Il Mediterraneo continua a inghiottire vite: non possiamo restare a guardare

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Le festività natalizie si sono concluse, ma il dramma della migrazione non si ferma. Il Mediterraneo continua ad essere teatro di tragedie che ci interpellano profondamente come comunità internazionale e come umanità.

Nelle ultime ore, altri 47 migranti, provenienti da Egitto, Siria, Sudan, Marocco e Bangladesh, sono stati soccorsi e condotti nel porto di Pozzallo dalla Ong Resq People. Tutti uomini in fuga da guerre, persecuzioni, povertà e disperazione. Tuttavia, questo è solo un episodio in una crisi che non accenna a placarsi. Lunedì scorso, un gruppo di 55 persone ha lanciato un allarme mentre si trovava in pericolo nel Mediterraneo centrale, tra Libia e Tunisia. Di loro, purtroppo, non si hanno più notizie.

A rendere ancora più drammatico il quadro, l’ennesima tragedia al largo dell’isola di Rodi, dove sono stati ritrovati i corpi senza vita di due giovanissimi: un adolescente e un bambino. Le temperature rigide, il mare agitato e il vento impetuoso non fermano le partenze, ma continuano a mietere vittime innocenti.

Don Bosco 2000 chiede con forza che l’Europa si faccia carico di questa emergenza umanitaria attraverso una cabina di regia capace di coordinare i soccorsi e rafforzare la rete di accoglienza. Non possiamo continuare a considerare le tragedie nel Mediterraneo come eventi inevitabili. Italia, Grecia, Spagna e tutti i Paesi europei devono fare squadra per garantire il massimo della dignità a ogni essere umano.

“Non possiamo permettere che il Mediterraneo sia un cimitero a cielo aperto. Le vite non si contano, si salvano. Chiediamo che le istituzioni agiscano subito: perché nessuno si salva da solo,” dichiara Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000.

La nostra associazione ribadisce l’importanza di non rimanere in silenzio. Ogni vita conta. Continuiamo a lavorare sul territorio per offrire accoglienza, accompagnamento e opportunità di integrazione ai migranti che arrivano nel nostro Paese. Ma è necessario che istituzioni, cittadini e comunità si uniscano per affrontare insieme questa sfida umanitaria.

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