Ilaria Salis a rende noto su Facebook del contenuto dell’intervista rilasciata al media francese Blast France. In essa affermava: ‘Non estradare nessun antifascista in Ungheria. Trattasi di un Paese’ pericoloso, guidata dal sovranista Orban, che ha osato metterla in carcere con l’accusa di aver preso parte a manifestazioni violente e aggressioni contro esponenti di estrema destra a Budapest’.
Salis rivolge una preghiera ai francesi, con ovvio riferimento al suo complice di scorribande Gino Abazaj in arte Rexino, accusato per i suoi stessi reati, latitante in Francia ed arrestato nei giorni scorsi. Antagonista, molto attivo tra i centri sociali milanesi, oggetto di un mandato di cattura europeo, è finito in manette a Parigi. Ma il governo francese non ha ancora deciso sulla concessione dell’estradizione. Nell’attesa che Parigi decida se rispedirlo o meno a Budapest dove lo aspetterebbe il processo, la Salis si appella a una sorta di immunità antifascista.
La Salis chiede alla Francia per il compagno Gino una mobilitazione ampia come quella che è stata fatta per lei in modo da bloccare l’estradizione. Raccolte di firme, moti di solidarietà, tutti gli strumenti del caso per convincere i giudici che Gino non dev’essere mandato in Ungheria.
Motivo? “Sarebbe grave se la Francia collaborasse consegnando un antifascista e quindi un oppositore politico, quindi sottoposto a un processo con sentenza già scritta’’, dice la Salis.
Come è noto l’Ungheria ha fatto domanda per chiedere la revoca dell’immunità parlamentare, perché possa essere giudicata dove è accusata di aver commesso il reato. In caso di estradizione in Ungheria dell’alleato di scorribande il suo privilegio parlamentare potrebbe correre qualche rischio.
Ilaria Salis teme il voto europeo per la revoca dell’immunità parlamentare
A votare sarà il Parlamento europeo e l’esito non è affatto scontato. La Francia potrebbe stabilire che le accuse contro Arzaj sono prove di un comportamento criminale. E sarà più difficile per la commissione Giustizia europea respingere la richiesta ungherese di togliere alla Salis l’immunità parlamentare. A contrario se la Francia rifiutasse l’estradizione dell’anarchico Gini, la maestra antifascista avrebbe un’arma in più in Parlamento per sperare nel mantenimento del privilegio che la tiene lontana dalla prigione e dal processo a Budapest.