La ‘donna’ Imane Khelif e il post di Salvini sulle Olimpiadi: minacce e insulti al ministro dopo le sue critiche. Su X, il ministro ha evidenziato alcuni dei commenti più violenti ricevuti

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Non si spegne l’eco delle polemiche dopo il post di Matteo Salvini contro Imane Khelif, pugile dell’Algeria, che ha affrontato il 1° agosto l’azzurra Angela Carini alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il leader della Lega aveva contestato la scelta di far partecipare l’atleta al tabellone che comprende le boxeur donne e ora rincara la dose, postando gli insulti e le minacce che gli sono pervenute dopo il suo intervento.

Per essere chiari, come sottolinea il governo algerino, Imane Khelif è una donna,e l’Algeria difende la sua pugile. A rischio i rapporti diplomatici con l’Italia. Chiarendo questo ineludibile punto ripercorro la vicenda ospitata dai mass media e da chi, comunque, voleva dire la sua senza entrare nel merito dei commenti.

Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture si è lamentato di aver ricevuto insulti e minacce pur avendo espresso un’opinione comune a molti italiani. Salvini parla di scelta folle – quella di far partecipare la ‘donna trans’ allo stesso tabellone delle donne – “figlia dell’ipocrisia del politicamente corretto“.

In precedenza aveva parlato di “uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi”, attaccando l’ideologia “woke“.

Nel primo messaggio, quello che ha sollevato la polemica, Salvini evidenziava come Khelif fosse stata bandita dai Mondiali di boxe ma accettata dalle Olimpiadi. Una contraddizione secondo lui, che aveva citato anche le parole di un’atleta messicana spaventata dalla violenza dei suoi colpi.

In verità, per essere precisi, Imane Khelif non è una donna trans, ma una persona intersex, che ha sempre vissuto da donna. Ma cosa vuol dire essere intersex? E Le polemiche sulla partecipazione di Imane Khelif alle Olimpiadi fra le donne sono sensate?

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, «intersex è un termine ombrello che include tutte le variazioni innate (ovvero presenti fin dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso, caratteristiche che non rientrano nelle tipiche nozioni dei corpi considerati femminili o maschili. Queste variazioni possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo».

 Sull’intersessualità è in corso un dibattito terminologico ancora molto acceso, che vede il coinvolgimento diretto di utenti, medici, ricercatori e attivisti. «Inizialmente le persone intersex erano anche chiamate “ermafroditi”, termine che ad oggi è ritenuto fuorviante, stigmatizzante e scientificamente scorretto» si legge sul sito dell’Iss.

In ambito medico, per anni è stata utilizzata l’espressione “disordini dello sviluppo del sesso” (“Disorders of Sex Development”, DSD), ma questa terminologia è stata fortemente criticata da parte dei movimenti intersex e da una parte della comunità scientifica perché «sottintende che la condizione intersex sia una condizione patologica e/o disturbante da “riordinare” attraverso l’intervento medico».

L’Iss conclude: «Nell’ottica dell’utilizzo di un linguaggio inclusivo ma anche capace di raggiungere il più ampio numero di professionisti che lavorano in ambito sociosanitario e, più in generale, di cittadini si è scelto di utilizzare l’espressione “variazioni delle caratteristiche del sesso” (VSC) a cui si è affiancata quella di “differenze dello sviluppo del sesso” (DSD)».

L’Istituto Superiore della Sanità spiega: «Le VSC/DSD possono essere determinate da fattori genetici che, almeno in alcuni casi, possono portare ad una esposizione a livelli non usuali di ormoni sessuali o ad una risposta non usuale agli ormoni sessuali da parte del corpo prima della nascita (prenatale) o subito dopo la nascita (peri-natale)».

«Anche se parliamo di VSC/DSD per indicare una condizione presente fin dalla nascita, non è detto che questa sia riconoscibile fin da subito. In alcuni casi, i tratti intersex sono visibili alla nascita, come in presenza di genitali non riconosciuti come tipicamente femminili o maschili (genitali atipici), mentre in altri casi diventano evidenti solo al momento della pubertà. Ci sono, poi, condizioni che non sono visibili esternamente e spesso non vengono riconosciute nel corso della vita della persona».

Per quanto riguarda Imane Khelif, il presidente di Gaynet e coordinatore di Outsport, Rosario Coco, ha dichiarato: «Dalle informazioni che abbiamo su di lei, si tratta di una persona intersex, che si è sempre socializzata come donna e ha una storia sportiva nelle competizioni femminili».

«Non è chiaro – ha aggiunto – se Khelif e Lin Yu ting, altra atleta intersex nella stessa situazione, abbiano dovuto effettuare cromosomici o ormonali. In ogni caso si tratterebbe di un caso di Variazione delle Caratteristiche del Sesso, definizione ombrello all’interno della quale rientra anche l’intersessualità. Quello che sappiamo con certezza è che siamo di fronte a due atlete con una carriera nello sport femminile alle spalle».

