Il 2 per mille è una quota dell’IRPEF che lo Stato ripartisce su indicazione dei contribuenti al momento della dichiarazione dei redditi e destinata alle associazioni culturali. Si tratta di una quota di tasse che hai già versato, e che puoi scegliere di destinare alle associazioni culturali o ai partiti politici.
Il 2 per mille ai partiti politici in Italia consente ai contribuenti di destinare una parte delle imposte sui redditi a un partito di loro scelta, durante la compilazione della dichiarazione dei redditi (730 o Unico). Non comporta costi aggiuntivi e se non viene espressa una scelta, l’importo non viene destinato. Solo alla fine dell’anno, l’Agenzia delle Entrate ripartisce i fondi non destinati in base alle scelte. Per ricevere il 2×1000 i partiti devono essere iscritti in un registro e rispettare normative di trasparenza. come ad esempio usare i fondi per attività politiche.
Il Partito Democratico si è aggiudicato 10,2 miliardi dal due per mille al partiti politici (il 30% del totale delle scelte assegnate). Seguono Fratelli d’Italia con 5,6 milioni di euro e il Movimento Cinque Stelle 2,7 miliardi. Il Pd, in testa come nel 2023, ha però visto entrare nelle proprie casse 2 milioni in più rispetto all’anno prima (2023), stesso discorso vale anche per il partito della premier Giorgia Meloni e per i Cinque stelle a cui sono spettai rispettivamente 850 mila euro e 885 mila euro in più. I primi tre partiti politici in Italia si confermano essere anche le prime scelte per il 2 per mille versato con il 730, portando a casa più della metà del totale versato: 18,6 milioni su 29,7 milioni di euro. La Lega di Salvini è solo al sesto posto, mentre come nel 2023 ha ottenuto buoni risultati Europa Verde-Verdi.
Ma come succede che la sinistra, minoritaria alle urne, ottenga invece la maggioranza quando si tratta di finanziamenti pubblici? Per capirlo bisogna conoscere il meccanismo con cui, secondo la legge, vengono distribuite le risorse destinate alle forze politiche.
Il 2×1000 è una forma di finanziamento pubblico ai partiti che ha sostituito i vecchi rimborsi elettorali. È stato istituito dal governo Letta nel 2014. Il sistema somiglia molto a quello dell’8 per mille previsto per le chiese e le confessioni religiose, o al 5 per mille destinato alle associazioni di volontariato. Ogni cittadino contribuente, quando presenta la sua dichiarazione dei redditi, ha la possibilità di destinare il 2 per mille di quanto verserà all’Irpef a un partito, indicandolo nel modello 730 o Unico. Ma indicarlo non è obbligatorio: se vuole, ogni contribuente può decidere di lasciare in bianco la casella e non premiare nessuno dei partiti registrati come possibili beneficiari (nel qual caso, i soldi verranno incamerati comunque dallo Stato).
Ecco allora spiegato perché ci sono partiti che riescono a ottenere una quota delle risorse superiore a quanto riceverebbero se i finanziamenti fossero proporzionati ai risultati elettorali. Evidentemente, tra gli elettori del Pd c’è una percentuale maggiore di contribuenti che decidono di far arrivare al loro partito quel pezzettino delle loro tasse. E il dato di quest’anno non è una sorpresa: da sempre, da quando esiste il 2 per mille, il Pd è sempre stato in testa a questa speciale classifica.