Roma blindata per il corteo non autorizzato Pro-Pal preannunciato e poi vietato dalla Questura – con partenza dalle 14 da Piazzale Ostiense, zona Porta San Paolo. L’obiettivo: arrivare nel cuore della Capitale. E a capitanare l’adunata Chef Rubio in prima linea. Roma paralizzata anche dallo sciopero nazionale dei mezzi pubblici, città quindi in ostaggio dei manifestanti e monitorata speciale.
Gli attivisti si sono radunati nei pressi della Piramide di Ostiense e hanno dato via al corteo, con grida e bandiere palestinesi. Tra gli slogan, Siamo antisionisti, Netanyahu assassino, intifada fino alla vittoria.
«Viva il 7 ottobre e tutta la resistenza palestinese», scrive il Partito dei Carc: un veemente messaggio di sostegno e di esaltazione di quella che definiscono «una giornata di resistenza e di rivoluzione», con riferimento al massacro del 7 ottobre. Ma la causa palestinese è, forse, solo un pretesto, visto che tante sigle in prima linea nella mobilitazione sono animate da ben altri intenti. Il Giornale segnala che «a scendere in piazza è un fronte compatto e determinato» perché «la lotta in solidarietà alla Palestina è la lotta per la liberazione da tutti gli imperialisti che opprimono le masse popolari, anche nel nostro Paese».
Un po’ ovunque i manifestanti dichiarano apertamente l’obiettivo della sfida alla legge e alla sicurezza: quello di «alimentare l’indignazione, la solidarietà e la mobilitazione delle masse popolari in Italia e nel mondo, creando problemi nella tenuta sociale nei diversi paesi». E trasformare la mobilitazione di oggi in «una tappa della lotta per ribaltare gli attacchi contro il nemico e far crescere il fronte di resistenza delle masse popolari nel nostro Paese. Per una nuova liberazione». Gli intenti sono chiari e anche per questo la manifestazione non è stata autorizzata, e per la stessa ragione importanti sigle che sostengono la Palestina ne hanno preso le distanze.
Mentre ci sono controlli ai caselli e nelle stazioni, i manifestanti si organizzano per aggirarli: «Uscite prima dei soliti caselli e fate percorsi più interni», «Assembratevi in ogni modo», «Filmate chi vi sembrerà sospetto», si legge allora nel profilo di Gabriele Rubini, attivista noto come Chef Rubio che, immancabilmente, ha assicurato la sua presenza alla manifestazione. «Non mollate per nessun motivo e assembratevi in ogni modo con dignità e fermezza. Se non riuscite a raggiungere Piramide perché sarà blindata, fatelo nel primo punto disponibile. Portate bandiere, cartelli, e fate sentire la vostra voce. Non scoraggiatevi, muovetevi in gruppo, non vi fermate alle prime difficoltà e filmate chi vi sembrerà sospetto. Non siamo noi i criminali».
Il piano sicurezza è stato messo a punto nel pomeriggio di ieri in un tavolo tecnico in questura, il primo presieduto dal neoquestore Roberto Massucci. Tra le misure: controlli nelle stazioni e ai caselli autostradali per intercettare pullman di manifestanti in arrivo da altre città e un dispositivo a cerchi concentrici sempre più stringenti attorno all’area di piazzale Ostiense. Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, sottolineando che la manifestazione è “illegale”, ha assicurato che sarà «gestita con equilibrio dalle nostre forze di polizia, di cui mi fido ciecamente».
Inni alla strage del 7 ottobre, cori anti Isralele e contro Giorgia Meloni. La piazza romana si presenta già con il suo carico di violenza non appena iniziata la marcia. Circa 1500 persone si sono radunate a piazzale Ostiense nonostante il divieto di manifestare. I Pro- Pal intonano cori per la Palestina e contro il governo. “Palestina libera” e “Israele Stato criminale” sono gli slogan che riecheggiano nella piazza presidiata dalle forze dell’ordine. Ai lati i blindati della polizia, i carabinieri e i militari della guardia di finanza. Il piano sicurezza è scattato questa mattina con controlli intensificati, soprattutto, alle stazioni e ai caselli autostradali.
