Giorgia Meloni in Arabia Saudita, a Gedda, in un punto stampa, risponde su Almasri, Santanchè e riforma Giustizia

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sbarcata all’aeroporto internazionale King Khalid di Gedda, accolta con tutti gli onori dal ministro del Commercio saudita, Majed Bin Abdullah Al Qasabi, dall’ambasciatore saudita in Italia, principe Faisal bin Sattam Al Saud, e dal governatore della Provincia della Mecca, Khalid bin Faysal Al Saud. Ad accogliere il premier anche l’ambasciatore italiano a Riad, Carlo Baldocci, e il console generale a Gedda, Leonardo Costa.

Primo atto della visita ufficiale: il saluto all’equipaggio dell’Amerigo Vespucci, la leggendaria nave scuola della Marina militare. Partita da Genova il 1° luglio 2023, la “Signora dei Mari” ha intrapreso un tour mondiale straordinario, toccando 5 continenti, 30 nazioni e 35 porti, prima del suo rientro nel Mediterraneo.

Sul tavolo, un ventaglio di temi che spaziano dalla geopolitica alla cooperazione economica, con un focus particolare su difesa, energia e investimenti. Al centro, la firma di una dichiarazione congiunta che sancirà un partenariato strategico tra i due Paesi.

Un capitolo cruciale della missione è rappresentato dalle opportunità offerte dalla Vision 2030 di Mohammed bin Salman, il piano di diversificazione economica del Regno oltre il petrolio. Con la premier ci sono anche rappresentanti di grandi imprese italiane, tra cui Leonardo, guidata dall’amministratore delegato Roberto Cingolani, per siglare importanti collaborazioni.

Tra gli accordi più attesi, quello relativo alla partecipazione saudita al programma Gcap per un nuovo caccia da combattimento, e un memorandum sull’aerospazio che potrebbe aprire scenari inediti per l’industria italiana.

La missione mediorientale di Meloni si concluderà oggi in Bahrein, segnando un altro primato: sarà la prima visita di un primo ministro italiano nel Paese del Golfo. L’incontro con il re Hamad Bin Isa Al Khalifa sarà focalizzato su questioni di interesse comune, spaziando dal «dialogo interreligioso» ai «principali dossier di cooperazione bilaterale», con particolare attenzione al piano difensivo e alla lotta contro l’immigrazione irregolare.

Meloni e il sovrano si erano già incontrati a Roma lo scorso 17 ottobre, durante la visita ufficiale in Europa, consolidando un dialogo bilaterale che si prepara a nuove prospettive di crescita.
In un punto stampa a Gedda, nel corso della missione per la firma del partenariato strategico con l’Arabia Saudita, Giorgia Meloni ha fatto chiarezza sui temi che infiammano il dibattito politico italiano, riportando i dossier nella loro corretta prospettiva. Così, mentre in patria la magistratura inscena proteste all’inaugurazione dell’Anno giudiziario, lei ricorda che il faro della riforma della Giustizia voluta dal governo è la Costituzione. Mentre l’opposizione continua a chiedere le dimissioni di Daniela Santanchè, Meloni chiarisce che non solo non c’è alcun braccio di ferro in atto, ma il clima è «assolutamente sereno». E che su Almasri l’Italia darà alla Cpi i chiarimenti richiesti, ma ne chiederà a sua volta.

«Le proteste sono sempre legittime. A me può rammaricare questo atteggiamento dell’Anm per cui qualsiasi tentativo di riforma materia di giustizia viene letta come una specie di apocalisse, una fine del mondo che bisogna rifiutare senza se e senza ma. Penso che non giovi neanche ai magistrati, perché anche tra le posizioni più distanti, quando poi ci si siede a un tavolo e ci si confronta, dei punti di contatto si trovano», ha detto il premier, sottolineando che «rispetto a quella Costituzione che viene ostentata, mi corre l’obbligo di ricordare che l’articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno diritto di associarsi in partiti politici per concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale».

«Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, i cittadini votano, i cittadini decidono attraverso i programmi di chi vince le elezioni quali debbano essere le scelte della politica e quindi noi stiamo facendo qualcosa che è perfettamente “fit”, perfettamente adeguato a quello che c’è scritto la Costituzione, mentre io non trovo – ha sottolineato – un articolo della Costituzione che dice la giustizia non si può riformare».

Sulla questione del rinvio a giudizio di Daniela Santanchè, Meloni, spiegando di essere «contenta» di dire la sua, ha innanzitutto voluto «sgombrare il campo» dalle ricostruzioni di certi retroscena: «Non c’è nessun braccio di ferro, non c’è preoccupazione, non c’è un imbarazzo che addirittura mi porterebbe a non presentarmi al Consiglio dei ministri, a spostare la data della mia visita in Arabia Saudita per non incontrare il ministro Santanchè». «C’è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale in un clima assolutamente sereno», ha spiegato il premier, ribadendo che non basta un rinvio a giudizio per giustificare le dimissioni di un ministro. «Penso anche che il ministro Santanchè stia lavorando ottimamente, dopodiché la valutazione che semmai va fatta è quanto tutto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro», ha sottolineato Meloni, chiarendo che si tratta di una valutazione che deve fare prima di tutto la stessa Santanchè.

Per quanto riguarda l’altro caso che negli ultimi giorni è diventato un cavallo di battaglia della sinistra, ovvero l’espulsione del generale libico Almasri, il premier ha ricordato che «è stato liberato sulla disposizione della Corte d’Appello di Roma, non sulla disposizione del governo: quindi non è una scelta del governo». «Quello che il governo sceglie di fare, di fronte a un soggetto pericoloso per la nostra sicurezza, è espellerlo immediatamente dal territorio nazionale» e l’utilizzo del volo di Stato per rimpatriarlo non è stata «un’innovazione», ma una «prassi consolidata», adottata anche dai governi precedenti, quando in gioco ci sono questioni di sicurezza. Meloni ha poi spiegato che il governo manderà alla Cpi i chiarimenti che chiede, ma, ha avvertito, «ne chiederemo a nostra volta». «Credo che anche la Corte – ha sottolineato – debba chiarire perché il mandato di arresto sia stato spiccato quando Almasri aveva già attraversato credo almeno tre nazioni europee e lasciava la Germania per andare verso l’Italia. Spero che su questo tutte le forze politiche vogliano darci una mano».

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