Il bluff di Ursula non ha retto

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I furbi durano poco e vengono sempre smascherati. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha cercato di indossare la vesti del prestigiatore, continuando a tenere in piedi i rapporti con la maggioranza che l’ ha votata e con l’ Ecr di Giorgia Meloni, ma il gioco alla fine è stato scoperto. La contraddizione a livello politico che ne era alla base era troppo forte. La nostra Premier, che da tempo aveva abbandonato in Europa la strada verso il moderatismo di centro, vicino al Ppe , non aveva esitato a dare il voto contrario sia al Consiglio d’ Europa che alla stessa von der Leyen,sia per ragioni di appartenenza politica, per il contrasto con i Verdi, sia per ragioni programmatiche. La nuova Commissione, del resto, ha un mandato chiaro: continuare sulla strada dell’ integrazione e superare la logica dei blocchi e dei veti, come quelli messi dal Premier ungherese, Orban, far tornare l’ Unione europea protagonista sui mercati, incentivando la crescita. E’ il programma di Mario Draghi che la von der Leyen, ha deciso di adottare. E sulla base di questo programma ha ottenuto il voto di fiducia dal Parlamento europeo. Giorgia Meloni, con il suo voto contrario è rimasta fuori. Da qui il no dei socialisti europei a Fitto. Certamente l’ Italia dal punto di vista della logica degli equilibri fra stai, dovrebbe avere un commissario con deleghe pesanti e una vicepresidenza esecutiva . Ma in questo momento storico l’ Italia esprime un governo sovranista, che di integrazione non vuol sentire parlare e che si e’ spostato, parliamo di Lega e FDI, sulle posizioni di Orban , apertamente ostile a certi temi e filo- russo , dichiarato. E’ facile comprendere, come due visioni diverse della futura Unione europea, non possono conciliarsi all’ Interno della Commissione Europea. Per questi motivi, socialisti, verdi e liberali , si oppongono ad un ruolo esecutivo per l’ esponente di Fratelli d’ Italia. C’è da precisare che non è in discussione la figura di Fitto, che senza ombra di dubbio è filo-europeista convinto da sempre, tant’è che la sua nomina da parte del governo è stata salutata con favore anche da parte di ambienti del PD , insomma la figura non è in discussione. Il problema va oltre Fitto e risiede nella crisi istituzionale provocata dallo scontro tra una logica governativa, entro cui dialogano Meloni e von der Leyen e la logica comunitaria che vede il Parlamento, deputato a dare il voto alla Commissione, un Parlamento eletto da tutti i cittadini europei. L’ unica soluzione è quella che la Meloni vada a cercare fuori dal recinto di FDI e ancor più dalla Lega, ancora più invisa alla maggioranza Ursula. Un tecnico europeista , o perché no, anche in Forza Italia. Ma fare un passo del genere significa uscire dalle logiche di appartenenza e di fedeltà alla Premier; allo stato ci sembra al quanto improbabile, tenuto conto che in due anni di governo, la Meloni non mai inteso abbandonare.

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