“Ieri mi sono ritrovata sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata: se in Italia capiscono cosa sta accadendo, all’estero non è la stessa cosa…”, esordisce la premier Giorgia Meloni a proposito del caso Almasri, intervenendo in video-collegamento a ‘La Ripartenza’, evento ideato da Nicola Porro. Cosa sta accadendo? Nulla, se non il solito copione: qualcuno denuncia, le toghe rosse procedono, la sinistra specula. E il tutto finisce in pasto ai giornali, in tutto il mondo. “Ecco cosa mi manda ai matti: puoi fare tutti i sacrifici necessari, ma se quegli stessi italiani che dovrebbero remare con te ti remano contro, smontano tutto il lavoro che fai…”, dice con amarezza in una intervista rilasciata in collegamento da Palazzo Chigi, con due bandiere tricolore alle spalle: la premier replica per le rime all’opposizione, politica e giudiziaria, che in questi giorni sta speculando sulla vicenda del rimpatrio del libico Almasri, con tanto di “avviso” di inizio indagine, al Tribunale dei ministri, per lei, due ministri e un sottosegretario. “Un atto voluto e un danno alla nazione“, dice, a proposito della denuncia che ha indotto la Procura di Roma ad aprire un fascicolo.
“Non è normale che alcuni magistrati politicizzati cerchino di colpire chi non è politicamente schierato con loro”, attacca Meloni. La magistratura – prosegue – è una colonna portante della nostra Repubblica, ma nessun edificio poggia su una colonna sola”. “Quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema crolla. Se alcuni giudici vogliono governare, si candidano e alle elezioni e governano. In alcuni casi lo hanno fatto, legittimamente. L’unica cosa che non si può fare è che loro governano e io vado alle elezioni: questo non lo accetterebbe nessuno. Noi abbiamo scelto di scrivere un’altra storia: una storia di rispetto delle regole, di rispetto dei ruoli e di credibilità delle istituzioni. Una storia di orgoglio e libertà per le persone perbene. Forse per questo non siamo graditi”. Poi la premier prosegue: “Ci sono alcuni giudici, fortunatamente pochi, che vogliono decidere la politica industriale, ambientale, le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere come si possa riformare la giustizia… In pratica vogliono governare loro. Ma c’è un problema: se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa; se loro sbagliano, nessuno può fare o dire niente. Nessun potere al mondo in uno Stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo”.
L’atto –l’avviso di indagine sul caso Almasri – era chiaramente un atto voluto”, dice la presidente del Consiglio. “Tutti sanno che le procure in queste cose hanno la loro discrezionalità, come del resto è dimostrato dalle numerosissime denunce che i cittadini hanno fatto contro le istituzioni e sulle quali si è deciso di non procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati. Pensiamo al periodo del covid, potrei fare decine di esempi. Io penso che a chiunque nei miei panni, di fronte a questa vicenda, cadrebbero un po’ le braccia”, dice Meloni. Poi, sui voli di Stato. “Nel mese di gennaio io ho fatto 73 ore di volo, qualcuno mi critica perfino perché porto mia figlia con me all’estero quando parto. Non si capisce quando la dovrei vedere… Ho fatto 73 ore di volo perché ogni ora volata, ogni viaggio, ogni accordo che si stringe sono fondamentalmente porte che si aprono per le nostre imprese”.
I viaggi, dunque, con l’orgoglio di portare a casa accordi commerciali che fanno bene a tutti, all’economia, è la tesi della Meloni. “Significano posti di lavoro e possibili investimenti, la credibilità che cerco faticosamente di costruire ha portato qualche giorno fa un fondo di investimento norvegese – il più grande nel mondo per asset – a comprare oltre 8 miliardi di titoli di stato italiani. Ha portato gli indiani, gli azeri e i canadesi a confrontarsi in una gara pubblica sull’acquisto dell’Ilva. Ha portato a salvare Ita con una collaborazione ambiziosa con i tedeschi di Lufthansa. Ha portato lo scorso fine settimana in Arabia Saudita a stringere accordi per 10 miliardi di euro”, prosegue. “Con una battuta, dal ghiaccio dei fiordi alla sabbia del deserto il mondo è tornato a puntare sull’Italia, sulle nostre imprese, sulle nostre eccellenze. Il merito è delle imprese e dei lavoratori, ma ora c’è anche un governo che cerca di dare il massimo per creare condizioni di credibilità e autorevolezza”.
Poi Meloni torna sul tema giustizia. “Sono preoccupata? Non sono preoccupata. Sono demoralizzata? Non sono nemmeno demoralizzata. Quando ho accettato di guidare questa nazione sapevo esattamente a cosa sarei andata incontro, la battaglia che stiamo cercando di condurre va oltre un programma di governo e va oltre la destra e la sinistra -afferma ancora-. E‘ la battaglia per un’Italia normale, nella quale una persona perbene non debba avere paura dello stato, della giustizia, del fisco e della burocrazia. Non è normale e non è inevitabile che i governi li scelga il palazzo e non il popolo. Non è normale e non è inevitabile che alcuni magistrati politicizzati cerchino di colpire chi non è politicamente schierato con loro. Sono degenerazioni che hanno messo in ginocchio la nazione più bella del mondo. Se le istituzioni non sono giuste, perché io debbo comportarmi bene? E’ questo che ci ha devastato”.