Il 2024 è già l’anno più caldo della storia

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C’è un solo mese a fare eccezione: luglio che, arrivato dopo tredici mesi registrati come i più caldi della storia, ha deciso di lasciare il record nel 2023. Ma le temperature dei mesi vissuti fin qui, insieme alle previsioni per i prossimi cinque a venire, sembrano incoronare ufficialmente il 2024 come anno più caldo di sempre, almeno fino al prossimo.

A dichiararlo è il servizio meteo della Comunità europea, Copernicus: il suo bollettino mensile sul clima mondiale ha riscontrato temperature che si distaccano dalla media trentennale di riferimento (dal 1991 al 220) di 0,70 gradi, insieme ad un incremento di 0,27 gradi rispetto ai valori registrati negli stessi periodi del 2023. Il buon auspicio è che si verifichi un calo di 0,23 gradi fino a fine anno: solo così le temperature vertiginose resterebbero nel 2023 per sempre. Ma la probabilità che questo avvenga è pressoché nulla se si guarda ai trend estremamente negativi degli ultimi anni.

Basti pensare che, negli ultimi dodici mesi, la temperatura del Pianeta è aumentata di 1,64 gradi rispetto alla media preindustriale: è stato ufficialmente superato il limite di 1,5 gradi imposto come massimo da non raggiungere per rispettare gli impegni presi nella lotta ai cambiamenti climatici. Neanche a dirlo, la ragione del disastro ambientale è antropica: la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, ad oggi, è il 50% più alta rispetto ai livelli preindustriali e non accenna a diminuire. Una situazione che, oltre a condizionare le nostre vite, danneggia gravemente habitat fondamentali per la sopravvivenza di alcune specie animali. Infatti, entro la fine del 2023, ben il 90% dei mari e oceani ha registrato ondate di calore in diversi periodi dell’anno. Per non parlare poi degli incendi: secondo l’Ispra, da gennaio, in Italia, 615 incendi hanno bruciato una superficie pari a 221 chilometri quadrati.

E mentre l’Italia si appresta a vivere il suo weekend più caldo di sempre, il mondo attende le previsioni per il 2025, nella speranza che quei famigerati 2 gradi (ridotti recentemente ad 1,5 e già superati) sopra la media preindustriale restino un limite invalicabile.

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