‘Ne quid nimis’, nulla di eccessivo per John Elkann, che dovrà ricostruire i rapporti con il Parlamento e il governo italiano, anche se, a quanto pare, non si crede che abbia la benchè minima intenzione. Elkann ha avuto un colloquio con il ministro delle Imprese Adolfo Urso il 3 dicembre. Urso, sostiene che sono emerse le condizioni per essere fiduciosi di poter condividere un piano Italia che vede il nostro Paese al centro dello sviluppo dell’auto europea. Urso aggiunge che «adesso anche Stellantis condivide la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione». Tra gli esponenti di maggioranza che, invece, non usano un approccio conciliante c’è Matteo Salvini. Il ministro delle Infrastrutture esorta Elkann a «venire in Parlamento con un assegno, non a parole. Con un assegno che ricordi quanti miliardi di euro di denaro pubblico, negli anni, questa azienda ha incassato. Ci sono ancora prestiti garantiti dallo Stato per miliardi di euro, a fronte di chiusure, licenziamenti e cassa integrazione».
Ma Elkann fa una profonda retromarcia e fa sapere, ancora una volta che, per il momento, in Parlamento non ci andrà. Il presidente della commissione Attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, scrive una lettera al presidente del gruppo automobilistico. «Le chiedo ancora una volta di partecipare ad un’audizione congiunta dinnanzi alle Commissioni parlamentari di Camera e Senato per discutere in Parlamento del piano industriale del gruppo Stellantis, della continuità produttiva e del mantenimento dei posti di lavoro nel nostro Paese». Gusmaroli rivendica il suo ruolo di interprete della «volontà di tutte le forze politiche di conoscere la visione strategica del socio di riferimento di Stellantis». Alla lettera, Elkann avrebbe risposto subito con una telefonata a Gusmeroli. È lo stesso deputato ad annunciarlo: «A fronte della mia rinnovata richiesta di audizione, ha ringraziato per l’attenzione che il Parlamento continua a riservare al settore automotive e a Stellantis, ma in questa fase ha tuttavia asserito di attendere la chiusura del tavolo di interlocuzione con il ministero delle Imprese e del made in Italy».
Ora, tutte le forze politiche chiedono l’intervento di John Elkann in Parlamento per fornire spiegazioni sulla crisi in corso e presentare “un piano industriale serio” per il futuro di Stellantis. La Lega, inoltre, punta l’attenzione sulla generosa liquidazione destinata al manager, considerato il più pagato al mondo nel settore automotive, con uno stipendio annuo di circa 40 milioni di euro.
“Vogliamo sapere quanto incasserà Tavares come ‘premio’ dopo la sua disastrosa gestione”, ha dichiarato il partito di Salvini. Nelle ultime ore, si è diffusa l’indiscrezione di una buonuscita di 100 milioni di euro, una cifra trapelata già nei mesi scorsi insieme all’ipotesi di dimissioni anticipate, su cui Stellantis non ha ancora fornito smentite ufficiali.
Il rapporto con Elkann sarà sempre sbilanciato a suo favore, visto che vuole, e vorrà sempre, dettare tempi e metodi per qualsivoglia tipo di accordi politici, finanziari ed economici.
Con le dimissioni di Carlos Tavares ora si apre l’interrogativo su chi sarà il suo successore. La scelta non sarà semplice, anche se la recente nomina di Edouard Peugeot, figlio di Robert Peugeot, attuale presidente di Peugeot Invest, ha alimentato le speculazioni su possibili cambiamenti interni al gruppo. Edouard potrebbe essere il candidato ideale per prendere le redini della leadership, ma non è l’unico su cui si concentrano le voci.
A 40 anni, Edouard Peugeot vanta una carriera costruita prevalentemente a Londra, dove ha lavorato presso la banca d’affari JP Morgan, per poi assumere la responsabilità del fondo di private equity TowerBrook. Questo fondo è noto per affrontare con successo situazioni complesse e spesso critiche. Manager altamente apprezzato sia per l’esperienza professionale che per le sue doti personali, Peugeot è considerato in grado di guidare efficacemente la strategia di crescita e le performance del costruttore franco-italiano. Dal 2020, infatti, è membro del consiglio di amministrazione e del comitato per gli investimenti e le partecipazioni della holding.
Un altro nome al centro delle discussioni è quello di Luca de Meo, l’italiano alla guida del Renault Group, diretto concorrente di Peugeot, e attuale presidente dell’Acea, l’associazione che rappresenta i costruttori automobilistici europei. Le sue scelte hanno sempre avuto un impatto significativo sul settore, e la sua visione è fortemente orientata al futuro dell’industria automobilistica europea, soprattutto in questa fase cruciale di transizione energetica. De Meo ritiene che le sfide tecnologiche e geopolitiche possano essere affrontate solo attraverso sforzi congiunti e partnership strategiche tra pubblico e privato, l’unica strada per garantire un rinnovamento sostenibile del comparto.
Nella lista del “toto-nomine” figura anche Olivier Francois, amministratore delegato di Fiat e responsabile del marketing globale di Stellantis, noto per la sua capacità di coniugare innovazione e comunicazione strategica.