‘Il Porcellinum’, sinistra idea della destra che vuole introdurre un presidenzialismo ‘de facto’ (Premierato parte seconda)

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Si torna a parlare all’interno dei partiti e delle componenti governative di legge elettorale, tema che spunta in ogni legislatura e che rischia di entrare a gamba tesa nel confronto politico tra i partiti visto che sembra sempre più sfumare l’idea della riforma costituzionale del premierato. In realtà Giorgia Meloni è già nel premierato visto che per volare da Donald Trump e discutere di Cecilia Sala è bastato solo un batter di ciglia.

Fosse che fosse che la presidente del Consiglio abbia pensato ed ipotizzato di riformare ancora una volta il sistema elettorale. Michele Ainis, costituzionalista, messinese trapiantato a Roma da oltre vent’anni, da esperto giurista ha scritto un lungo post su Facebook, proveniente dall’articolo pubblicato su Repubblica, dal titolo: “Sistema elettorale, con la legge di Meloni vince sempre la destra”.

Ecco il post di Ainis:
“L’idea è in linea con le nostre (peggiori) tradizioni: scrivere la Grande Riforma senza scriverla, senza cambiare d’una virgola il testo della Costituzione. Introdurre un presidenzialismo «de facto», secondo la formula a suo tempo brevettata da Giorgetti, quando Mario Draghi sembrava in procinto di balzare da palazzo Chigi al Quirinale. E perché non anche un presidenzialismo «di diritto», messo nero su bianco nella Carta? Non era forse questa l’ambizione che ha generato il premierato? E non è adesso una sconfitta rinunziarvi? Il premierato, come noto, sega i poteri di Mattarella, ed è arduo sfidare oggi l’uomo politico più popolare del Paese. In secondo luogo, il tutto culminerà in un referendum, con tutti i rischi del caso (Renzi docet). In terzo luogo, questa riforma ha aperto crepe nella maggioranza (vedi le critiche di Marcello Pera e vari altri), ma ha compattato le opposizioni, unite sul fronte del no. Da qui, a quanto s’apprende, la nuova strategia: ottenere il presidenzialismo senza dirlo, senza dichiararlo. Basterà riscrivere la legge elettorale, d’altronde l’abbiamo già cambiata quattro volte negli ultimi trent’anni.

Ainis battezza la nuova presunta legge ‘Porcellinum’, che può aggirare le regole del momento.
Facciamo un vivo esempio: la Costituzione richiede che le leggi siano approvate «articolo per articolo», allo scopo di garantirne l’omogeneità; ma per effetto dei maxiemendamenti ogni articolo si suddivide in centinaia di commi, sequestrando la libertà di voto dei parlamentari e rendendo le norme italiane del tutto incomprensibili. Senza dire dei decreti legge, strumenti eccezionali che i governi di destra e di sinistra hanno trasformato nel metodo ordinario della legislazione. Parliamo, in questi casi, di capocrazia, democrazia del capo.

Dal Porcellum al Porcellinum
Il capo è alla ricerca di una garanzia che permetta di regnare incontrastato per tutta la legislatura. All’uopo è necessario servirsi di una legge elettorale con un premio di maggioranza che blindi il vincitore con due superpremi: il 51% dei seggi alla coalizione di liste collegate che raggiunga il 35% dei voti; il 55% dei seggi se invece la coalizione tocca la soglia del 40%. È la riesumazione – sotto diverse spoglie – del Porcellum, la legge elettorale che a suo tempo la Consulta gettò nel cestino dei rifiuti.

Le osservazioni di Ainis:
Primo: premi e cotillon non possono falsare la volontà degli elettori, drogando il loro voto. Se si desidera un’investitura chiara da parte del corpo elettorale, l’unica soluzione sta nel doppio turno, come avviene nei comuni. Ma a destra sono diffidenti, temendo che quel sistema avvantaggi la sinistra. Come se non ci fossero migliaia di sindaci di destra fra i nostri campanili.

Secondo: se la nuova legge elettorale mira a introdurre, surrettiziamente, un regime presidenziale in luogo della nostra Repubblica parlamentare, allora quella legge è in contrasto con la Costituzione, è incostituzionale. Nessuna interpretazione estensiva o evolutiva delle sue norme può mai determinare un cambio di regime, altrimenti la Carta costituzionale diverrebbe carta straccia. Né basterà evocare il fantasma della Costituzione «materiale» per giustificare la violazione delle regole formali. Al contrario: il divario fra due Costituzioni – una scritta, l’altra praticata – offusca il sentimento stesso della legalità.

Terzo: «il meccanismo premiale è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione della lista di maggioranza relativa, compromettendo l’eguaglianza del voto». Sono le parole con cui la Consulta annullò il Porcellum (sentenza n. 1 del 2014). E con un premione del 15% dispensato dalla prossima legge elettorale? Le toccherà ripetersi, ma non le costerà fatica”.

La politica italiana è nuovamente scossa dal dibattito sulla riforma elettorale. L’ultima proposta, ribattezzata “Porcellinum” dal costituzionalista Michele Ainis, si presenta come un tentativo di garantire maggiore stabilità al governo attraverso un sistema proporzionale con un forte premio di maggioranza. Tuttavia, l’iniziativa ha sollevato critiche e polemiche, soprattutto da parte dell’opposizione e di alcuni esperti di diritto costituzionale, che vedono nella riforma un rischio per la rappresentanza democratica.

Un sistema elettorale a favore della governabilità
Il cuore della proposta prevede un sistema proporzionale con un consistente premio di maggioranza per il partito o la coalizione che ottiene più voti. A questo si aggiunge l’introduzione dell’indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale, un meccanismo che mira a rafforzare il ruolo dell’esecutivo senza dover ricorrere a una complessa revisione costituzionale.

Secondo le simulazioni, il sistema favorirebbe l’attuale maggioranza di destra, che potrebbe consolidare il proprio potere in Parlamento anche senza ottenere una maggioranza assoluta di voti. Un principio già presente nel “Porcellum”, la legge elettorale del 2005 dichiarata incostituzionale per alcuni suoi aspetti.

L’opposizione e diversi costituzionalisti denunciano il rischio di un ritorno a un sistema che altera la proporzionalità della rappresentanza, penalizzando le forze politiche minori e riducendo il peso effettivo del voto degli elettori. In particolare, viene contestata la possibilità che il premio di maggioranza assegni un numero sproporzionato di seggi alla lista vincente, creando una sproporzione tra voti ottenuti e seggi assegnati.

Alcuni analisti vedono nella proposta un tentativo di aggirare la necessità di una riforma costituzionale sul premierato, introducendo di fatto un sistema in cui il Presidente del Consiglio viene legittimato direttamente dal voto popolare. “Siamo di fronte a una legge che potrebbe alterare il principio di rappresentanza e dare un potere eccessivo all’esecutivo”, ha dichiarato un noto esperto di diritto costituzionale.

Il governo difende la proposta
“Non possiamo permetterci un sistema che generi continui ribaltoni e fragilità istituzionale. Questa legge darà finalmente certezze agli elettori”, ha dichiarato un esponente della maggioranza.

Le forze politiche di centrosinistra e il Movimento 5 Stelle chiedono una riforma che garantisca una maggiore rappresentatività e che non favorisca in modo evidente una sola parte politica.

Il dibattito sul “Porcellinum” è appena iniziato e si preannuncia acceso e sarà il Parlamento, in un prossimo futuro, a decidere se questa riforma elettorale vedrà la luce o se dovrà essere accantonata di fronte alle pressioni politiche e sociali.

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