Da Teheran l’ayatollah Ali Khamenei, sul caso dell’arresto di Durov, ha espresso parole di elogio alla Francia per la “severità” utilizzata nei confronti di coloro che “violano la governance” di Internet. Nel Paese islamico, infatti, utilizzato nonostante sia ufficialmente vietato utilizzare il sistema, dopo anni di proteste che sfidano la teocrazia sciita della nazione, Telegram è molto diffuso. Dagli Emirati Arabi Uniti, dove Telegram ha la sua sede legale, e Paese del quale Durov ha anche nazionalità, Il ministero degli Esteri ha fatto sapere di seguire da vicino il caso e di aver chiesto al governo francese di fornire a Durov “tutti i servizi consolari necessari in modo urgente”. Sulla vicenda è intervenuto, anche, l’inquilino dell’Eliseo che subito dopo l’arresto ha fatto sapere che non si è trattato di una mossa politica ma parte di un’indagine indipendente. Intanto, Telegram attraverso un suo post ha fatto sapere che la piattaforma “rispetta le leggi dell’Ue e che la sua moderazione è conforme agli standard del settore e in costante miglioramento. È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti a livello globale utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Siamo in attesa di una pronta risoluzione di questa situazione. Telegram è con tutti voi”.