ISS: pubblicato il primo elenco ufficiale delle strutture che praticano ivg

Date:

A fronte della silenziosa ma costante guerra alla legge 194, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il primo elenco ufficiale delle strutture (tra ospedali, ambulatori e consultori) che hanno effettuato almeno un’ interruzione volontaria di gravidanza (ivg) durante il 2023. Ogni donna, adesso, può consultare il sito dell’ISS, selezionare la regione d’interesse e verificare quale struttura sia più adatta alle proprie esigenze, almeno in base alle ultime prestazioni sanitarie effettuate e registrate dal Ministero.

Perché se è vero che le associazioni pro scelta avevano già creato delle mappe comprensive di dati importanti per caratterizzare la situazione ivg in diversi ospedali italiani, è anche vero che soltanto il Ministero della Salute detiene tutte le informazioni necessarie a creare un quadro chiaro, spesso rese pubbliche solo anni dopo l’anno di riferimento: persino i dati forniti all’ISS per la stesura dell’elenco possono essere definiti “in anteprima”. L’ultimo report ufficiale del Ministero sulle ivg in Italia riguarda, infatti, il 2022, anno di entrata in vigore di un governo che non ha mai preso posizioni chiarissime sulla 194; ricevere informazioni con questo ritardo non garantisce alcun tipo di trasparenza sull’argomento.

Trasparenza invece necessaria a qualunque donna voglia esercitare il diritto di scegliere sul proprio corpo e la propria vita, senza giudizio e nel modo più sicuro possibile. Per quanto l’elenco dell’ISS rappresenti un importante passo avanti nell’assicurare una prestazione dignitosa e di qualità per tutte le donne, vale però la pena ampliare la conoscenza pubblica del problema con altri numeri fondamentali: per primo, il numero di obiettori per struttura. La percentuale di obiettori di coscienza in Italia è altissima: basti pensare che nel 2022, le strutture con il 100% di personale medico ginecologico obiettore erano 31; in 50 superavano il 90% di obiettori.

Dati, questi, che non provengono dai report del Ministero, ma da indagini indipendenti (come quella del libro “Mai dati, Dati aperti” di Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina e di Sonia Montegiove, giornalista). Ecco la necessità di un portale ufficiale, chiaro e trasparente; i numeri di obiettori per struttura, tempi del Ministero permettendo, dovrebbero essere inseriti a breve sul sito dell’ISS. Eppure, basandosi l’elenco su dati risalenti a due anni fa, diventa complicato assicurarsi che quelle informazione siano ancora veritiere; ancora più complicato è credere che nel 2025, a quasi 50 anni dalla promulgazione della legge, l’aborto sicuro sia ancora da rivendicare.  

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Condividi post:

Sottoscrivi

Popolare

Articoli Correlati
Articoli Correlati

ISS: allerta sismica dallo spazio

Secondo uno studio dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e...

Safe access zones: a 150 metri dalle cliniche

Inghilterra e Galles hanno introdotto il divieto, per le...

Melania Trump rompe definitivamente con i repubblicani per le divergenze sull’aborto

Le parole scritte sull’aborto nel suo libro di memorie...

Aborto: sempre meno “medici sicari”

Ad un passo dal prossimo Giubileo, le dichiarazioni di...