Inchiesta di Genova tra ‘Toti il millantatore’ e Spinelli, ‘il datore corruttore’. Sarà vera la versione fornita da Aldo Spinelli?

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Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, è agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio con l’accusa di corruzione. La Procura di Genova sostiene che Toti abbia accettato e ricevuto poco più di 74mila euro dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli, come finanziamenti al suo Comitato, in cambio di favori per il Gruppo Spinelli, operante nel settore della logistica portuale.

L’inchiesta sulla presunta corruzione che coinvolge il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si estende per novemila pagine e conta al momento 35 indagati.

Dopo aver esercitato il diritto di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip) nella sua residenza di Ameglia, in provincia di La Spezia, Toti è in attesa di essere convocato dai pubblici ministeri genovesi. Il presidente della Liguria intende chiarire la sua posizione e replicare alle accuse mosse dagli Spinelli.

Spinelli ha  confermato di aver versato delle somme a Toti e ad altri, sostenendo però di non averne avuto alcun beneficio per le sue aziende, anche perché Toti ‘millantava di poterlo aiutare ma poi non ha fatto niente’.

L’indagine parla da  diversi versamenti che Spinelli avrebbe fatto a Toti – che ha chiesto di essere sentito dopo essere rimasto in silenzio all’interrogatorio di garanzia – in cambio di favori riguardanti la sua azienda. Ci sarebbe stato, ad esempio, il rinnovo per trent’anni della concessione per gestire il Terminal Rinfuse del porto di Genova, o la privatizzazione della spiaggia di Punta dell’Olmo a Varazze.

‘Toti ha detto sui giornali che l’aveva risolta ma non è vero. Toti non aveva fatto niente, si è interessato, telefonava,  in quell’occasione non gli avevo promesso il finanziamento. Lui mi aveva chiesto di dargli una mano quando ci sarebbero state le elezioni. L’approvazione sarebbe poi avvenuta perché si è mosso il consorzio’.  Ci si riferisce al Terminal Rinfuse del porto di Genova

Anche per quanto riguarda la privatizzazione di Punta dell’Olmo, non ci sarebbero state tangenti. A marzo 2023 Toti avrebbe detto di aver ‘risolto il problema’ e di avere bisogno di una mano con le elezioni, ma la questione sarebbe rimasta irrisolta: ‘Io spendo due milioni e mezzo e non mi dai un pezzo di spiaggia? Toti non ha fatto niente. L’avrà detto per millantare’. La richiesta rivolta a Toti sarebbe stata comunque nell’ordine delle cose: ‘Mi sono rivolto al governatore”’, come ‘mi rivolgevo a Burlando’ [ex presidente di Regione, non indagato, ndr] quando avevo dei problemi’.

Il punto però è che gli inquirenti contestano tra le altre cose anche 40mila euro che sarebbero stati versati, pochi giorni dopo il risultato positivo sul Terminal Rinfuse, a un comitato elettorale di Toti da parte di varie aziende del gruppo di Spinelli. Su questi 40mila euro, l’imprenditore ha confermato: ‘Glieli abbiamo dati perché si era interessato, ma era tutto regolare’. E ancora: ‘Le cose elettorali le ho sempre date a lui. La mano gli ho detto che gliela avrei data in campagna elettorale’, così come aveva finanziato altri partiti in passato, anche ‘a Pannella e Bonino che non li conosco neanche. Mi hanno mandato una lettera chiedendomi aiuto e glieli ho dati’. Emma Bonino ha negato che +Europa abbia mai ricevuto fondi da Spinelli.

Spinelli ha confermato di aver tenuto cene di lusso a Montecarlo in cui c’era anche il presidente della Liguria: ‘A volte partecipava anche lui alle cene di Montecarlo. È venuto al Grill [ a mangiare, ultimamente con la moglie, si trovava per lavoro con Briatore e anche lì non ha pagato nessuno. Al Grill credo sia venuto questa volta qua e poi basta,  poi un’altra volta, eravamo stati invitati da un amico a Montecarlo e c’era anche Toti ma eravamo una trentina di persone.  All’Hotel De Paris è venuto solo a mangiare, poi è andato per conto suo con Briatore, ma non so se in un hotel che costava meno’.

