Mentre la commissione europea, Politico, Weber, Confindustria, imprenditori lodano il ruolo di interlocuzione con gli Usa del premier Meloni, arriva il leader di Avs: “Nel suo viaggio a Washington, Giorgia Meloni dirà signorsì a Trump. Dirà “sì”: all’acquisto di gas americano, che costa molto; all’acquisto di armi statunitensi; all’importazione di carni piene di ormoni e di prodotti agricoli americani ricchi di pesticidi. Tanti “sì” che non vanno certo nella direzione dell’interesse nazionale e della tutela della salute e dell’ambiente”.
Il premier, per contro, andrà alla Casa Bianca in nome degli interessi europei, come anticipato in molti retroscena circa i dossier che porterà sul tavolo di Trump. Il lavoro preparatorio del premier si sta concentrando in varie direzioni visto che il presidente del Consiglio sta lavorando a più dossier. L’esecutivo starebbe concentrando il suo impegno – tra le altre cose- sull’eventuale attivazione di misure di salvaguardia da parte della Commissione Ue, in linea con le norme del Wto, per tutelare il mercato e la produzione interna dell’Unione europea”.
Meloni è in prima linea nel tentativo di cancellare il Green Deal europeo, una strategia fondamentale per combattere la crisi climatica e costruire un’economia sostenibile. È chiaro che per lei la transizione ecologica non è una priorità, ma un ostacolo da abbattere per favorire vecchi modelli economici inquinanti e dipendenti dalle lobby fossili”.
Bonelli è completamente fuori campo: “Meloni dovrebbe anche dire chiaramente a Trump che la sua scelta di imporre nuovi dazi è sbagliata; invitarlo a tornare sui suoi passi e lavorare per un clima internazionale più disteso. Le politiche di Trump stanno contribuendo a destabilizzare l’intero pianeta”.
A sinistra, e dalle parti di Avs, il ruolo centrale di Meloni in questa fase non viene digerito e un’opposizione inconsistente prevede il futuro in una temperie commerciale e diplomatica molto complicata e in crescente difficoltà di ora in ora. Il momentaneo stop di Donald Trump ai dazi del 20% sulle merci europee, “ricambiato” con il congelamento delle contro-tariffe Ue, è la cornice che consente a Giorgia Meloni di preparare con maggiore serenità la delicata trasferta negli Stati Uniti il prossimo 17 aprile. Nel frattempo proseguono le interlocuzioni tra il premier e il numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen: che, infatti, si sarebbero sentite telefonicamente nella giornata di giovedì. Meloni si prepara a fare il possibile per conciliare un accordo tra Washington e Bruxelles. Un «rapporto privilegiato» che la premier proporrà a Trump di suggellare con un vertice tra Stati Uniti ed Europa, che potrebbe tenersi a ridosso del summit Nato di giugno. La presidente del Consiglio è rimasta a Roma, dopo aver annullato la sua visita al Salone del mobile di Milano, proprio per concentrarsi sul viaggio negli States. C’è fiducia, nell’esecutivo, per il raggiungimento di un accordo con Trump, ma allo stesso tempo si guarda con preoccupazione alle tensioni commerciali tra gli Usa e la Cina: Washington applicherà a Pechino complessivamente dazi al 145%; il ‘Dragone’ risponde alzando le sue tariffe al 125%.
L’esecutivo starebbe concentrando il suo impegno sull’eventuale attivazione di misure di salvaguardia da parte della Commissione Ue, in linea con le norme del Wto, per tutelare il mercato e la produzione interna dell’Unione europea. Questo è tanto più necessario alla luce della situazione ormai evidente: come confermano anche le dichiarazioni di Trump e l’escalation di ritorsioni tariffarie tra Stati Uniti e Cina, stiamo assistendo a un fenomeno di sovrapproduzione (in Cina e in altri Paesi) che, trovandosi chiuso l’accesso al mercato americano, “rischia di riversarsi inevitabilmente verso l’Europa. A questo specifico aspetto sta lavorando il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che starebbe preparando un documento di indirizzo, che sarà oggetto di confronto con il ministero degli Esteri e, successivamente, all’interno della task force di Palazzo Chigi, per contribuire alla definizione della posizione italiana.
Sullo sfondo resta in piedi un altro dossier, con l’ipotesi di istituire un fondo di compensazione europeo per ‘ristorare’ le imprese colpite dall’aumento delle tariffe Usa. Questa opzione, fanno sapere fonti dell’esecutivo, “potrà essere valutata in modo compiuto solo quando avremo piena contezza degli esiti del negoziato con gli Usa, che finalmente si è avviato, come avevamo auspicato con determinazione e lungimiranza”.
Meloni sta operando per gli interessi dell’Europa. Cadono nel vuoto pertanto le “preoccupazioni” della segretaria del Pd: “Attenzione a non dare a Trump l’impressione che ci sia una disponibilità a una trattativa bilaterale, perché le trattative bilaterali rischiano di dividere l’Europa. E di farci trovare tutti più fragili a partire proprio dall’Italia”. Il premier spagnolo Sanchez correndo in Cina a parlare di strategie commerciali sta rischiando di dividere l’Europa. Non certo Meloni, che andrà alla Casa Bianca con la “benedizione” di von der Leyen, del leader del Ppe Weber, delle imprese, di Confindustria. La Ue e non solo si fidano di Meloni.
Meloni vuole arrivare a un azzeramento dei dazi reciproci sui prodotti industriali esistenti con la formula dello “zero per zero”, come ha specificato lei stessa in occasione dell’incontro di martedì scorso con le categorie produttive: è in quella sede che il governo italiano ha ventilato lo stanziamento di 25 miliardi di euro (tra riprogrammazione del Pnrr e riforma Ue della politica di coesione) per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività: “Ma se i risultati delle trattative saranno buoni come auspichiamo, quei fondi potrebbero non essere utilizzati”, precisa il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
La posizione del governo viene ribadita in una nota informativa a cura dell’ufficio studi di Fdi. Il documento – che risale all’8 aprile, quindi prima della pausa sui dazi annunciata da Trump – rimarca come la strada da percorrere con gli Usa sia “innanzitutto quella del dialogo”: i dazi, si legge, “sono una risposta sbagliata ad un problema di carattere globale che comunque esiste, e tra alleati è doveroso cercare di trovare insieme soluzioni”. Nel frattempo rimane in piedi l’esortazione e a togliere quei dazi “che l’Europa si è auto-imposta”: dal grean deal alla sburocratizzazione della miriade di norme che rallentano lo sviluppo e accentuano ulteriormente la concorrenza sleale fatta da colossi come la Cina.
Come affermato da Trump, gli Stati Uniti affronteranno la questione dei dazi trattando la Ue come “un unico blocco”; escludendo dunque negoziati con i singoli Stati membri. Una posizione che trova conferma anche nelle parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che da Nuova Delhi ricorda come sia l’Unione europea ad avere “l’unica competenza” in materia tariffaria. L’obiettivo della missione di Meloni, sottolinea il titolare della Farnesina, è quindi quello di “dare un contributo alla riduzione della tensione e favorire un accordo tra l’Unione europea e gli Usa”.