Gli sgabelli pensano di essere sedie, i foderi vogliono diventare spade e, anche, le pulci hanno la tosse

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Qualche giorno fa il comune di Bari è finito in una ulteriore bufera di carattere etico. Ma questa volta non c’entrano vicende di carattere giudiziario. In questo caso ci ha pensato una neo nominata assessora (poi in tutta fretta sostituita) ad accendere i riflettori di quella che potrebbe essere definita una vicenda dai bassi contenuti etico morali. La professoressa Carlotta Nonnis Marzano, dalle sue pagine social ha pubblicato post che potremmo definire di discutibile gusto estetico. L’accademica barese riferendosi a Papa Francesco scriveva sulla sua pagina Facebook «Non vi sembra arrivato il momento di congedare questo anziano molesto dalle cronache quotidiane e accompagnarlo ai giardinetti per dare il becchime ai passeri. Ah meglio di no, data la tradizione non vorrei rivolgesse la piuttosto le sue attenzioni ai bambini». Ora attenzione che “tutti  (a mente dell’articolo 21 della Carta Costituzionale) hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma che con altrettanta libertà si possa non condividere i toni, lo stile e i contenuti di quel pensiero è altrettanto sacrosanto. Una vicenda questa che dovrebbe fornire lo spunto per una approfondita riflessione finalizzata a trarre delle utili conclusioni. Orbene, in un periodo come quello che stiamo vivendo dove gli sgabelli, utili supporti per sedersi o, meglio per poggiare i piedi, aspirino a diventare comode sedie con tanto di spalliera e, magari, braccioli dovrebbe rimanere una aspirazione e non un dato di fatto. Per usare, poi, una metafora militare di età medievale, potremmo dire che i foderi voglio combattere e le spade rimangono appese. Come dire al carisma di una affilata e sottile lama si preferisce l’effetto che potrebbe sortire un dozzinale porta oggetto che pensa di aver assunto le funzioni e le caratteristiche dello stesso dimenticando di essere nato per essere solo un involucro e non un contenuto. Un altro antico, ma quanto mai attuale proverbio recita “anche le pulci hanno la tosse”. Ora con tutto il rispetto alle pulci, la cui chiamata in causa è legata alla loro minuscola dimensione per la quale una eventuale tosse non dovrebbe infastidire nessuno, vien da dire ma in che mondo viviamo? Un mondo dove non solo i ruoli spesso si capovolgono ma con l’aggravante della presunzione che quella inversione dei ruoli potrebbe essere la soluzione a tanti problemi. E’ pur vero che il mondo cambia, qualcuno sostiene: “si evolve” ma, ultimamente, sempre più si involve. Sempre più spesso assistiamo, purtroppo, alla negazione della teoria darwiniana secondo la quale “ci sono evoluzioni nel tempo attraverso un processo di selezione naturale in cui gli individui con tratti vantaggiosi hanno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi contribuendo così alla trasmissione di tali tratti alle generazioni successive”. Per semplificare, alla maniera della bistrattata “casalinga di Voghera”, diremmo che l’evoluzione della specie umana si proietta verso il futuro. Ma qui stiamo assistendo all’esatto fenomeno del contrario. Ora senza entrare nel merito della condivisione dei contenuti dei pensieri espressi taluni a qualsiasi livello e in qualsiasi contesto stiamo assistendo a uno strano fenomeno di metamorfosi genetico culturale di ruoli e posizioni. Viviamo in un Paese dove avviene tutto e il contrario di tutto. Come per magia: alcuni baldanzosi nullafacenti diventano leader e legislatori. Cantanti che diventa presentatori, alti vertici militari dello stato manager, fancazzisti del mondo social esperti di comunicazione, pennivendoli prezzolati (della politica) grandi opinionisti. Ma i problemi del Paese chi li affronta e risolve? Viviamo in un contesto storico dove la globalizzazione la fa da padrona. Un termine globalizzazione che troppo spesso viene confuso con un altro termine come accozzaglia. Vale a dire tutti posso fare tutto. È vero che negli ultimi decenni abbiamo assistito a scenari all’interno dei quali scelte storicamente di destra sono state adottate dalla sinistra e viceversa. Ma è altrettanto vero che i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Viviamo in un mondo interattivo, forse troppo e forse troppo poco controllato dalle autoregolamentazioni etiche, nel quale le antiche e nobili origini greco-latine hanno ceduto il passo all’”anglosassessanesimo” spasmodico. In effetti è vero, una volta si diceva “vado al caffè”, oggi diciamo “vado al bar”, oppure “facciamo una verifica” che ha lasciato il posto allo “screening”. Una volta si badava alla risoluzione dei problemi, oggi questa pratica si chiama “problem solving”. Ma alla fine della fiera che si dica alla vecchia maniera italiana o al neo modo anglosassone, vien da chiedersi, con questi personaggi, con i loro modi di fare, con il loro bagaglio culturale e professionale, che oggi si dice background, i problemi del nostro Paese, della nostra società chi li affronta e risolve? Ma, forse, alla fine cedendo a una errata condizione arrendevole, potremmo dire che, alla fine, forse va bene così perché scomodando le note di una canzone di Fabrizio Moro potremmo dire: “ognuno ha quel che si merita”, perché come affermò il novelliere Federico De Roberto: “ah comare non vi lamentate, bisogna avere pazienza, vedrete, che al peggio non c’è fine”.

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