«Nel caso di Khelif, per altro, va ricordato che l’Algeria proibisce anche il cambio del genere sui documenti -ha spiegato Coco – Il caso è molto simile a quello di Caster Semenya, che dopo essere stata esclusa dalla World Athletics ha vinto la causa presso la CEDU nel 2023 dopo anni, ma non ha avuto il diritto a competere, vedendo quindi la sua carriera completamente compromessa. Chi sta commentando la notizia in queste ore non conosce in molti casi le regole dello sport e si improvvisa censore delle categorie di genere senza conoscere le linee guida del Comitato Olimpico internazionale sull’identità di genere e le variazioni delle caratteristiche del sesso del 2021, che ammettono criteri di eleggibilità per atlete trans e intersex, (come nel caso di Khelif), solo a fronte di comprovate evidenze scientifiche».

Aldilà di tutto, e aldilà di corrette definizioni, a  far eco alle opinioni di Matteo Salvini è stato anche il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Sport. Questi ha parlato di un “confronto impari che non dovrebbe essere permesso, un cattivo esempio che va contro il codice morale dello sport”.

Non si tratta della prima polemica di questo genere che investe le Olimpiadi in corso di svolgimento a Parigi. Alcuni esponenti della destra italiana – ma anche di quella francese – si erano infatti lamentati della cerimonia di inaugurazione dei Giochi, all’interno della quale si era vista quella che era stata interpretata come una rappresentazione blasfema dell’Ultima Cena.

Parigi 2024 segna un punto di non ritorno per le Olimpiadi, un duro colpo alla grandeur francese, che rischia di far perdere appeal e fascino alla manifestazione sportiva più attesa, quella per la quale gli atleti di discipline spesso considerate “minori” lavorano sodo per quattro anni. Comunque vada  l’edizione parigina sarà un insuccesso.

L’ultimo episodio del match pugilistico di Angela Carini, costretta ad abbandonare il ring dopo soli 36 secondi per il pugno ricevuto dall’atleta  algerino, è solo l’acme di sei giorni da incubo e non si sa ancora cosa succederà da qui all’11 agosto, giorno di chiusura della kermesse.

Un vero disastro l’apertura con la blasfemia cristiana e i Capi di Stato lasciati sotto la pioggia; un disastro  il villaggio olimpico senza aria condizionata e con i letti di cartone, in cui si mangia male e si dorme poco; una miseria la Senna sporca e non balneabile con gli atleti del triathlon travolti dal vomito. E poi il politicamente corretto dell’inclusione di atleti ‘intersex’, ma  di fatto maschi, nella boxe.

La Francia di Macron e il Cio hanno fatto un lavoro che sarà difficile eguagliare per  negatività e  inopportunità. Macron ha usato questa tregua olimpica come relax dopo i disastri elettorali e dal 12 agosto dovrà fare i conti con l’esigenza di dare vita a un’alleanza politica quasi impossibile, tra estremisti e liberali. L’insuccesso delle Olimpiadi mette il nome Macron e la sua firma su una catastrofe sportiva senza precedenti.

Un discorso a parte merita il Cio, per il quale tutto diventa business,  anche  ignorando i principi valoriali per cui è nato, anche esponendolo con ipocrisia alla cultura woke.  

Elon Musk, ad esempio,  è contro la cultura woke che, a suo dire, avrebbe ucciso sua figlia transgender. Il plurimiliardario fondatore di Tesla  sostiene di essere stato ingannato nell’autorizzare l’intervento chirurgico con cui al figlio Xavier Wilson è stato riassegnato il sesso. La ventenne, che ora si chiama Vivian Jenna Wilson, in realtà è viva: ma il padre insiste nel dichiarare che “Xavier è morto, ucciso dal woke mind virus”.

“Sono stato indotto a firmare documenti per uno dei mie figli più grandi, Xavier. Questo prima di capire cosa sarebbe accaduto. C’era il Covid e c’era molta confusione e mi è stato detto che se non avessi firmato Xavier avrebbe potuto suicidarsi” ha dichiarato Musk.

Il patron del social ‘X’ ha promesso da tempo di voler distruggere quell’ideologia “incredibilmente malvagia”, considerata al pari di una malattia e chiamata da lui “woke mind virus“, che l’avrebbe convinto con l’inganno ad autorizzare l’operazione del figlio.

Vivian Jenna è una dei sei figli che Musk ha avuto dall’ex moglie Justine Wilson. Nel 2022, Xavier ha presentato una richiesta a un tribunale della California per cambiare il nome e il sesso, chiedendo anche di assumere il cognome della madre per cancellare qualsiasi legame con il padre.

Il plurimiliardario afferma che i farmaci bloccanti della pubertà assunti per la disforia di genere avrebbero “ucciso” il figlio.

“Essenzialmente ho perso mio figlio. Lo chiamano ‘deadnaming’ per un motivo, perché tuo figlio è morto. Mio figlio è morto ucciso dalla cultura woke”, ha dichiarato Musk.

L’intervista di Elon Musk è stata ripresa dal vicepremier Matteo Salvini, che l’ha rilanciata sul suo profilo ‘X’: “Una testimonianza molto forte da parte di Elon Musk – ha scritto il segretario leghista nel post – che racconta come è stato tratto in inganno finendo per perdere suo figlio Xavier – allora adolescente -, che oggi si chiama Vivian e non vuole più avere a che fare con suo padre. Da papà, confessioni strazianti che non augurerei a nessuno. Basta con le follie woke, giù le mani da ragazze e ragazzi”.

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