotare, al Lido Ondina”.

Lo porterà lì?

“Sì, nei prossimi giorni. Ma non so se potremo spargere le sue ceneri, ci atterremo alle prescrizioni di legge”.

Adesso sono i giorni del dolore, del silenzio e domani il momento per l’ultimo addio. Poi verranno quelli in cui «qualcuno dovrà spiegare» come si è ammalato Franco di Mare, se l’amianto respirato durante il suo lavoro da inviato all’estero lo ha portato alla morte. Per questo

Oggi, senza alcuna incertezza, la figlia e la moglie del giornalista morto a 68 anni per una forma molto aggressiva di tumore, gli promettono di «continuare la sua battaglia».

Un testamento non solo affettivo ma di giustizia. Un responsabile «va individuato e punito», ha detto in questi giorni il legale di Di Mare, Ezio Bonanni, che è anche il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. Perché la storia va oltre il singolo caso dell’ex conduttore e inviato, ha ribadito il legale.

E oggi in una intervista sono proprio la figlia Stella e la moglie Giulia Berdini a far sapere che non ci sarà silenzio sulla morte di uno dei giornalisti più noti e amati della televisione. «Continuare la battaglia che ha intrapreso papà perché la sua malattia sia riconosciuta come professionale mi sembra il minimo che io possa fare per onorarlo. Con la persona con cui collaborava da anni, Jean Pierre El Kozeh, proseguiremo, come papà ha chiesto, il percorso che aveva intrapreso», promette Stella nell’intervista a “la Repubblica”.

Una promessa forte, profonda che si percepisce anche dalle parole della moglie del giornalista. «È una sua volontà testamentaria, gliel’ho promesso prima che andasse via. E l’ha fatto addormentandosi, poco prima ci aveva fatto ridere con la sua solita ironia», dice Giulia. Del resto era stato lo stesso giornalista poche settimane prima della sua morte, intervistato da Fabio Fazio, a raccontare quella vita, una vita «bellissima» disse, per una azienda che però, accusò drammaticamente «non lo avrebbe trattato con la giusta attenzione e rispetto dopo la scoperta della malattia».

I vertici della Rai avevano poi fatto sapere di avere inviato a Di Mare le informazioni che aveva richiesto. Ma potrebbe essere sul passato, infatti, il lavoro dei legali del giornalista. «Da legale di Franco Di Mare – ha detto ieri l’avvocato Bonanni – mantengo il riserbo dovuto al fatto che è appena deceduto, e non faccio nessun commento perché in questa situazione non sarebbe giusto anticipare le determinazioni che ho già pensato. In ogni caso confermo – aggiunge – che a mio modo di vedere ci sono in questo caso delle condotte che meritano un approfondimento d’ufficio da parte della Procura di Roma in relazione ai responsabili, cioè coloro che hanno determinato che Franco Di Mare fosse esposto senza protezione ad amianto e uranio impoverito nelle missioni fuori dall’Italia».

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