A Rio de Janeiro Giorgia Meloni e Luiz Inácio Lula da Silva si sono incontrati alla vigilia del G20 per un bilaterale che guarda al rafforzamento dei legami tra Italia e Brasile. Al centro del confronto, temi economici e di cooperazione strategica: infrastrutture, energia e scambi commerciali. Lula ha colto l’occasione per invitare Meloni a tornare in Brasile, proponendo un meeting tra imprese dei due Paesi per esplorare nuove opportunità di crescita condivisa.
Il G20 brasiliano si snoda in tre sessioni in due giorni: fame e povertà, riforma della governance globale e transizione energetica. Meloni sarà protagonista nella prima e nella terza sessione, con un’agenda che sottolinea il ruolo dell’Italia su sicurezza alimentare ed energia sostenibile, due pilastri della strategia tricolore.
Un “esercito” di 800.000 cittadini italiani e 30 milioni di discendenti di italiani, un potenziale di 40 miliardi di euro di investimenti in Brasile che le nostre imprese hanno in progetto di fare.
Energia e infrastrutture al centro del dibattito
Tra i temi più rilevanti è emerso il nodo dei servizi energetici, con particolare attenzione alle attività di Enel in Brasile, soprattutto nella regione di San Paolo. Migliorare la qualità del servizio offerto dall’azienda è stato indicato come una priorità comune. Inoltre, è stato affrontato il tema dello sviluppo infrastrutturale, considerato strategico per ampliare le opportunità di collaborazione tra i due Paesi.
Un piano d’azione per il futuro
I due leader hanno discusso della possibilità di definire un nuovo piano di azione per il quinquennio 2025-2030, mirato a consolidare il partenariato strategico in settori cruciali come la transizione energetica, la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile. Questa iniziativa si inserisce in una visione condivisa di rafforzamento delle relazioni bilaterali in ambiti di mutuo interesse.
Un’agenda internazionale intensa
L’agenda della premier prevede anche incontri bilaterali con leader internazionali, tra cui il primo ministro indiano Narendra Modi e il premier canadese Justin Trudeau, per un passaggio simbolico della presidenza del G7. Sono previsti anche colloqui con il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti e con il presidente della Banca Mondiale Ajay Banga, con particolare attenzione al piano Mattei.
Gli investimenti italiani del Piano Mattei, che destinano oltre 600 milioni di euro ai primi progetti in Africa, hanno acceso un acceso dibattito sui social media. Le reazioni non si sono fatte attendere: da un lato, c’è chi elogia il governo per il suo impegno strategico volto a migliorare la cooperazione economica e le infrastrutture nei Paesi chiave del continente africano. Dall’altro, molte voci critiche sollevano dubbi sull’opportunità di utilizzare fondi pubblici italiani per finanziare iniziative estere, in un momento in cui persistono difficoltà economiche in Italia.
Mettono in discussione l’efficacia e la priorità di tali investimenti. In particolare, alcuni utenti esprimono preoccupazioni per l’ammontare del contributo previsto per il Corridoio di Lobito in Angola, pari a oltre 300 milioni di euro. La cifra è vista da molti come eccessiva rispetto alle necessità interne, sollevando questioni di trasparenza e concretezza nei benefici che l’Italia potrebbe ottenere da tali operazioni internazionali.
A fronte delle critiche, alcuni esponenti del governo e della Struttura di missione del Piano Mattei hanno evidenziato l’importanza strategica di questi progetti per rafforzare la presenza italiana nei mercati internazionali e creare nuove opportunità economiche e occupazionali, anche a beneficio delle imprese italiane. Tuttavia, molti utenti continuano a chiedersi se queste iniziative siano la scelta giusta in un periodo di tagli alla spesa pubblica e di crescenti necessità sociali all’interno del Paese.
Il progetto in Kenya per l’espansione della produzione di olio vegetale per biocarburanti avanzati, anch’esso oggetto di finanziamento, ha sollevato ulteriori perplessità. Nonostante l’intento di promuovere una transizione energetica più verde, il costo complessivo di 200 milioni di euro ha alimentato critiche su come e dove allocare i fondi.
La bufera social continua ad alimentare il dibattito tra sostenitori e oppositori, evidenziando il delicato equilibrio tra interessi nazionali e internazionali in tema di investimenti pubblici.
Gli sherpa del G20 stanno continuando a lavorare alla bozza della Dichiarazione finale, con l’obiettivo di superare le divergenze sui dossier geopolitici e sui temi di sicurezza alimentare, debito, clima, energia, empowerment femminile e intelligenza artificiale.