Giorni Infelici: un monologo tra ironia e amarezza

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Al teatro Spazio Diamante fini al 16 Marzo lo spettacolo Giorni Infelici scritto e interpretato da Sabrina Scuccimarra, con musiche di Gioacchino Balistreri, disegno luci di Alessio Pascale, assistenza alla regia di Matteo D’Incoronato e produzione Tiezzi, in collaborazione con Associazione Culturale Padiglione Ludwig, si configura come un monologo brillante e agrodolce, capace di far riflettere il pubblico attraverso l’ironia e l’umorismo. Diretto da Martino D’Amico, lo spettacolo si distingue per una narrazione coinvolgente e una messa in scena simbolica ed efficace.

La protagonista, unica interprete di se stessa, affronta la sua giornata con la corazza delle conversazioni abitudinarie e degli amori ideati, attenta a mantenere tutto incanalato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in cinquant’anni di semi-vita. Anche il minimo scarto dalla routine potrebbe distruggere il castello di certezze che si è costruita. Tuttavia, l’arrivo inaspettato di una “vicina” stravolge il suo equilibrio, costringendola a rivedere il proprio copione quotidiano.

La scenografia minimale, composta interamente da un ammasso di carte, diventa un potente simbolo dell’esistenza della protagonista: fogli accatastati che si trasformano in oggetti di uso quotidiano – il letto, il tavolo, il balcone – costruendo un universo claustrofobico e ripetitivo, specchio della sua vita. La routine è scandita da interazioni con figure stereotipate rappresentate da cumuli di carta – la signora madre, il signor padre, una donna della spesa – con cui mantiene conversazioni prevedibili e ridondanti. La frase ricorrente “Buongiorno signora, buongiorno signori, come va? E sua moglie come sta? E suo marito come sta?” sottolinea il ciclo immutabile della sua esistenza e la sua incapacità di rompere lo schema.

Il punto di svolta dello spettacolo è l’incontro con la vicina di casa, una figura ambivalente che si rivela essere una proiezione di se stessa, un riflesso della sua solitudine e delle sue paure. Questo confronto speculare porta a momenti di comicità intensa, come nella scena in cui la protagonista, attraverso la sua dirimpettaia immaginaria, esprime desideri e fantasie represse, incluso l’amplesso notturno con il “ragazzo dell’acqua”, giovane stereotipato che le porta le bottiglie della spesa.

Sabrina Scuccimarra regge con grande maestria il monologo, alternando registri comici e drammatici con naturalezza ed efficacia. La narrazione, seppur leggera, tocca temi profondi come la solitudine, la ripetitività della vita quotidiana e la difficoltà di spezzare schemi preimpostati. Lo spettacolo riesce a intrattenere e far riflettere al tempo stesso, regalando momenti di autentica ilarità e spunti di riflessione amari. Un monologo ben costruito, divertente e intelligente, che lascia nello spettatore una traccia duratura.

Al teatro Spazio Diamante fini al 16 Marzo lo spettacolo Giorni Infelici scritto e interpretato da Sabrina Scuccimarra, con musiche di Gioacchino Balistreri, disegno luci di Alessio Pascale, assistenza alla regia di Matteo D’Incoronato e produzione Tiezzi, in collaborazione con Associazione Culturale Padiglione Ludwig, si configura come un monologo brillante e agrodolce, capace di far riflettere il pubblico attraverso l’ironia e l’umorismo. Diretto da Martino D’Amico, lo spettacolo si distingue per una narrazione coinvolgente e una messa in scena simbolica ed efficace.

La protagonista, unica interprete di se stessa, affronta la sua giornata con la corazza delle conversazioni abitudinarie e degli amori ideati, attenta a mantenere tutto incanalato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in cinquant’anni di semi-vita. Anche il minimo scarto dalla routine potrebbe distruggere il castello di certezze che si è costruita. Tuttavia, l’arrivo inaspettato di una “vicina” stravolge il suo equilibrio, costringendola a rivedere il proprio copione quotidiano.