Negli ultimi giorni, l’avvocato difensore di Giovanni Toti, Stefano Savi, si reca ogni mattina al nono piano del Palazzo di Giustizia di Genova, nel tentativo di fissare un interrogatorio per il suo assistito. ‘Prima di ogni altra cosa, attendiamo l’interrogatorio. Per ora niente riesame’, ha dichiarato Savi, come riporta l’Ansa. Tuttavia, non è stata ancora fissata una data per l’incontro con i pubblici ministeri, nonostante l’urgenza percepita.

L’accusa principale è quella di corruzione, con finanziamenti forniti dagli imprenditori ai funzionari pubblici per ottenere favori nell’area portuale di Genova. Tra i principali accusati ci sono Giovanni Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità Portuale Paolo Signorini. Secondo la Procura, un finanziamento di 74mila euro al Comitato ‘Cambiamo con Toti’ sarebbe in realtà una tangente mascherata per favorire la privatizzazione della spiaggia ‘Punta dell’Olmo’, il prolungamento della concessione del Terminal Rinfuse per altri 30 anni e l’assegnazione di spazi portuali strategici.

Nonostante i finanziamenti ricevuti da Toti risultino formalmente legittimi e tracciati, la tempistica di alcuni pagamenti, come i 40mila euro elargiti subito dopo il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, solleva sospetti. Rimane da chiarire se la corruzione sia effettivamente avvenuta o se si tratti di un tentativo fallito, considerando che alcuni progetti non sono ancora stati realizzati.

Tra le accuse più gravi c’è quella di voto di scambio, con un ipotetico sistema mafioso volto a ottenere voti in cambio di posti di lavoro. Il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, è coinvolto in queste accuse. Si ipotizza che i fratelli Testa mantengano rapporti con Venanzio Maurici, ex presidente dell’associazione Amici di Riesi, legato alla cosca Maurici e ai Cammarata. La Procura sottolinea che non è necessaria la presenza di una compagine mafiosa specifica, ma basta che l’obiettivo sia contribuire all’attività di un’associazione di matrice mafiosa. L’associazione Amici di Riesi continua ad essere attiva con numerosi iscritti e una pagina Facebook.

L’inchiesta tocca anche l’imprenditore del settore dei rifiuti Pietro Colucci, accusato di aver versato 195mila euro al comitato elettorale di Toti tramite una rete di società. Questo episodio, risalente al periodo 2016-2019, potrebbe configurarsi come finanziamento illecito ai partiti, dato che i soldi non sono stati dichiarati in bilancio.

Infine, c’è un capitolo dedicato al Covid, con indagini su possibili truffe riguardanti i numeri dei vaccini e le forniture di mascherine, anche se su queste questioni potrebbe intervenire la prescrizione.

Sulla tempistica dell’inchiesta di Genova, è intervenuto anche Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). Intervistato da Sky TG24, Santalucia ha sottolineato che ‘i tempi delle indagini e dei provvedimenti cautelari non possono essere dettati da quelli delle competizioni politiche’. Ha inoltre evidenziato che il giudice ha ricevuto un fascicolo molto voluminoso e si è preso il tempo necessario per valutare le misure cautelari.

Santalucia ha espresso sorpresa per la necessità percepita che la giustizia debba tener conto delle tempistiche elettorali, affermando che ‘sarebbe una forma di condizionamento della giustizia alla politica’. Ha aggiunto che nell’inchiesta di Genova, che ha travolto il governatore Toti, ‘c’è un complesso indiziario importante, poi valuteranno i giudici’. Santalucia ha inoltre sottolineato come la corruzione si basi su un patto di omertà tra corruttore e corrotto, rendendo difficili le indagini e l’importanza delle intercettazioni sul campo come strumento efficace.

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