“Remember: you aren’t a court of law” il monito di Sophia Jones che invita i giornalisti a non porsi in un atteggiamento sentenzioso nei loro testi. Che sia un monito estensibile a tutti?
Sophia Jones è una ricercatrice ed una giornalista investigativa che ha collaborato con The New York Times, Rolling Stones, Politico, Reuters e molti altri, conducendo reportage attraverso i tunnel dell’ISIS in Iraq, nelle miniere d’oro in Ghana, nei campi profughi in Grecia e oltre. Speaker al Festival Internazionale del giornalismo in corso questo fine settimana a Perugia, ha tenuto una lezione in inglese, condividendo con i presenti alcuni trucchi del suo lavoro, “find people who don’t want to be found”, cioè riuscire ad identificare i responsabili di violazioni di diritti umani e di crimini.La giornalista ha reso noto un kit di strumenti utili alla ricerca di contenuti sospetti online tra i quali figurano i siti “Who posted what” che consente di cercare le pubblicazioni sui social media attraverso parole chiavi o date e “Namecheckr” che permette di verificare la disponibilità di un determinato nome utente su una vasta gamma di siti web di social media, ma anche di nomi di dominio: questa doppia funzionalità lo rende un punto di partenza per stabilire una presenza online. Il tema investigativo si pone in evidente assonanza con i focus del Festival di quest’anno: le guerre in Ucraina, a Gaza, l’intelligenza artificiale tra le sue potenzialità e le sfide più insidiose che prospetta.Gli incontri del IJF sono gratuiti e aperti a tutti, con la possibilità di seguire la diretta streaming sul sito ufficiale della manifestazione.
Dal Nostro Inviato Piera Toppi