La scenografia minimale, composta interamente da un ammasso di carte, diventa un potente simbolo dell’esistenza della protagonista: fogli accatastati che si trasformano in oggetti di uso quotidiano – il letto, il tavolo, il balcone – costruendo un universo claustrofobico e ripetitivo, specchio della sua vita. La routine è scandita da interazioni con figure stereotipate rappresentate da cumuli di carta – la signora madre, il signor padre, una donna della spesa – con cui mantiene conversazioni prevedibili e ridondanti. La frase ricorrente “Buongiorno signora, buongiorno signori, come va? E sua moglie come sta? E suo marito come sta?” sottolinea il ciclo immutabile della sua esistenza e la sua incapacità di rompere lo schema.

Il punto di svolta dello spettacolo è l’incontro con la vicina di casa, una figura ambivalente che si rivela essere una proiezione di se stessa, un riflesso della sua solitudine e delle sue paure. Questo confronto speculare porta a momenti di comicità intensa, come nella scena in cui la protagonista, attraverso la sua dirimpettaia immaginaria, esprime desideri e fantasie represse, incluso l’amplesso notturno con il “ragazzo dell’acqua”, giovane stereotipato che le porta le bottiglie della spesa.

Sabrina Scuccimarra regge con grande maestria il monologo, alternando registri comici e drammatici con naturalezza ed efficacia. La narrazione, seppur leggera, tocca temi profondi come la solitudine, la ripetitività della vita quotidiana e la difficoltà di spezzare schemi preimpostati. Lo spettacolo riesce a intrattenere e far riflettere al tempo stesso, regalando momenti di autentica ilarità e spunti di riflessione amari. Un monologo ben costruito, divertente e intelligente, che lascia nello spettatore una traccia duratura.

Al teatro Spazio Diamante fini al 16 Marzo lo spettacolo Giorni Infelici scritto e interpretato da Sabrina Scuccimarra, con musiche di Gioacchino Balistreri, disegno luci di Alessio Pascale, assistenza alla regia di Matteo D’Incoronato e produzione Tiezzi, in collaborazione con Associazione Culturale Padiglione Ludwig, si configura come un monologo brillante e agrodolce, capace di far riflettere il pubblico attraverso l’ironia e l’umorismo. Diretto da Martino D’Amico, lo spettacolo si distingue per una narrazione coinvolgente e una messa in scena simbolica ed efficace.

La protagonista, unica interprete di se stessa, affronta la sua giornata con la corazza delle conversazioni abitudinarie e degli amori ideati, attenta a mantenere tutto incanalato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in cinquant’anni di semi-vita. Anche il minimo scarto dalla routine potrebbe distruggere il castello di certezze che si è costruita. Tuttavia, l’arrivo inaspettato di una “vicina” stravolge il suo equilibrio, costringendola a rivedere il proprio copione quotidiano.

La scenografia minimale, composta interamente da un ammasso di carte, diventa un potente simbolo dell’esistenza della protagonista: fogli accatastati che si trasformano in oggetti di uso quotidiano – il letto, il tavolo, il balcone – costruendo un universo claustrofobico e ripetitivo, specchio della sua vita. La routine è scandita da interazioni con figure stereotipate rappresentate da cumuli di carta – la signora madre, il signor padre, una donna della spesa – con cui mantiene conversazioni prevedibili e ridondanti. La frase ricorrente “Buongiorno signora, buongiorno signori, come va? E sua moglie come sta? E suo marito come sta?” sottolinea il ciclo immutabile della sua esistenza e la sua incapacità di rompere lo schema.

Il punto di svolta dello spettacolo è l’incontro con la vicina di casa, una figura ambivalente che si rivela essere una proiezione di se stessa, un riflesso della sua solitudine e delle sue paure. Questo confronto speculare porta a momenti di comicità intensa, come nella scena in cui la protagonista, attraverso la sua dirimpettaia immaginaria, esprime desideri e fantasie represse, incluso l’amplesso notturno con il “ragazzo dell’acqua”, giovane stereotipato che le porta le bottiglie della spesa.

Sabrina Scuccimarra regge con grande maestria il monologo, alternando registri comici e drammatici con naturalezza ed efficacia. La narrazione, seppur leggera, tocca temi profondi come la solitudine, la ripetitività della vita quotidiana e la difficoltà di spezzare schemi preimpostati. Lo spettacolo riesce a intrattenere e far riflettere al tempo stesso, regalando momenti di autentica ilarità e spunti di riflessione amari. Un monologo ben costruito, divertente e intelligente, che lascia nello spettatore una traccia duratura.

Valerio Baro0

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