Funerali di Papa Francesco, tra presenti e assenti…

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Il camerlengo (in latino Camerarius) è una figura di grande importanza nella struttura della Chiesa cattolica. Si occupa delle finanze e dei beni della Chiesa, compreso il Palazzo Apostolico e le altre proprietà vaticane. Il camerlengo è anche un membro del collegio dei cardinali che partecipa al conclave per eleggere un nuovo Papa. Inoltre, è responsabile di supervisionare l’organizzazione e l’ordine del conclave stesso. Viene scelto dal Papa, come figura di grande fiducia. La sua posizione non dura a vita, ma è legata al pontificato in carica.

L’attuale camerlengo è Giovanni Battista Re, nominato nel febbraio 2007 da Papa Benedetto XVI, succeduto a Eduardo Martínez Somalo. Ben più gravosa diviene il ruolo del camerlengo in caso di decesso di un pontefice: in questo caso si occupa di presiedere la sede vacante fino all’elezione del successore.

La Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, all’articolo 17 ricorda i compiti del camerlengo a seguito della morte del Papa: “Appena ricevuta la notizia della morte del Sommo Pontefice, il Camerlengo di Santa Romana Chiesa deve accertare ufficialmente la morte del Pontefice alla presenza del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, dei Prelati Chierici e del Segretario e Cancelliere della stessa Camera Apostolica, il quale compilerà il documento o atto autentico di morte”. Il Camerlengo deve, inoltre, apporre i sigilli allo studio e alla camera del Papa defunto, disponendo che il personale dimorante nell’appartamento privato possa restare fino a dopo la sepoltura.

I funerali di Papa Francesco si terranno sabato 26 aprile a partire dalle 10, sul sagrato della Basilica di San Pietro e sono già numerosi i leader che hanno confermato la propria presenza. Ovvia e scontata quella dei rappresentanti italiani delle istituzioni, a partire da Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, in queste ore anche Donald Trump ha informato tramite il social Truth che sarà a Roma con sua moglie Melania. Lo stesso ha annunciato Javier Milei, presidente argentino, che ha anche fatto sapere che a breve proclamerà sette giorni di lutto ufficiale per ricordare Jorge Bergoglio, nato a Buenos Aires nel 1936. Non ci sarà Valdimir Putin, come confermato dal portavoce Dmitry Peskov citato dalla Tass. A Roma sarà presente una delegazione russa.

Nella mattina di martedì hanno confermato la propria presenza a Roma per il funerale di Papa Francesco anche il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva e sua moglie. Emmanuel Macron, ha fatto sapere che “saremo presenti ai funerali del Papa, come è giusto che sia”, facendo probabilmente anche riferimento alla presenza di sua moglie a Roma. Una fonte della presidenza di Kiev ha fatto sapere ai funerali presenzierà anche Volodymyr Zelensky. Hanno confermato la loro presenza anche il presidente tedesco Frank-Walter Steimeier e il cancelliere Olaf Scholz. Non ci sarà il leader della Cdu e cancelliere tedesco in pectore, Friedrich Merz, “d’intesa con il presidente federale e il cancelliere federale in carica”.

Hanno dato la propria conferma per la partecipazione alle esequie anche Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Antonio Costa, rispettivamente presidente della Commissione europea, presidente del parlamento europeo e presidente del Consiglio europeo. Non ci sono informazioni sulla presenza di una delegazione dalla Cina ma ci sarà quella di Taiwan. Ci sarà il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e arriveranno a Roma anche il presidente polacco Andrzej Duda e la moglie. Ci saranno Re Felipe e la Regina Letizia di Spagna, il premier britannico, Keir Starmer e il principe William in rappresentanza della famiglia reale.

Presenzieranno anche Filippo e Matilde, Re e Regina dei Belgi, il cancelliere austriaco Christian Stocker insieme ad Alexander Van der Bellen, presidente dell’Austria, e sua moglie Doris Schmidauer. Hanno confermato la presenza il presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, e il primo ministro Luís Montenegro. Con loro anche il presidente del Parlamento, José Pedro Aguiar-Branco, e il ministro degli Esteri, Paulo Rangel.

È un silenzio che rimbomba, quello di Israele sulla morte di Papa Francesco. Perché se il presidente israeliano Isaac Herzog è stato tra i primi a esprimere le sue condoglianze su “X”, auspicando che l’appello di Bergoglio per la pace e il ritorno degli ostaggi possa realizzarsi, dopo di lui né il primo ministro Benjamin Netanyahu, né il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar si sono espressi. Un breve post del ministero degli Esteri di Israele, condiviso su Instagram, Facebook e X in cui era scritto «Riposa in pace, Papa Francesco. Che la sua memoria sia una benedizione», è stato poi cancellato provocando scalpore.

«Il tweet è stato pubblicato per errore», hanno detto fonti del ministero degli Esteri contatti dal “Jerusalem Post”, «rispettiamo i sentimenti dei suoi fedeli». Funzionari israeliani hanno spiegato che il silenzio delle autorità israeliane è voluto e direttamente collegato alle recenti posizioni del Pontefice sulla Striscia di Gaza. Dove, aveva detto il Pontefice, «non è in corso una guerra. È crudeltà», accusando Israele di «bombardare i bambini e colpirli con mitragliatrici» e sostenendo che «quello che sta accadendo a Gaza assomiglia a un genocidio».

Le critiche
Ma diversi funzionari israeliani hanno criticato la decisione del governo di rimanere in silenzio, sostenendo che il Papa non fosse solo un leader politico. «Penso che la decisione sia un errore. Non dovremmo comportarci in questo modo dopo la morte di qualcuno», ha dichiarato al “Jerusalem Post” Raphael Schutz, che fino alla scorsa estate ha ricoperto l’incarico di ambasciatore di Israele in Vaticano.

Alle parole del Papa, Israele avrebbe dovuto rispondere sul piano diplomatico quando le ha pronunciate, ha aggiunto. «Ma ora non stiamo parlando solo di un capo di Stato, ma anche di una guida spirituale per oltre un miliardo di persone, quasi il 20% dell’umanità. Non credo che il silenzio trasmetta il messaggio giusto», ha detto Schutz.

In merito ai funerali del Papa sabato, 26 aprile 2025, l’ex ambasciatore sottolinea che vi «parteciperanno leader mondiali. Se saremo assenti, sarà vistoso e darà una cattiva immagine di noi. Potrebbe rafforzare un senso di isolamento, già accentuato dalla guerra in corso, e gettare inutilmente benzina sul fuoco. Sarebbe un peccato».

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