Il filone sanitario, che riguarda i dati gonfiati sui contagi Covid della primavera 2021 per ottenere più vaccini e che riguardano Giovanni Toti e Matteo Cozzani, indagati per falso, ha un altro canale di indagine dalla quale emerge una maxi-frode sulla commercializzazione delle mascherine contro il coronavirus: questo filone coinvolge però altre persone, non Giovanni Toti.
Indagando sul voto di scambio tra la comunità riesina e quella calabrese e la lista di Toti, gli investigatori hanno anche scoperto una maxi frode da un milione e 200mila euro sulle forniture sanitarie durante il Covid, in particolare le mascherine, introvabili in piena pandemia e preziose come l’oro nella fase due per scuole e luoghi pubblici. È quanto emerge dalle carte depositate nell’ambito dell’inchiesta. In questo nuovo e inaspettato filone, il nome del presidente della Regione non compare.
Per quanto riguarda i dati gonfiati sul Covid la procura di Genova potrebbe archiviare, visto che gli ex componenti della struttura commissaria del governo hanno spiegato di aver inviato le dosi in base ai loro criteri e non facendo riferimento solo a quanto comunicato dalle Regioni.
Gli inquirenti stanno passando sotto la lente d’ingrandimento non solo la questione dei vaccini, ma anche sul “potenziale scambio di favori tra i titolari di alcuni laboratori privati e Toti”. Gli istituti sono stati finanziatori della fondazione e dei comitati elettorali del politico e talvolta “hanno ottenuto convenzioni o ampliato la loro presenza dalla Spezia a Ventimiglia” Ma anche in questo caso sono per ora ipotesi: nei fascicoli degli inquirenti si parla genericamente di finanziamento illecito, senza nomi precisi iscritti nel registro degli indagati. Sotto esame anche laboratori di analisi convenzionati.
Davanti al gip di Genova anche l’ottantaquattrenne Aldo Spinelli, tra i signori del porto di Genova, attualmente ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Secondo i magistrati sarebbe lui ad aver cucito rapporti sempre più stretti con la politica ligure, foraggiata per ottenere favoritismi e spazi sempre più ampi alla conquista dello scalo di Genova, lui che avrebbe pilotato le azioni di rappresentanti del potere pubblico per raggiungere i suoi scopi. Lungo interrogatorio anche per il figlio Roberto Spinelli, che ha anche lui risposto alle domande del giudice. L’avvocato Andrea Vernazza, che assiste Aldo Spinelli, ha confermato che il suo cliente “ha risposto a tutte le domande” del gip “e si è sfogato”, ma ha precisato di non voler dire altro perché “le indagini sono ancora in corso”. Sempre riguardo a Spinelli, emerge come le pratiche “da fare passare in maniera rapida” non riguardassero solo il porto di Genova ma anche la gestione dei rifiuti. L’inchiesta include alcuni scambi con l’imprenditore Marco Capra, manager che si occupa proprio di gestione dei rifiuti, che – scrivono gli investigatori in una informativa – “stava per concludere con la Terminal Rinfuse Genova un contratto di esclusiva per l’esportazione di rifiuti di provenienza industriale”. In un pranzo con Spinelli, Capra avrebbe esposto alcune problematiche legate all’iter burocratico necessario per le esportazioni, precisando tra l’altro, di ottenere alcune autorizzazioni da parte della Regione Liguria. Lamentava poi che queste procedure avrebbero comportato un “prolungamento delle tempistiche”. E Spinelli a quel punto affermava: “Se manca solo la Regione, la sbrighiamo subito…” perché, se si tratta di Regione, “problemi non ne abbiamo…”.
E ancora, in un’intercettazione del 2022 tra Spinelli e l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini, l’imprenditore dice al suo interlocutore che avrebbe saldato il conto del matrimonio della figlia e fa il paragone con i regali che Karima El Marough – detta Ruby – riceveva ai tempi delle serate ad Arcore, nella residenza di Silvio Berlusconi. Signorini spiega a Spinelli di “avere un ‘buco’ da tremila e ottocento euro e io questi soldi non li ho piu!”. “Non c’è problema Paolo, è un regalo che faccio a tua figlia…che discorso è?? …è e mica un problema quello eh!..”, assicura Spinelli. E Signorini: “adesso ti faccio una domanda (…)..ma se ti dicessero ‘lo faresti a Toti?’. L’imprenditore replica: “e beh ma se fa…se si sposa sicuro che glielo faccio! ..si sposa tua figlia le faccio il regalo micaaa”. L’ex numero uno dell’autorità portuale: “ti ricordi Ruby…col Rolex..” Ancora Spinelli :”Ma noo ma va bè ma belin…grazie un Rolex da cinquantamila euro no, ma un regalo da tremila duecento euro lo può fare chiunque”. Tra le varie utilità che, secondo l’accusa, Signorini ha ricevuto da Spinelli in cambio di pratiche pilotate e favori per i suoi affari attorno al porto, c’è anche il pagamento di una parte della festa di matrimonio di sua figlia.
Tocca ora alla magistratura cucire quanto emerso dagli interrogatori riguardo le accuse di corruzione sul porto e i rapporti per adattare ad esigenze private le principali questioni legate allo ‘spartimento’ privato dello scalo, gli aiuti per il tombamento di calata Concenter, lo spostamento dei depositi chimici da Multedo al porto di Sampierdarena. Intanto dovrebbe essere chiesto di fissare l’interrogatorio davanti al pm, dopo che Toti nei giorni scorsi si era avvalso della facoltà di non rispondere. Potrebbe essere sentito già entro la fine della settimana. Riguardo alle possibili dimissioni di Toti afferma il suo legale che ‘ci sta pensando, ma non sono decisioni che può prendere da solo’.