Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ribadisce che non si ritirerà dalla corsa per la Casa Bianca: ‘Ho battuto Donald Trump e lo batterò una seconda volta. Ho un lavoro da portare a termine’

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Biden, non cambia mai!  Poco prima di entrare nella sala affollata di giornalisti, per la maggior parte americani, presenta Volodymyr Zelensky sul palco del vertice Nato come ‘Putin’. Si è ripreso subito dall’errore ma  lo strafalcione ha fatto il giro dei media Usa e gli è stato anche riproposto in conferenza stampa. E pochi minuti dopo, un nuovo svarione: il commander-in-chief dice ‘vice presidente Trump’ parlando di Kamala Harris. Gaffe di cui il tycoon ha subito approfittato rilanciandola sul suo social media Truth. “Bravo Joe! Ottimo lavoro!”. C’era molta attesa negli americani e ansia tra i Democratici, per le possibili amnesie di Biden, gli sbandamenti, i segni di declino – ma non ci sono stati disastri, a parte qualche passaggio a vuoto, ma anche Trump è caduto nei giorni scorsi in una serie di gaffe, confondendo a sua volta nomi e fatti. Strafalcioni a parte, il presidente si è mostrato molto più lucido, energico e chiaro rispetto al dibattito sulla Cnn. Biden ha voluto essere chiaro: non lascerà la corsa, si è definito il “più qualificato per battere Trump”, ha ammesso di aver commesso errori nel duello tv di fine giugno, “ma anche perché ho avuto orari massacranti, mentre Trump passava il tempo a giocare a golf e a segnare i  punti”. Oltre alla big di Capitol Hill Nancy Pelosi e alla star di Hollywood George Clooney, sono diciassette i deputati e un senatore che premono per un suo passo indietro, di cui l’ultimo subito dopo la conferenza stampa. Pare addirittura che l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e Barack Obama si siano parlati privatamente sul futuro di Joe esprimendo il timore che non riesca a vincere. “Placherò le paure dei democratici”, ha insistito Biden sottolineando di “non voler correre per lasciare un’eredità ma per finire il lavoro iniziato”. Questo è un concetto che ripete spesso il commander-in-chief rivendicando il suo record di leggi approvate, la sua esperienza da senatore che gli ha permesso di trattare in maniera efficace a Capitol Hill e la sua capacità di leadership internazionale. “Nessun alleato europeo mi ha chiesto di non correre, invece mi hanno chiesto di battere Trump perche’ una sua vittoria sarebbe un disastro”, ha risposto a chi gli fa notare che anche tra i partner esteri si è diffuso un certo scetticismo sulla sua capacità di vincere e governare per altri quattro anni. “Sono pronto ad affrontare Putin e Xi ora e fra tre anni”, ha rassicurato il democratico ribadendo che “non si inginocchierà mai” al leader del Cremlino. Quanto alla drammatica performance al duello contro Trump, Biden ha ripetuto che era stanco e che la prossima volta “non attraverserà 15 fusi orari diversi”. Si irrita quando però qualcuno menziona la sua dichiarazione di voler andare a dormire alle otto d’ora in avanti. “Non è vero, ho solo detto che devo cambiare i miei ritmi. La mia agenda è sempre strapiena. Mi sono sottoposto a tre significativi e intensi esami neurologici. Il più recente in febbraio e tutti hanno detto che sono in forma”, ha assicurato promettendo che se il medico glielo dicesse farebbe un altro esame neurologico.  Riguardo la Nato, il presidente ha anche ribadito di essere il “più qualificato a garantire che l’Ucraina non cada e possa farcela contro la Russia”, e svelato che i leader dei Paesi alleati non gli hanno chiesto di non  correre, ma di vincere, per “fermare colui che viene visto come un disastro”. Biden ha anche ricordato che quando nel 2020 si era definito un candidato traghettatore, la situazione è cambiata, lanciando un avvertimento sulla “democrazia sotto assedio”. Il presidente ha citato il “Project 2025”, il manifesto della svolta autoritaria realizzato da un think tank conservatore legato a Trump, e il cui nome compare nel testo più di trecento volte.  Alla fine Biden è stato in grado di fornire risposte chiare e dirette, evitando disastri e fornendo l’immagine di un comandante saldo in politica estera. Sulla Russia ha detto di “non avere buoni motivi per parlare” con il presidente russo Vladimir Putin “fino a quando non cambierà atteggiamento”, ha ricordato che “non si inginocchierà a Putin”, e avvertito la Cina che aiutare Mosca nella guerra con l’Ucraina “non porterà come conseguenze vantaggi economici”. Nel passaggio più problematico, quello in cui ha confuso Harris con Trump, Biden ha però promosso la sua vicepresidente, considerata da molti la sua possibile sostituta, definendola “qualificata fin dal primissimo momento a fare il presidente”. Biden ha superato la prova? Ha fermato l’emorragia di consensi all’interno del partito, tra i Democratici del Congresso? Tutto  appare difficile: almeno quattordici democratici del Congresso gli hanno chiesto pubblicamente di farsi da parte. Ma intanto i commenti sui maggiori network americani, dalla Cnn a Msnbc, e sul New York Times, tv e giornali che avevano sostenuto il ritiro di Biden dalla corsa, sono stati positivi. Il presidente è apparso più grintoso del previsto e più lucido, anche se resta un uomo affaticato di 81 anni, con un incarico molto complesso: guidare il Paese più potente al mondo, un ruolo che non lascia spazio al riposo. Il fatto che la campagna di Trump abbia puntato tutto su una gaffe, è stato letto dai commentatori americani come un segnale che Biden non è stato così disastroso  come i suoi avversari, interni ed esterni, speravano. 

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