Il ruolo dell’ Italia nello scacchiere mediorientale

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Conflitto russo-ucraino, crisi mediorientale, due scenari preoccupanti , che ad oggi, nonostante i molteplici tentativi di mediazione, stentano a trovare la giusta direzione per arrivare , quantomeno ad un cessate il fuoco, propedeutico ad una soluzione dei conflitti in corso. Al riguardo qual’ è il ruolo dell’ Italia, regina del Mediterraneo? Oggi il nostro Paese deve guardare alle varie crisi in corso nel mondo, con un sguardo attento e lungimirante in linea con il suo ruolo di Paese cofondatore dell’ Unione europea e di punta avanzata delle democrazie del Mediterraneo. L’ allarme suscitato dalle parole del Presidente turco Erdogan , a capo del secondo Paese della Nato, per dimensione del numero di forze armate, che addirittura ipotizza un intervento in armi sul territorio d’ Israele, non può essere più considerato retorico. Impensabile per un componente della Nato che non fa altro che accentuare la doppiezza comportamentale di Ankara, come già è accaduto in Libia. Il governo di un Paese che per anni , essendo la porta d’ Europa verso l’ Oriente, ha assicurato la stabilità del mondo diviso in due blocchi, uno filo americano, l’ altro filo sovietico, oggi tenta di occupare spazi a scapito di Paesi occidentali e a contrastare paesi amici, desta seria preoccupazione e induce a molte riflessioni. Per non parlare di quello che potrebbe accadere a novembre se dovesse vincere negli Usa Donald Trump, i contrasti con l’ Iran, nemico giurato dell’ ex presidente, si moltiplicherebbero. All’ interno di questo inquietante e complicato scenario, l’Italia ha il dovere di assumere necessariamente l’ obiettivo di portare al due percento del prodotto interno lordo le spese per la difesa. E’ un obiettivo da perseguire, dopo averlo sapientemente spiegato al Paese, perché i costi di una mancata difesa, soprattutto se gli Usa dovessero limitare la copertura nel Mediterraneo, sarebbero addirittura più alti. E’ ovvio che questo presuppone e implica molta oculatezza nella scelta dei comportamenti da tenere in ambito UE. Ricordiamoci, che in Libano abbiamo un contingente italiano, in forza all’ Unifil di 1300 militari, proprio sul confine tra il Libano e Israele, vale a dire in caso di conflitto, schiacciato tra due fuochi , se non cambiano le tegole d’ ingaggio. Quindi occorre che le forze politiche maneggino l’ argomento con molta oculatezza e parlando chiaro agli italiani, nella nostra lingua e non con un politichese, nemmeno tanto raffinato, perché la propaganda è l’ opposto dell’ interesse nazionale.

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