Il caso Almasri e la ragion di Stato

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È prioritario analizzare cosa ha capito l’ opinione pubblica del caso Almasri. Le domande che si pongono e si porranno ancora per molto tempo sono molteplici: ” Perché il governo ha accompagnato in Libia con un aereo dei servizi segreti un pericoloso criminale ? Bisogna credere a quanto la Premier sostiene , che la magistratura abbia sfruttato l’ occasione per dare una spallata al governo da lei presieduto? La risposta , al momento, è complicata ed articolata. Di per sé tutta la vicenda è oscura e aggrovigliata . Certamente la polemica politica che si è scatenata non aiuta a capire i termini della questione. Carlo Calenda un po’ fuori dal coro degli attacchi reciproci ,cercando di dare una chiave di lettura più sobria ,ma nello stesso tempo chiara , senza fare pendere la bilancia da nessuna delle parti in causa ci prova. A suo avviso il governo ha commesso un disastro immane, ma indagare un Presidente del Consiglio per un atto che risponde a una’ ragion di Stato ‘ , anche se mai ammessa, è surreale e non accadrebbe in nessun altro ‘ Paese occidentale ‘ . La ragion di Stato la possiamo definire quella zona grigia del sistema istituzionale in quanto è pronta a salvaguardare gli interessi dello Stato anche con atti che , tranquillamente, possiamo definire spregiudicati. Tornando allo scontro in atto tra i poteri dello Stato troviamo una magistratura che insiste sulle notizie di reato e una politica che si arrampica sugli specchi e facendo ricorso ad argomentazioni deboli e a tratti prive di qualsiasi fondamento giuridico. Nel frattempo la Presidente del Consiglio, il Ministro degli Interni, il Ministro di Giustizia e il sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi segreti, finiscono in un tritacarne mediatico e politico dagli effetti imprevedibili. Ciò che più stupisce è la reticenza del Capo del Governo, basterebbe classificare l’ accaduto come ragion di Stato, cosa che bisognava farlo subito e non rifugiarsi dietro al solito complottismo. Alla fine il caso Almasri lascia immaginare all’ opinione pubblica accordi sottobanco per preservare gli interessi italiani in Libia e contenere le ondate di migranti . Sono atti molto realisti che a volte turbano le coscienze dei cittadini , ma tutti i governi li mettono in atto all’ occorrenza . A nostro avviso chi rischia più di tutti è il Ministro di Giustizia, Carlo Nordio , l’ indiziato numero uno. Dovesse diventare il capro espiatorio , inevitabilmente sarebbe costretto a dimettersi ,ma per la maggioranza e per la Premier sarebbe una sconfitta. Giorgia Meloni non se lo può permettere.

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