L’attacco criminale alla Brigata Sassari e agli altri contingenti internazionali dell’Unifil chiarisce bene una tappa del percorso di Netanyahu verso la distruzione dei popoli dell’area che hanno avuto la disgrazia di vivere nella prossimità di Israele.
Due attacchi in due giorni da parte di Israele alle basi Unifil. La situazione in Libano si fa molto tesa. “Non si parla di ritiro delle truppe italiane – afferma il ministro Crosetto- parliamo sempre di missione Unifil. Qualunque decisione, comunque, viene presa dalle Nazioni Unite: penso che la prossima settimana si troveranno per parlare di questo”. Dichiara di essere “molto arrabiato a fronte di colpi arrivati a una base di cui non capiamo la giustificazione militare. Abbiamo chiesto spiegazioni ufficiali, con durezza”. Crosetto torna a parlare dopo il secondo attacco israeliano alle basi Unifil avvenuto nella mattinata di venerdì nel sud del Libano. Dove sarebbero due i peacekeeper feriti (di cui uno grave). Il titolare della Difesa ha stigmatizzato senza mezzi termini l’azione delle forze di Tel Aviv, senza lesinare una provocazione ai colleghi israeliani: “Cosa succederà la prossima volta, dobbiamo rispondere? Una domanda provocatoria per la gravità dell’atto avvenuto”.
Sono apprezzabili le parole del ministro Crosetto nel momento in cui definisce l’attacco un crimine di guerra e garantisce che l’Unifil non accetterà ricatti e minacce e continuerà ad adempiere il suo mandato, così come afferma che l’Italia non prende ordini da Israele.
E’ necessario rivedere la posizione del costante sostegno accordato, nei fatti, dal governo Meloni ai crimini israeliani, che ovviamente diventa ancora più paradossale nel momento in cui le armi fornite dall’Occidente e anche in misura notevole dal complesso militare-industriale italiano si rivolgono contro i militari italiani. L’impressione è che la presa di posizione di Crosetto sia destinata a non produrre conseguenze di rilievo, dato il silenzio di altre autorità dello Stato italiano come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non colgono con tutta la severità possibile la gravità dell’affronto recato all’Italia e dei pericoli per la pace mondiale.
E’ necessario prendere atto della vergognosa impunità accordata da oltre cinquant’anni ai governi israeliani, che si sono costantemente fatti beffe del diritto internazionale e delle Nazioni Unite e oggi le attaccano brutalmente, dichiarando persona non grata il Segretario generale Guterres e bombardando le sue Forze di pace, comprese le Forze armate italiane.
Alla luce di quanto detto e descritto, in virtù di comportamenti criminali protratti e ripetuti nel tempo, sono maturate le condizioni per l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite. A norma dell’art. 6 della Carta, “un Membro delle Nazioni Unite che abbia persistentemente violato i principi enunciati nel presente Statuto può essere espulso dall’Organizzazione da parte dell’Assemblea generale su proposta del Consiglio di Sicurezza”.
È purtroppo chiaro che gli Stati occidentali presenti nel Consiglio di sicurezza, a partire dagli Stati Uniti, complici delle imprese criminali di Netanyahu, interporranno il loro deleterio veto a una proposta del genere, impedendo ancora una volta il corretto funzionamento dell’organizzazione internazionale e l’applicazione del diritto internazionale. Ma sarebbe ugualmente importante che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite votasse una risoluzione in questo senso, dando libera e significativa espressione all’esecrazione nei confronti di Israele che proviene ormai dalla grande maggioranza degli Stati oltre che dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica internazionale.
A una tale dichiarazione di principio dovrebbe conseguire l’adozione di sanzioni ai sensi dell’art. 41 e, qualora queste ultime risultassero insufficienti, potrebbe avviare un’azione militare multilaterale ai sensi del successivo art. 42, realizzando così a pieno il percorso procedurale contemplato dal Capo VII della Carta per porre fine a minacce e violazioni della pace e della sicurezza internazionale.