Giorgetti alzi lo sguardo verso l’ Albania

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Il Presidente della Repubblica ha ricordato che la storia italiana è fatta di emigrazione e di immigrazione. Più di trenta milioni di italiani sono partiti dall’ Unità d’ Italia agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso. Da non tralasciare l’ emigrazione interna che vide partire dal Sud verso il Nord del Paese un milione e trecentomila persone . Era un periodo che vedeva la nostra gente scappare e abbandonare il suol patrio alla volta di terre lontane , per un pezzo di pane . Oggi al contrario il governo Meloni celebra l’ invio di 16 immigrati verso i centri di accoglienza costruiti in Albania, in virtù di un accordo siglato con il governo di Rama. Una sorta di ritorno ad un colonialismo caciottaro e naturalmente a spese degli italiani. La costruzione dei due centri di accoglienza inequivocabilmente hanno il contenuto di propaganda tipica di un’ epoca triste per il nostro Paese che ci auguriamo non torni più. Quell’ ipocrisia politica e propagandistica di sottrarre agli sguardi pubblici i flussi migratori, viene fatta passare come una strategia risolutiva delle tensioni sociali che i movimenti delle popolazioni spesso determinano. E’ fuori di dubbio che il piano del governo italiano risponde alle ideologie più significative delle estreme destre continentali. A questo punto sorge spontanea la domanda: ” Ma sarà in grado di avere un effetto di deterrenza determinando una diminuzione delle partenze verso l’ Europa e un concreto contrasto all’ immigrazione clandestina? E riuscirà a farlo nel rispetto dei diritti umani dichiarati nella nostra Carta Costituzionale e in ossequio alle convenzioni internazionali? Pensiamo al momento dello sbarco con l’ attivazione di una serie di soggetti: polizia , guardia costiera, personale sanitario, psicologi, organizzazioni internazionali, ciascuno con un compito assegnato a supporto di persone salvate dopo viaggi estenuanti alla merce’ di trafficanti senza scrupoli. Tutto questo sembra che in Albania sia ridotto all’ osso. Passando alla parte più operativa questi due centri di accoglienza, secondo le stime più ottimistiche, avrebbero la capacità di ospitare al massimo 2000 persone al mese, a fronte di un numero di sbarchi , in Italia, di almeno il doppio. Il costo poi è a dir poco abnorme, se si calcola che che da oggi al 2028 , si spenderà circa un miliardo di euro. Basta un esempio : il primo viaggio di soli 16 migranti è costato per ciascuno di essi 18.000 euro e quattro sono già tornati indietro . In quanto alle procedure giuridiche si preannunciano difficoltà non da poco. Le persone che arrivano in Albania, con o senza richiesta di asilo, potranno essere trattenute solo se un magistrato italiano convalida la misura, senza considerare che occorre la presenza di avvocati d’ ufficio e tutto con collegamenti da remoto. E nulla può escludere che una procedura svolta a distanza, possa comprometterne la correttezza. In caso di rifiuto della concessione d’ asilo che ne sarà del migrante? Dove finiranno quelli senza documenti? Permarranno nei centri albanesi o torneranno in quelli italiani? E che fine faranno quei migranti allorché venga appurata l’ impossibilità del rimpatrio? Resteranno privi di documenti in Albania o in Italia? Tutte domande alle quali al momento e’ difficile o addirittura impossibile dare una risposta. Se non si sciolgono subito questi nodi l’ intero progetto di ‘ deportazione’ rischia di rimanere senza efficacia. Riteniamo allora che sarebbe stato meglio risparmiare un miliardo di euro degli italiani ed evitare tagli alle scuole che hanno il.compito di formare ed educare le future generazioni. Ci permettiamo , molto sommessamente di suggerire al Ministro dell’ Economia: ” Giorgetti alzi lo sguardo verso l’ Albania.”

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