Gravina –  Uxoricidio, il parroco: “Occorre trovare, sempre, il coraggio di denunciare”

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Gravina nelle ultime ore è ripiombata in una sorta di incubo. Sono passati venticinque anni da quando il  ventisette febbraio del 1999 scomparve la ventenne Maria Pia La Bianca, ritrovata, poi, morta tre giorni dopo all’interno di un casolare. Per quell’omicidio fu condannato a ventuno anni di carcere, il fidanzato, il 33enne Giovanni Pupillo. Dopo un quarto di secolo, ancora una volta, la città murgiana che confina con la Basilicata rivive il dramma, anche se con modalità e moventi diversi, di un omicidio passionale. Una città scossa incredula per certi versi e sopita al dolore di fatti di cronaca che l’hanno fatta assurgere agli onori degli interessi mediatici nazionali. Da palazzo di città, il sindaco Fedele Lagreca, fa sapere di non voler rilasciare alcuna dichiarazione e commento rispetto a quanto avvenuto lo scorso fine settimana. E mentre gli inquirenti stanno lavorando alla chiusura delle indagini inserendo gli ultimi tasselli investigativi nel mosaico della ricostruzione dei fatti, anche, in funzione dell’interrogatorio di garanzia al quale sarà sottoposto, tra qualche ore il fermato, un composto grido di dolore si leva dalla parrocchia del Santissimo Crocifisso della quale faceva parte la vittima e il marito. “La comunità è assolutamente e completamente frastornata e costernata per quello che è accaduto”, fa sapere il parroco Don Giuseppe Loizzo che guida la parrocchia da sei anni. “Conoscevo la famiglia”, continua don Giuseppe che aggiunge “ma mai nessuno di loro mi aveva parlato di questi fatti. Più che lui, avevo avuto modo di incrociare, in questi anni del mio incarico di parroco, Maria Arcangela, i suoi figli e i suoi nipoti. In questo momento di dolore esprimo a nome mio personale e dell’intera comunità parrocchiale la vicinanza alla famiglia assicurando la preghiera per tutti i componenti e tutto il necessario supporto morale e, eventualmente, materiale in favore di questi nostri fratelli e sorelle colpiti da questo straziante dolore. Un fatto come questo ci deve vedere impegnati, sempre più, in un’azione di educazione e formazione della comunità finalizzata al rispetto dell’altro e delle sue esigenze. Solo in questo modo potremmo pensare che fatti e tragedie di questa portata possano essere evitate in futuro”. Ma oltre al sentimento di carità cristiana Don Giuseppe lancia un monito chiaro e ben preciso alla sua comunità parrocchiale e all’intera cittadinanza gravinese che qualche anno fa visse, anche il dolore dell’atroce perdita di Ciccio e Tore Pappalardi ritrovati morti nel casolare delle cento stanze un anno e otto mesi dopo la loro scomparsa. “Occorre”, dice don Giuseppe, “trovare sempre il coraggio di denunciare il male e non sottacerlo per, poi, percorrere le vie del bene. E’ importante che la nostra azione educativa sia rivolta come esempio ai più giovani che diventano, così, un monito tangibile, anche per gli adulti in modo da evitare che questi commettano fatti come quello che, purtroppo, in queste ore stiamo vivendo con immenso dolore e costrizione. Assicureremo, come comunità parrocchiale, alla nostra sorella Maria Arcangela la nostra più fervida preghiera che sarà estesa a tutta la sua famiglia che in questo momento vive nelle tenebre del dolore per la perdita della loro congiunta”.

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