“Meloni assassina” e “Netanyahu assassino”: questa la “direzione” che prendono i manifestanti difesi in questi giorni dalla sinistra e dagli intellettuali che discettavano sull’opportunità di vietare il dissenso. Inneggiare alla strage del 7 ottobre definendola “l’inizio delle rivoluzione” non è dissenso civile. Quella data è il giorno dell’eccidio firmato Hamas, celebrato dagli estremisti in piazza come il giorno in cui sarebbe iniziata la rivoluzione. Sono 1600 le persone controllate da questa mattina di sabato nell’ambito dei servizi disposti per la manifestazione pro Palestina vietata a Roma. In totale 38 persone sono state portate in Questura per valutare la loro posizione ai fini dell’eventuale foglio di Via.
Del resto l’obiettivo era già dichiarato: mettere a ferro e fuoco la Capitale, “come a Genova nel 2001“; e puntare dritti alla ambasciata di Israele. A due giorni dal primo anniversario della strage di Hamas in Israele, in cui sono state uccise 1200 persone e ne sono state rapite 250, i soliti noti, gli attivisti anti-Israele, immancabili anarchici e antagonisti sfilano. Coadiuvati da una serie di chat con una sorta di prontuario anti-sbirri.
“Il 7 ottobre e’ iniziata la rivoluzione”. E’ uno dei cori intonati in piazzale Ostiense. “L’Italia fermi la vendita e l’invio di armi a Israele – sottolinea un altro attivista al megafono . Finisca immediatamente il genocidio a Gaza”. “Siamo tutti antisionisti”, hanno gridato i manifestanti di ‘Osa’, di ‘Potere al Popolo’ e di ‘Usb’. Mentre gli universitari ripetono: “Noi vogliamo Gaza libera”. Tra le tante bandiere della Palestina e della Pace anche quelle rosse di Potere al Popolo e degli universitari di Rete della Conoscenza.
Manifestanti hanno lanciato un cartello stradale contro la Polizia al sit-in pro Palestina non autorizzato a Roma. Le forze dell’ordine hanno risposto prima con idranti e lacrimogeni e poi sono passati alle cariche. Momenti si sono registrati momenti di tensioni, con lanci di bottiglie, bombe carta lanciati contro il blocco di Polizia e Finanza. La polizia ha reagito sparando lacrimogeni e attivando gli idranti contro i manifestanti.
In questi giorni terribili in cui la minaccia di una guerra totale in Medio Oriente sembra essere sempre più vicina, la street artist Laika torna a far sentire la sua voce con un’opera da titolo “Seeds/Semi”, a sostegno della popolazione di Gaza, per un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti.
L’opera, realizzata in collaborazione con Borgo Universo, è un banner lungo 5 metri calato da una piattaforma aerea nel comune di Aielli, dove l’artista è impegnata per realizzare un murales. C’è un’anguria insanguinata, dalla quale cadono semi che generano una bambina che sventola la bandiera della Palestina.
In mezzo ai disegni campeggi un’enorme scritta che cita il testo della canzone di Macklemore Hind’s Hall 2: “Possono seppellirci ma scopriranno che siamo semi”.
“Lo stato di Israele, nella figura di Benjamin Netanyahu porta avanti un’offensiva pericolosissima in Medio Oriente e sembra non volersi più fermare – ha dichiarato Laika –, contemporaneamente a Gaza, dove ha provocato la morte di più di 40.000 persone, molti dei quali donne e bambini, bombarda ed invade il Libano per neutralizzare Hezbollah. Lo fa violando il diritto internazionale e uccidendo chiunque si trovi sulla linea di tiro.
In questi giorni tesi, si è smesso di parlare di Gaza, di Palestina, come se la crisi umanitaria in corso debba essere dimenticata. Il nostro governo ha deciso di vietare manifestazioni Pro Palestina, come se scendere in piazza fosse un atto terroristico”, ha continuato l’artista.
“È necessario un cessate il fuoco immediato, non si può più aspettare!”, ha concluso Laika.